Cosa vuol dire calunniare una persona?
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Cosa vuol dire calunniare una persona?

14 Luglio 2022 | Autore:
Cosa vuol dire calunniare una persona?

Incolpare una persona ingiustamente: ecco cosa significa calunnia. Ma non basta: è necessaria la malafede e la denuncia a un’autorità pubblica. 

Non poche persone confondono, tra loro, i termini “diffamazione”, “ingiuria”, “calunnia”. Si tratta però di tre illeciti completamente diversi. L’ingiuria è quando, parlando con qualcuno, lo si offende in faccia. La diffamazione è quando, invece, in assenza di una persona, se ne parla male con almeno altre due. La calunnia è infine quando si accusa una persona di un reato che non ha commesso. Ma, più in particolare, cosa vuol dire calunniare una persona? Per scoprirlo basterebbe leggere l’articolo 368 del Codice penale che, appunto, descrive la condotta integrante tale illecito. 

Ne parleremo meglio qui di seguito. Spiegheremo cioè cos’è la calunnia, quando scatta, cosa si rischia e in quali casi non c’è reato. Ma procediamo con ordine. 

Cos’è la calunnia?

Il Codice penale descrive la calunnia come quel comportamento di chi presenta una denuncia o una querela, una richiesta o una istanza – anche se anonima o sotto falso nome – contro una persona che sa essere innocente. La segnalazione deve però essere rivolta non già a una persona qualsiasi o a un privato, bensì a un giudice, ai carabinieri, alla polizia, alla finanza o a qualsiasi altra autorità tenuta ad avvisare di ciò un magistrato.

Inoltre, rientra nella calunnia il fatto di simulare a carico di una persona, che si sa essere innocente, le tracce di un reato in modo da far ricadere su di questi la prova.

Quando c’è calunnia?

Affinché scatti la calunnia sono necessari una serie di presupposti:

  • agire in malafede, ossia con la consapevolezza di incolpare una persona che si sa essere innocente;
  • incolpare una persona con una querela, una denuncia, un esposto o qualsiasi altro atto formale che possa dar origine, a carico della vittima, di un procedimento penale;
  • rivolgere tale accusa nei confronti di un giudice o di un’altra autorità tenuta, in forza delle proprie funzioni, ad avvisare di ciò un giudice (come la polizia). 

Cosa vuol dire calunniare una persona?

Alla luce di quanto appena detto, calunniare significa incolpare una persona agendo con dolo, ossia in malafede, sapendo cioè di accusare una persona che è innocente o che comunque non può essere processata (ad esempio perché minorenne o infermo di mente). 

La calunnia si può attuare in due modi:

  • calunnia diretta o formale: quando si sporge denuncia, querela, richiesta o istanza. La calunnia può essere verbale o scritta (anche se in forma anonima);
  • calunnia indiretta o materiale: quando si simulano a carico di una persona innocente tracce di un reato. 

Risponde di calunnia anche l’imputato che accusi un innocente nel corso di un interrogatorio in un processo.

Non è necessario fare il nome della persona calunniata: basta che all’autorità siano offerti elementi tali da poterla identificare. 

Il dolo – ossia la malafede – richiesto per la calunnia si concretezza nella consapevolezza che l’incolpato è innocente. L’essere convinti, seppur anche per errore o ignoranza, che il denunciato sia colpevole esclude il reato di calunnia. Se però il denunciante è in dubbio, questi è responsabile a meno che non abbia esposto in modo chiaro e sicuro i motivi della sua perplessità.

Quando non c’è calunnia?

Non c’è calunnia quando chi presenta la querela o la denuncia agisce in buona fede, seppur nell’errore o in assenza di prove. 

Così, ad esempio, non può essere denunciato per calunnia chi, mal interpretando la legge penale, accusi qualcuno di un fatto che egli crede essere reato e che invece non lo è.

Allo stesso modo, non è calunnia chi accusa qualcuno credendo di avere le prove di ciò, prove che poi risultano essere insufficienti.

Non è calunnia quando l’accusa viene indirizzata nei confronti di un soggetto privato o comunque che non è tenuto a informare le autorità. Così, incolpare un dipendente dinanzi al suo datore di lavoro, anche se in malafede, non costituisce calunnia.

Non è calunnia incolpare una persona di un reato che ha commesso se però questa viene poi assolta per legittima difesa o in stato di necessità. 

Invece, commette reato chi accusa una persona di un reato tacendo però gli estremi di una causa di giustificazione che lo scrimina. Si pensi a chi denuncia un infermo di mente o un minorenne non essendo questi imputabile. 

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