Fast & Furious 7 - Recensione

Vin Diesel distrugge anche i grattacieli.

Fast & Furious 7 - la recensione


Mentre Dominic (Vin Diesel) cerca di aiutare Letty (Michelle Rodriguez) a riacquistare la memoria e Brian (Paul Walker) prova ad abituarsi alla sua nuova vita da padre di famiglia e marito premuroso, Deckard Shaw (Jason Statham) vuole vendicarsi di chi ha ridotto il fratello Owen (il villain di Fast & Furious 6) in stato comatoso. Inizia così a mettersi sulle tracce della squadra di Toretto, non prima di aver mandato in ospedale Hobbs (Dwayne Johnson). Per colpire Deckard prima che questi colpisca lui e i suoi amici, Dominic fa un accordo con l’agente segreto Frank Petty (Kurt Russell): se Toretto scoprirà dove si trova un pericolosissimo congegno di hacking che potrebbe cadere nelle mani sbagliate, Petty lo aiuterà a localizzare Deckard.

A volte il troppo storpia, persino in un brand come Fast & Furious che ha fatto dell’esagerazione il suo punto di forza. Quando, più che vedere tosti eroi action belli, muscolosi e coraggiosi, sembra di assistere a prestazioni inumane da inscalfibili supereroi marveliani viene da chiedersi perché una serie partita in un certo modo sia arrivata 14 anni dopo a un settimo episodio così completamente diverso, tronfio, esagerato, a tratti ridicolo e senza una sola battuta che valga la pena essere ricordata.

Fast & Furious 7 pare quasi un Mercenari 3 con molti più soldi, più colori, più chiappe al vento e con parecchie rughe in meno a parte quelle di Kurt Russell, che rimane comunque una delle poche cose riuscite del film. Anche in questa nuova avventura di Toretto & co. ci sono i muscoli (soprattutto quelli di Dwayne Johnson), il doppio villain di cui però uno (Djimon Hounsou) ha il carisma di uno zerbino e l’esaltazione del gruppo-famiglia come collante del tutto.

Sulla carta un menu niente male, considerando anche la tragica scomparsa di Paul Walker come elemento “esterno” al film ma profondamente insito nel racconto (soprattutto nel finale). Anche il cattivo Jason Statham, capace di farsi trovare in Caucaso o ad Abu Dabhi con un tempismo che nemmeno il teletrasporto di Star Trek, a suo modo funziona. Il buon Jason cerca vendetta per il fratello, distrugge un ospedale, sa premere sull’acceleratore come Toretto e se la gioca alla pari con The Rock tra pugni, calci e testate.

Un villain come se ne sono visti tanti, ma in fondo qui l’esagerazione può anche starci. Dove non ci sta è invece nell’accumulo esasperato di situazioni e di invenzioni stunt, che trasforma Vin Diesel e compagni in una specie di produzione Hasbro (avete presenti i due film di G.I. Joe?) o in un Avengers senza i superpoteri. Eroi fatti di titanio che non si graffiano nemmeno un po’ dopo essere precipitati in un burrone di centinaia di metri, un poliziotto con arti ingessati che se ne esce dall’ospedale, imbraccia un mitragliatore che pesa quanto lui e si mette a fare gara con un elicottero da guerra, mentre tutto attorno pare di essere sul set di Godzilla con palazzi che crollano e torri satellitari abbattute.

Non che gli ultimi due Fast & Furious ci andassero leggeri con le “bayate” (sì Michael Bay, proprio lui), ma qui si è davvero esagerato con tutto e visto l'andazzo viene da chiedersi, sullo stile dello sghignazzante Machete Kills, se il prossimo Fast & Furious sarà girato direttamente nello spazio o se Vin Diesel farà le gare con uno Shuttle in mezzo ai detriti di un asteroide. Che poi non sarebbe nemmeno una cattiva idea (Riddick incontra Toretto, sai che libidine!), ma che appunto non c’entra nulla con una serie che si è sempre basata su altri presupposti.

Fast & Furious 6 aveva almeno quel non so che di intreccio spionistico, c’era più alchimia tra i personaggi e soprattutto c’era un minimo di scrittura. Qui invece è tutto meccanico e risaputo, la scansione narrativa è sempre uguale (scenona action, confidenze tra Toretto e compagni, spostamento in una nuova location, nuova scenona action), il plot non ha alcun senso, i discorsetti sulla famiglia paiono spezzoni scartati e inseriti all’ultimo secondo, le battute smargiasse latitano paurosamente (forse il doppiaggio?) e Vin Diesel e Michelle Rodriguez fanno a gara a chi recita peggio.

Qua e là però ci si diverte anche. Il lancio dall’aereo e l’inseguimento successivo sono Fast & Furious al 100%. Velocità folli, scontri a mani nude (Tony Jaa è una garanzia), stunt da paura e anche la geniale traversata dei grattacieli ad Abu Dabhi ti fa divertire come un bambino, così come il discreto “bitch fight” tra la Rodriguez e la guardia del corpo (omaggio alla Mother Russia di Kick-Ass 2?) e l’entrata in scena di Kurt Russell vestito come un Men in Black. Un quarto del film che funziona, ma sono gli altri tre quarti che deludono e infastidiscono a pensare come tutto fosse nato tra azione, derapate e testosterone e a cosa si sia arrivati oggi, con un James Wan che esordisce nell’action facendo rimpiangere Justin Lin e quattro montatori che devono fare i salti mortali per non superare i tre secondi di una singola inquadratura. Perché, si sa, l’importante è esagerare, sempre e comunque.

Verdetto

Se le tradizione vuole che i matrimoni vadano in crisi al settimo anno, il numero 7 non è risultato molto gradito nemmeno a Fast & Furious e non certo per gli incassi (scommettiamo che sta volta si arriva al miliardo di dollari?). Ormai la serie nata nel 2001 si è trasformata nel solito blockbuster à la Michael Bay dove tutto è possibile, nulla ha senso e si cerca di distruggere tutto quello che si può. Poco male se piace il genere, ma Fast & Furious 7 non è più un Fast & Furious, o meglio lo è solo a tratti, quando riesce a mantenersi aggrappato (anche se solo per un soffio) alla realtà e non butta tutto in una caciara dura da digerire per i fan del F&F sinuoso, cromato e moddato che fu.

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