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The Girl with the Needle: recensione del film di Magnus von Horn – Cannes 77

Ispirato ad una storia vera, il film di Magnus von Horn è un horror non dichiarato sul modo in cui si sceglie di reagire dinanzi ad un mondo sempre più spaventoso.

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È uno scioccante debutto nel concorso del Festival di Cannes 2024 quello del regista svedese Magnus von Horn, giunto con The Girl with the Needle al suo terzo lungometraggio dopo The Here After (2015) e Sweat (2020). Se con questi primi due film ha raccontato della violenza a cui si è indotti o di cui si è vittime inconsapevoli, con il nuovo lungometraggio il regista dà alla sua filmografia una svolta scioccante. Ma non tanto da un punto di vista tematico, che rimane grossomodo invariato, quanto piuttosto nello stile, nelle ambizioni e nella capacità di dialogo con il presente. Il suo nuovo film è infatti un vero e proprio incubo in bianco e nero che tra, dramma storico e horror espressionista, si dimostra terribilmente attuale.

The Girl with the Needle è infatti ispirato a fatti realmente accaduti relativi al caso di omicidio più controverso della storia danese. Un trauma nazionale che riecheggia nel tempo e che ancora oggi ci ricorda cosa significa chiudere un occhio sugli orrori che si perpetrano quotidianamente nel mondo. Nel raccontare degli indesiderati e di cosa è più giusto fare di loro, von Horn sceglie di fare di questo film “una favola per adulti“, di quelle in cui si possono incontrare principi codardi, mostri dal cuore d’oro e streghe malvagie. Un favola per raccontare il reale, dunque, come spesso questo genere ci ha dimostrato di saper fare.

La trama di The Girl with the Needle

Protagonista del film è Karoline (Vic Carmen Sonne), una giovane operaia che lotta per sopravvivere nella Copenaghen del primo dopoguerra. Quando si ritrova disoccupata, abbandonata e incinta, incontra Dagmar (Trine Dyrholm), una donna carismatica che gestisce un’agenzia di adozioni clandestina, aiutando le madri a trovare case adottive per i loro figli indesiderati. Non sapendo a chi altro rivolgersi, Karoline assume per lei il ruolo di balia. Tra le due donne si crea un forte legame, ma il mondo di Karoline va in frantumi quando si imbatte nella scioccante verità che si cela dietro il suo lavoro.

The Girl with the Needle Vic Carmen Sonne
Vic Carmen Sonne nel ruolo di Karoline in The Girl with the Needle. © Lukasz Bak

Orrori dal passato che gettano ombre sul presente

Oltre a principi, mostri e streghe, come tutte le favole, anche The Girl with the Needle ci presenta una protagonista vittima di un’esistenza disperata, segnata dalla povertà causata dalla guerra e da uno sfratto a cui non sa come rimediare. Ma questo è solo l’inizio delle sfortune per Karoline, che mentre il mondo sembra riaccendersi di speranze con la fine del conflitto, lei si trova invece a vivere una progressiva discesa verso l’inferno, macchiandosi di ingenuità e inconsapevole connivenza con il male. Un male che è diretta conseguenza degli sconvolgimenti verificatisi in quei primi anni del Novecento e che hanno gettato sul resto del secolo una lunga e oscura ombra.

Il percorso che la protagonista compie nel film è dunque quello di una donna che, maltrattata e abbandonata, si trova a confrontarsi con una società e un’umanità incapace di gestire le nevrosi emerse dopo gli anni di guerra. Per quanto la fine del conflitto sembri aprire ad un futuro migliore, gli orrori conosciuti – più o meno direttamente – non possono essere cancellati dalla memoria o dal corpo e orientarsi in questo contesto diventa quanto mai difficile. È da questo smarrimento che trae nutrimento la violenza, anche quella che viene perpetrata con fini apparentemente misericordiosi.

Karoline e i tanti sfortunati neonati che passano per le sue braccia sono dunque le vittime di una società non più in grado di prendersi cura di loro e che si domanda dunque cosa farne delle loro esistenze. La condizione narrata in The Girl with the Needle sembra essere troppo brutale per poter far parte della nostra contemporaneità, ma è sufficiente leggere le sempre più numerose e tristi notizie riguardanti le leggi contro l’aborto, i diritti che si pensa di possedere sul corpo delle donne e in generale sull’inadeguatezza degli aiuti nei confronti della genitorialità per rendersi conto che quanto narrato nel film è drammaticamente attuale.

The Girl with the Needle Trine Dyrholm
Trine Dyrholm è Dagmar in The Girl with the Needle. © Lukasz Bak

L’orrore dietro la bellezza in The Girl with the Needle

The Girl with the Needle, dati questi contenuti, si dimostra essere una visione terribilmente angosciante, talvolta insostenibile, che combatte la possibile indifferenza dello spettatore adoperando un realismo così crudo per cui è difficile se non impossibile sentirsene distanti. von Horn lavora infatti su ricostruzioni nelle scenografie e nei costumi rigorosissime, ottenendo una messa in scena di questo racconto e del suo contesto assolutamente convincente. Con il direttore della fotografia Michał Dymek, infine, concepisce immagini di straordinaria bellezza, fotografate con un bianco e nero lucidissimo che in più momenti ricorda quello del film Roma di Alfonso Cuaròn.

È con questa ricercatezza estetica che porta avanti il suo film, mantenendosi aderente al reale per poi sfociare – al momento opportuno – nel puro horror, con conseguente trasfigurazione dei luoghi e dei volti. Ci sono tuttavia momenti in cui si ha l’impressione che il regista ecceda fin troppo in questa raffigurazione estetizzata del dolore e dell’orrore, facendo sorgere una serie di dubbi morali a riguardo. Fortunatamente questi sentori si hanno prevalentemente nella prima parte del film, mentre nella seconda, quasi come se la devozione nei confronti del racconto aumentasse, si pone in primo piano il valore di ciò che si narra.

The Girl with the Needle trova dunque progressivamente un equilibrio tra il suo racconto e la sua messa in scena, diffondendo con la giusta forza i suoi moniti. Si può così giungere ad un finale carico di emozioni, di sgomento, ma nel quale inaspettatamente si fa strada un piccolo ma significativo bagliore di speranza. Perché se anche si possono chiudere gli occhi, ben più difficile è non ascoltare il pianto della disperazione. Prima o poi si viene allora chiamati a compiere delle scelte e dinanzi a chi pratica la dura legge della sopravvivenza, un sincero atto di protezione umana è ciò che basta per costruire la possibilità di un futuro diverso.

Sommario

The Girl in the Needle trascina i suoi spettatori all'interno di un racconto che sa raggiungere livelli di angoscia e orrore difficilmente sostenibili. Un vero e proprio incubo, ambientato nel passato ma con una storia il cui eco arriva sino ai nostri giorni, mettendo in guardia da una società che non si prende cura delle sue donne e dei suoi figli.
Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.

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