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Anno edizione: 2012
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Ho apprezzato molto il film tratto dal romanzo, e alla stessa maniera ho apprezzato il libro. Il film non è fedele al 100%, come accade sempre, ma rispetta comunque gli eventi narrati nel romanzo. È un libro che trasuda whisky da ogni pagina, la storia dei 3 fratelli Bondurant in un periodo difficile come fu il Proibizionismo, ma una storia diversa dalle altre, non ambientata in una grande città, bensì in una comunità montana.
Una storia d'altri tempi,un bel racconto con una buona narrazione. Una storia vera che proprio per questo fa passare in secondo piano l'aspetto malavitoso dei protagonisti,perché la verità arriva sempre al cuore e ogni personaggio di questo racconto ha un mondo silenzioso dentro di se. Da qui la trasposizione cinematografica con Tom Hardy e Guy Pearce(che non toglie nulla alla bellezza del libro).
Mi affascinava l'atmosfera di una sorta di decadente western, in cui non ci sono cowboy solitari ma figli di una precedente era sperduti nella modernità né praterie incontaminate ma strade ghiaiose in cui sfrecciano furgoni scassati carichi di liquore di contrabbando. Ammettiamolo, è così affascinante! Le sfortune della famiglia Bondurant cominciano relativamente presto: il colera toglie la vita a tre donne della famiglia, la madre e due figlie, e si dà per morto anche uno dei tre fratelli che, per miracolo, sconfigge la malattia. Ed ecco che inizia il leitmotiv: "Niente può ucciderci. Non moriremo mai". La vita da bootlegger s'incrocia poi con quella di un altro romanziere molto famoso ai tempi: Sherwood Anderson, una figura che mi ha mosso un po' di inquietudine reverenziale all'inizio, ma poi va svanendo di efficacia. I fratelli subiscono ogni peccato (uno sgozzamento, sparatorie, pestaggi, alcolismo, vite private al limite dell'autodistruzione) eppure sopravvivono, lottano e per questo sono trattati con i guanti dai cittadini della contea di Franklin, che li rispettano. Meno rispetto ricevono dalla vita stessa, che li condanna a continui fallimenti, se non per l'imponenza di Forrest, il fratello più maturo e coscienzioso che copre costantemente le spalle agli altri due - Howard, alcolizzato, e Jack, scapestrato. Del padre si dice solo che non ha più rapporti con loro, quasi, da quando intraprendono l'attività di bootlegger e della sorella rimasta ancora meno. Il tutto si risolve in un finale livido e poco soddisfacente per ciò che viene preannunciato all'inizio del libro. La verità è che Matt Bondurant (il nipote e pronipote dei fratelli protagonisti) ha la stoffa dello scrittore, ma purtroppo la storia in sé perde mordente quasi subito, già nella prima metà. In ogni caso è una lettura a cui consiglio comunque di dare una possibilità, perché sono certa che a determinati lettori potrebbe piacere di certo più di quanto possa essermelo goduto io.
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