Federico II ha riorganizzato il Regno di Sicilia, unendo diverse tradizioni culturali e legali in un unico dominio nel 1220. Esplora le sue politiche e l’impatto storico. VIDEO
Da Roma Federico II nel dicembre del 1220 raggiunse il suo regno di Sicilia e da allora si dedicò alla sua riorganizzazione. Era un regno con regioni e tradizioni molto diverse: il Regno di Sicilia, il Ducato di Puglia e il Principato di Capua.
L’Arrivo di Federico II a Roma e il Ritorno al Regno di Sicilia
Il Regno di Sicilia era composto da due grandi regioni. La Sicilia era stata sotto il dominio arabo per 300 anni e il resto del sud Italia costituiva l’altra grande regione, riunita nel Ducato di Puglia, penetrata dalle influenze latine, mentre la Terra d’Otranto, era dominata dalla tradizione e cultura greco-bizantina; si aggiungeva il Principato di Capua, che univa gli antichi principati longobardi e le signorie urbane di Napoli, Gaeta e Amalfi; e infine Abruzzi.
L’Unificazione Culturale e Politica del Regno
Nel Ducato di Puglia e Principato di Capua, si erano sviluppate autonomie potenti dei conti e baroni. Federico II intendeva unire questa varietà di tradizioni, per farne un dominio reale unitario. Poteva ispirarsi ai modelli sviluppati sotto il re normanno Ruggero a metà del XII secolo con una legislazione territoriale basata sul diritto romano per rafforzare il potere regale.
Le Innovazioni Amministrative e Legali di Federico II
Nel sud Italia greco-bizantino, per tutti quei secoli, il diritto imperiale romano era rimasto più o meno in vigore. Le relazioni di Federico II con l’imperatore bizantino, erano e si rafforzarono con un legame matrimoniale tra le due case. La figlia di Federico, Costanza, venne sposata nel 1241 all’imperatore bizantino Giovanni III Vatatze. Alla corte di Federico II si potevano incontrare eruditi arabi, ebrei e cristiani e greci.
L’impatto delle Politiche Religiose di Federico II
La tradizione normanna e il modello greco-bizantino hanno definito il modello di dominio di Federico II. Creò un diritto uniforme con una nuova amministrazione burocratica guidata da giustizieri. Nessuno dei potenti baroni o conti avrebbe più governato o giudicato per diritto proprio. Il diritto nobiliare fu proibito, fu introdotta una moneta unica, e una rigida legge fiscale.
Anche i vescovi nel suo regno, compresi 21 arcivescovi e 124 vescovi, dovevano sottostare al suo potere sovrano. Con le Costituzioni di Melfi nel 1231-32 coprì tutti gli ambiti della vita: il sistema giudiziario, l’amministrazione, la Chiesa, l’eresia, la sanità, il diritto ereditario, il matrimonio, l’adulterio, tutte le possibili altre questioni.
Federico II e la Cultura: Tra Tolleranza e Repressione
Chiunque poi si vedesse attaccato o accusato senza colpa poteva difendersi invocando il nome imperiale di Federico. Ma il suo dominio fu autoritario, non tollerava la diversità degli ordinamenti, né la diversità degli ordinamenti religiosi e pertanto perseguitò gli eretici e gli infedeli e si impegnò a sostenere il Papa in queste persecuzioni in ci si inseriscono gli inizi dell’Inquisizione che colpì vari movimenti che predicavano la povertà o addirittura proclamavano una visione del mondo manichea.
Federico II fu anche il primo imperatore a prevedere la tortura contro gli eretici nei suoi codici di legge e il procedimento penale non veniva avviato solo quando c’era un’accusa da parte di terzi, ma anche da parte dello stato veniva avviata l’indagine, in latino, l’Inquisitio. Federico II nel suo regno di Sicilia era tutt’altro che tollerante dal punto di vista religioso e promuoveva senza compromessi l’uniformità religioso-cultuale.
L’eresia, crimine di lesa maestà
L’eresia era considerata un crimine di lesa maestà. Si trattava di una reazione al fatto che il periodo intorno al 1200 e nella prima metà del XIII secolo i vecchi valori si stavano dissolvendo e ciò ha scatenato anche reazioni nel campo religioso. Si cercavano nuovi modi per la salvezza nel giudizio finale. La gioia terrena, l’ubriachezza del tenore di vita, l’avidità sfrenata di denaro, l’indulgenza con cui veniva sperperato, il gioco con la sensualità nell’abbigliamento e nella poesia cortese, la frivolezza nello scherzo e la malizia intellettuale nella polemica, definivano la realtà della vita. Le leggi e i regolamenti ecclesiastici, come il divieto di tornei e giochi cavallereschi, venivano ignorati.
I movimenti ereticali e Federico II
Da questa situazione sono emersi i movimenti di povertà come quello degli Umiliati, i Valdesi, le Beghine, ma anche i Francescani, i domenicani. In questo periodo fu sviluppato anche un nuovo modello per interpretare il corso complessivo della storia del mondo.
Gioacchino da Fiore, nacque nel 1135 in Calabria e visse per un certo periodo alla corte normanna a Palermo. Sosteneva che dopo le due ere di Dio Padre e Dio Figlio, una terza era, l’era dello Spirito Santo. Questo terzo periodo lo chiamò era della pace che non sarebbe sorta nell’aldilà, ma in questo mondo terreno e descrisse vari segni e simboli con cui si poteva riconoscere l’inizio di questa era della pace. Alla fine addirittura nominò una data precisa, l’anno 1260.
Secondo la convinzione di Gioacchino si dovevano aspettare presto i precursori dell’Anticristo o l’Anticristo stesso e si cercavano segni per identificare chi tra i contemporanei potesse essere identificato con essi. Presto l’attenzione di molti si rivolse all’imperatore Federico II che fu descritto in un famoso testo papale del 1239 come la bestia portatrice di rovina che, secondo la profezia apocalittica, sarebbe emersa dal mare.