Le terme, l'arte dell'igiene nell'antica Roma

Le terme, l'arte dell'igiene nell'antica Roma

Duemila anni fa i romani costruirono edifici termali in ogni angolo dei loro domini. Inizialmente non erano altro che semplici bagni, poi gli imperatori fecero a gara per trasformarli in grandi e lussuosi complessi

Oltre duemila anni fa a Roma nacquero grandi complessi dedicati al culto del corpo, dove i quattro elementi erano messi al servizio di un’esperienza sensoriale completa: l’acqua nelle vasche a diverse temperature, il fuoco per riscaldare gli ambienti, la terra – che andava dalla semplice argilla ai più sofisticati marmi d’importazione – e l’aria, ch e creava un’atmosfera densa di calore, umidità e oli profumati. I bagni termali generavano sensazioni tattili e olfattive di ogni tipo. Aver trasformato una necessità igienica in piacere dei sensi costituisce una delle prove più tangibili del successo della civiltà romana.

Una sezione delle grandiose terme di Diocleziano a Roma all’inizio del IV secolo, le più imponenti costruite fino ad allora. Edmond Paulin. XIX secolo. École nationale supérieure des beaux-arts, Parigi

Una sezione delle grandiose terme di Diocleziano a Roma all’inizio del IV secolo, le più imponenti costruite fino ad allora. Edmond Paulin. XIX secolo. École nationale supérieure des beaux-arts, Parigi

Foto: Ensba / RMN-Grand Palais

I primi bagni o balnea – nel senso di ambienti o edifici appositi – di cui si ha notizia a Roma risalgono alla fine del terzo secolo a.C. I precedenti vanno cercati nella cultura ellenica e più specificamente nelle antiche colonie greche dell’Italia meridionale. Publio Cornelio Scipione detto l’Africano, l’uomo che all’apice della gloria fu criticato per le sue abitudini greche e per il fatto di frequentare le palestre, possedeva una villa a Literno, vicino Caserta, dove morì in esilio. Qui, più di due secoli e mezzo dopo, ai tempi di Seneca, era ancora possibile vedere il bagno buio e stretto dell’edificio. All’epoca i balnea erano riscaldati per mezzo di semplici bracieri.

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Lo sviluppo delle terme a Roma andò di pari passo con il miglioramento della fornitura idrica, determinato soprattutto dalla costruzione di grandi acquedotti iniziata sul finire del quarto secolo a.C. e conclusasi in epoca imperiale. Ma un’innovazione chiave fu quella dell’ipocausto, un efficiente sistema di riscaldamento che permetteva di far circolare aria calda sotto i pavimenti e nelle cavità delle pareti di un ambiente. L’aria proveniva da un grande forno, di solito posizionato in uno spazio sotterraneo e alimentato dagli schiavi, e risaliva tramite alcuni condotti in laterizio (tubuli) per andare a riscaldare l’intercapedine predisposta nei muri e sotto la pavimentazione interna. Quest’ultima era costituita da grandi piastrelle quadrate di sessanta centimetri di lato rialzate su delle colonnine di mattoni (pilae) e ricoperte con uno strato di cocciopesto (opus signinum) che serviva per impermeabilizzare il suolo ed evitare infiltrazioni d’acqua. Uno dei segreti dell’efficienza del sistema era il ricorso al laterizio, un materiale refrattario in grado di assorbire il calore e di rilasciarlo lentamente, anche diverse ore dopo lo spegnimento del fuoco.

Alcuni schiavi alimentano il forno per il riscaldamento di una casa romana. Incisione. 1934

Alcuni schiavi alimentano il forno per il riscaldamento di una casa romana. Incisione. 1934

Foto: Heritage / Album

Il calore proveniente da un forno circolava sotto un pavimento rialzato e poi risaliva lungo le parte tramite dei condotti verticali in laterizio

Il percorso termale

L’acqua veniva scaldata in un grande paiolo di bronzo posto sopra la bocca del forno e probabilmente raggiungeva quasi i quaranta gradi. Poi defluiva nella sala principale dei bagni, il calidario (caldarium), un ambiente nel quale era situata una grande vasca il cui pavimento riceveva calore direttamente dal tetto del forno. Di solito il calidario era la terza tappa del percorso termale. La prima era costituita dall’apodyterium, uno spogliatoio provvisto di panche in pietra e di nicchie quadrate dove si potevano lasciare abiti e oggetti personali. Dopo essersi svestiti si passava al tepidario (tepidarium), una sala a temperatura moderata che permetteva di acclimatarsi prima di entrare nel calidario. Anche questo secondo ambiente era dotato di un ipocausto, ma il calore vi arrivava indirettamente e quindi in grado minore. Dopo le abluzioni nell’acqua calda si ripassava in genere per il tepidario prima di andare nel frigidario (frigidarium). In questa stanza, che non era dotata di alcun sistema di riscaldamento, ci si poteva immergere in una vasca di acqua fredda. Alcuni bagni avevano anche un vano chiamato sudatorium o laconicum, una specie di sauna a calore secco. Molti disponevano inoltre di latrine, che venivano lavate con l’acqua proveniente dai bagni.

Il mosaico in bianco e nero a tema marino che decorava lo spogliatoio ('apodyterium') femminile delle terme di Ercolano. Sono ancora visibili le nicchie per riporre le vesti

Il mosaico in bianco e nero a tema marino che decorava lo spogliatoio ('apodyterium') femminile delle terme di Ercolano. Sono ancora visibili le nicchie per riporre le vesti

Foto: Luciano Romano / Scala, Firenze

La civiltà romana costruì strutture di questo tipo in tutte le province dell’impero; non solo nelle grandi città o nelle loro vicinanze, ma anche in campagna, dato che i grandi proprietari di ville non volevano rinunciare ai piaceri del corpo. Chi godeva infatti di uno status privilegiato, come Cicerone o Plinio, aveva un bagno sia nella sua residenza rurale sia in quella cittadina, la domus, cioè l’edificio che doveva testimoniare la posizione dominante dal punto di vista sociale ed economico.

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Strutture sempre più lussuose

Secondo un censimento di Agrippa, nel 33 a.C. a Roma c’erano già 170 balnea, ma nel quarto secolo la cifra raggiungeva gli 856. Proprio ad Agrippa, genero e braccio destro di Augusto, vengono di solito attribuiti i primi complessi che per la loro raffinatezza, il grande spazio urbano occupato e l’aspetto architettonico e monumentale ricevettero il nome d’inconfondibile origine greca thermae. Le terme si distinguevano dai balnea perché questi ultimi erano di proprietà di privati, anche se poi potevano essere destinati a un uso pubblico come nel caso degli stabilimenti commerciali. Le terme invece furono costruite da imperatori, grandi dignitari e rappresentanti delle élite cittadine che aspiravano a passare alla storia come benefattori. Inoltre, mentre i balnea erano di piccole dimensioni e non alteravano la struttura del tessuto urbano, le terme inglobavano vari isolati oppure sorgevano in zone esterne alle mura dove potevano espandersi liberamente fino ad assumere l’estensione di un parco, come nel caso di quelle di Caracalla.

A Roma il numero dei bagni e delle terme aumentò vertiginosamente: secondo un censimento di Agrippa, nel 33 a.C. erano 170 mentre nel IV secolo già 856

Spesso dotate di una palestra (gymnasium), a volte anche di una piscina (natatio) e di una biblioteca, le terme si trasformarono in giganteschi complessi destinati all’otium, il tempo libero. Erano caratterizzate da elementi lussuosi come i marmi d’importazione, le ampie vetrate e l’acqua filtrata. Ben presto divennero una moda irresistibile, e molti vi si recavano praticamente ogni giorno. Tra i filosofi non mancavano le voci critiche, come quella di Seneca: «Ora invece dicono che i bagni si riempiono di scarafaggi se non sono disposti in modo da ricevere il sole tutto il giorno attraverso finestre grandissime, se non ci si lava e non ci si abbronza nello stesso tempo, se dalla vasca non si vedono il mare la campagna. Così, quei bagni che all’inaugurazione della villa avevano richiamato molta gente destando l’ammirazione di tutti ora sono relegati tra le anticaglie, poiché il lusso ha escogitato altre novità con cui superare sé stesso».

Per la sua monumentale villa di Tivoli Adriano ordinò la costruzione di un edificio termale destinato al personale di servizio, più grande dei bagni dell’imperatore, ma con una decorazione più modesta

Per la sua monumentale villa di Tivoli Adriano ordinò la costruzione di un edificio termale destinato al personale di servizio, più grande dei bagni dell’imperatore, ma con una decorazione più modesta

Foto: Riccardo Auci

Va comunque notato che, nonostante la concorrenza delle grandi terme imperiali, i balnea privati continuarono a rappresentare un’attività commerciale molto redditizia. Anche se l’ingresso era in genere piuttosto economico e alla portata di tutte le tasche (ad alcuni bagni si poteva accedere con una moneta), la clientela era numerosa, e i servizi di massaggio e ristorazione – oltre all’affitto di locali, appartamenti e negozi all’interno della proprietà – garantivano agli imprenditori una fonte di entrate extra.

Le terme potevano essere organizzate in modi diversi. Alcune erano suddivise in una struttura maschile e una femminile, con entrate separate e il cortile centrale in comune. Ma la maggior parte era dotata di un unico spazio, che probabilmente era riservato alle donne al mattino e agli uomini nel pomeriggio. Ciò sembra contraddire i versi brillanti e mordaci di Marziale e Giovenale, che raccontano di fanciulle intente a condividere i bagni con i maschi. Oggi è difficile capire se si trattasse di una qualche forma di prostituzione, come sostengono alcuni, o fosse semplicemente l’effetto della libertà sessuale prodotta dall’emancipazione femminile che caratterizzò quel periodo. La cosa certa è che alcuni imperatori, come Adriano, proibirono esplicitamente i bagni misti, il che costituisce una prova del fatto che esistessero.

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Programmi e strutture

Il momento di andare alle terme era l’hora octava, cioè tra l’una e le due di pomeriggio. Prima del bagno ci si limitava a consumare un pasto leggero. Dice Marziale: «Fino alla quinta ora Roma prolunga i suoi lavori, la sesta è la pace per lo stanco, la settima la fine della pace, dall’ottava alla nona c’è tempo per le palestre unte d’olio». Dopo il riposo, lo sport. Ci si cospargeva il corpo di unguenti per giocare a palla o per praticare la lotta. Al termine dell’allenamento si procedeva a rimuovere il grasso e la polvere con uno strumento chiamato strigile. Poi arrivava il momento dei bagni, che potevano essere accompagnati da massaggi.

Solitamente la gente si recava alle terme tra l’una e le due di pomeriggio, dopo aver consumato un pasto leggero

Seneca descrive con gran dovizia di particolari le attività che si svolgevano nelle terme vicino casa sua e che tanto disturbavano la sua tranquillità: «Quando i più robusti si allenano sollevando i pesi e si affaticano […] sento dei gemiti e […] mi arrivano sibili e ansiti; quando poi c’è qualche pigro a cui basta farsi massaggiare sento lo scroscio delle mani che picchiano sulle sue spalle e che producono un suono diverso a seconda che le mani battano piatte o incavate. Se poi ci si mettono anche quelli che giocano a palla e contano i colpi, è finita. Aggiungi a questi il litigioso, il ladro colto in flagrante, quello a cui piace ascoltarsi mentre fa il bagno, le persone che si tuffano in piscina e nello smuovere l’acqua fanno un grande fracasso. Oltre a costoro, le cui voci almeno sono normali, pensa al depilatore che il più delle volte per farsi notare parla con una vocina stridula e sottile e tace solo quando depila le ascelle perché un altro grida in vece sua».

Costruite in soli sette anni, le terme di Diocleziano occupavano tredici ettari di terreno tra il Quirinale e il Viminale. Le grandiose strutture balneari potevano accogliere circa 15mila utenti al giorno

Costruite in soli sette anni, le terme di Diocleziano occupavano tredici ettari di terreno tra il Quirinale e il Viminale. Le grandiose strutture balneari potevano accogliere circa 15mila utenti al giorno

Illustrazione: Progetto Katatexilux

Nel III secolo iniziò la decadenza delle terme come risultato del collasso della vita urbana e degli acquedotti, dei processi di ruralizzazione e delle invasioni barbariche. Nel IV secolo il trionfo del cristianesimo, con la sua enfasi sulla vita spirituale, avrebbe aiutato a estendere il rifiuto nei confronti dell’attenzione verso il corpo e avrebbe preparato il terreno per il tramonto dei bagni occidentali durante il Medioevo. Nel III e nel IV secolo non c’erano quasi più nuove strutture in città, sebbene molte ville di campagna fossero ancora dotate di ipocausti. Alcuni bagni rimasero in funzione fino al IX secolo. La raffinatezza delle terme sopravvisse in Oriente, grazie all’impero bizantino, e fu poi ereditata dagli arabi e dai musulmani. Probabilmente un odierno hammam rappresenta l’esperienza più simile a quella di un calidario romano, ma anche i grandi centri benessere dotati di spa hanno recuperato lo spirito della cultura termale.

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