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Vampiri che passione al cinema! 10 film imperdibili dedicati ai principi della notte, gli immortali con il terrore di esserlo.
Succhiasangie e vampirismus: vampiri che passione
Se mai c’è stata al mondo una storia garantita e dimostrata è quella dei vampiri, scriveva Jean Jean-Jacques Rousseau.
Tutta la società umana è basata sullo sfruttamento e il vampirismo: e dunque, per ognuno di noi, il nostro vampiro sono gli altri.
La storia del mondo è popolata da vampiri della porta accanto. La morte incombente perennemente al lavoro per saziare la propria fame atavica: un mito romantico nell’accezione sturm und drang del termine, ma anche vagamente marxiano tornando alle parole di Rousseau
Il mito del vampiro attraversa tutte le culture e in ogni epoca. La figura del non morto che torna dalla tomba per nutrirsi del sangue dei vivi, per impossessarsi della loro forza vitale, si trova in molte mitologie antiche. Dai testi sacri dei Sumeri a quelli cinesi del V secolo prima di Cristo dove si parla di Kiang-si, un vampiro capace di dissanguare in pochi attimi il corpo di una persona.
La figura del succhia-sangue non poteva che diventare archetipo cinematografico ed abitare il grande schermo sin dai tempi muti di George Mèliés.
Vi proponiamo ora una carrellata arbitraria e discutibile di vampiri imperdibili in celluloide. Dieci titoli (rigorosamente in ordine cronologico) dedicati all’immortale con il terrore di esserlo.
10 film imperdibili sui vampiri
1) Nosferatu, il Vampiro (1922, Wilhelm Murnau)
Proiettato per la prima volta il 5 marzo 1922, è considerato il capolavoro del regista tedesco e uno dei capisaldi del cinema horror e espressionista. Nosferatu è ispirato liberamente al romanzo Dracula (1897) di Bram Stoker.
Murnau dovette modificare il titolo, i nomi dei personaggi (Dracula diventa Orlok, interpretato da Max Schreck) ed i luoghi (dalla Transilvania ai Carpazi) per problemi legati ai diritti legali dell’opera. Nosferatu in romeno significa “non morto”. Il vampiro di Murnau è l’emblema dell’Espressionismo più puro.
Luci e ombre che creano squadrature e angoscia anche nelle desolate montagne dei Carparzi o nelle larghe vie di Brema, assumendo significati stranianti.
2) Dracula (1931, Tod Browning)
Dracula è il film che in barba alla limitazione del silent movie ha attraversato gli oceani del tempo come il suo protagonista, quel Bela Lugosi cantato negli anni ’80 dai Bauhaus. La fotografia algida di Kark Freud e le scenografie gotiche ed espressioniste consegnano il film di uno dei maestri della cinematografia mondiale, Tod Browning, alla dimensione dei capolavori senza tempo.
Non si può non accennare al fatto che appena un anno dopo, nel 1932, vedrà la luce un altro capolavoro assoluto nella storia del cinema, Vampyr, di Carl Dreyer,
Un altro figlio dell’espressionismo tedesco in cui la fotografia permeata da grigi e bianchi (nata per un errore del direttore Rudolph Maté) trasporta lo spettatore nella dimensione dell’inquietudine.
3) La maschera del demonio (1960, Mario Bava)
Tra la fine degli anni ’50 e gli anni ’60 trionfano le produzioni horror della Hammer film e diventano iconici i volti di Peter Cushing e Christopher Lee, uno dei Dracula per eccellenza della storia del cinema. Ma anche in italia si producono piccoli gioielli, come L’Ultimo Uomo sulla terra di Ubaldo Ragona, nel 1964, ispirato al cult di Richard Matheson Io sono leggenda, romanzo che ha dato vita a una serie infinita di rifacimenti.
Ma noi scegliamo il debutto di un vero genio del cinema artigianale: Mario Bava. Per il suo folgorante esordio alla regia, Bava prese un racconto di Gogol, “Il Vij” e lo trasformò in un horror malinconico incentrato sul tema del doppio come metafora dello scontro fra bene e male, incarnato dagli occhi incantatori di Barbara Steele.
4) Nosferatu, il principe della notte (1979, Werner Herzog)
Il film di Herzog è uno dei capolavori assoluti della storia del cinema. Il regista tedesco fa un remake del film di Murnau del 22, fedele in tutto e per tutto ma dilatato con oltre un ora in più di pellicola, che diviene una riflessione sulla natura predominante del male e sull’impossibilità di una sua distruzione da parte dell’uomo.
Sceme memorabili come l’invasione dei topi, il volto diafano di Isabelle Adjani, l’interpretazione di Klaus Kinski e le musiche dei Popol Vuh, restano colonne maestose della cinematografia mondiale.
5) Il buio si avvicina (1987, Kathryn Bigelow)
Gli anni ’80 portano il loro marchio anche nella visione dei vampiri, con pellicole come Ammazzavampiri, di Tom Holland nel 1985, e Miriam si sveglia a mezzanotte, 1983 di Tony Scott, entrato nel culto per la presenza di David Bowie e le scene passionali tra Catherine Deneuve e Susan Sarandon.
Ma la pellicola vampiresca simbolo degli anni ’80 è l’opera prima di Kathryn Bigelow che scardinò le coordinate del genere fino ad allora. La fotografia è fredda e tagliente, tra i deserti e gli spazi desolati dell’Oklahoma, addentrandosi nel campo di un moderno western. I suoi vampiri virano tra punk e postmodernismo, creature delle sottoculture dell’epoca, un po guerrieri della notte, un po’ goonies.
6) Dracula di Bram Stoker (1992, Francis Ford Coppola)
Francis Ford Coppola con il suo Dracula imprime una svolta epica e romantica alla figura del vampiro, cercando la fedeltà del testo originale (ma non troppo) e avvalendosi di un cast in stato di grazia, con Gary Oldman su tutti.
Non teme il tempo, Coppola, al contrario del vampiro che ne è schiavo, e ne attraversa gli oceani per ritrovare il senso dell’immagine, la sua potenza, la sua capacità di trasformarsi sotto gli occhi degli spettatori.
Capolavoro hollywoodiano dilatato nel tempo e nella sua nostalgia.
7) The Addiction (1995, Abel Ferrara)
Il capolavoro di Abel Ferrara, facente parte della sua trilogia sul male iniziata con Il cattivo tenente, proseguita con Fratelli e terminata con questa pellicola. Orso d’oro al Festival di Berlino nel 1995, premio per la critica al Mystfest nello stesso anno.
Riflessione nichilista sul male portato dagli uomini, vampirismo come dipendenza trattata alla stregua di una qualsiasi droga, bianco e nero freddo, colonna sonora tra rap e distorsioni sonore e un cameo clamoroso di Christopher Walken nei panni del vampiro Peina
8) Lasciami entrare (2008, Tomas Alfredson)
La toccante storia di amicizia tra un ragazzino di 12 anni, vittima di bullismo ed Eli, una strana ragazzina che si è trasferita da poco nel suo quartiere. Un horror-teen-drama dal tocco delicato del regista Tomas Alfredson, che usa dettagli suggestivi sulle creature della notte e i volti innocenti dei ragazzini, alternati al desolante panorama dell’inverno scandinavo per girare uno dei più bei film di sempre sui vampiri (e non solo).
9) Thirst (2009, Park Chan-wook)
Park Chan-wook abbandona il tema della vendetta e si cimenta con il vampirismo ma a modo suo, mostrandoci ancora una volta una Corea del Sud repressa e violentissima. Elegante e visionario nella messa in scena, con la continua contrapposizione tra il rosso vivo del sangue e il bianco degli ambienti. Premio della giuria al 62esimo Festival di Cannes.
10) Solo gli amanti sopravvivono (2013, Jim Jarmusch)
Jarmush cannibalizza alla sua maniera il genere vampiresco, con una colonna sonora ipnotica e straripante e due attori buco nero, che risucchiano ogni sguardo e ogni considerazione, Tom Hiddleston e Tilda Swinton.
I suoi vampiri sono creature adamitiche, che esistono da tempo immemorabile e trascorrono la loro esistenza dedicandosi alle loro passioni, dalla musica alla lettura, non trovando alcun altro appagamento, sullo sfondo di un mondo depresso e decadente.
Jozef Van Wissem & Sqürl – The Taste of Blood (Solo gli amanti sopravvivono)
“Vive al di fuori della grazia di Dio, vaga nelle tenebre più profonde, è un vampiro, Nosferatu. Queste creature non muoiono come l’ape dopo la prima puntura ma si rafforzano e diventano immortali una volta infettate da un altro Nosferatu. Quindi, amici miei, noi non stiamo combattendo una sola bestia ma intere legioni che passano di era in era nutrendosi del sangue degli esseri viventi!”
Professor Van Helsing
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