Rinnovo vertice Associazione bancaria italiana, cosa sta succedendo - la Repubblica

Vertice Abi, il compromesso dei grandi banchieri

Vertice Abi, il compromesso dei grandi banchieri
Il sesto mandato di Patuelli al vertice dell’Abi spiana la strada per la scelta di un direttore generale “dal profilo europeo” e soprattutto gradito a Intesa Sanpaolo
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Dopo tre mesi di sciabolate – molto felpate trattandosi di banchieri – i ferri tornano nelle custodie. Una fase di confronti anche duri ha prodotto il compromesso che il 30 maggio porterà il cda dell’Abi a nominare il direttore generale al posto del dimissionario Giovanni Sabatini. E si può scommettere che, rispetto al tecnico romano in sella dal 2009, avrà un profilo più “europeo” e più gradito a Intesa Sanpaolo, associata che recluta un terzo dei bancari italiani. Mentre Antonio Patuelli, chiamato alla presidenza nel gennaio 2013 quando il crac Mps travolgeva Giuseppe Mussari, assapora la conferma a un sesto mandato biennale, che lo consoliderà come il più longevo rappresentante dei banchieri.

La posizione di Intesa Sanpaolo

Un esito per niente scontato da quando la maggior banca italiana s’era messa di traverso, con nette rivendicazioni: «Stiamo nell’Abi a metà, ci restiamo se comandiamo, se no no – dichiarò il 6 febbraio l’ad Carlo Messina – Siamo l’operatore principale, come tale riteniamo che l’Abi abbia valore se ci porta valore, non se ne porta alle banche piccole. Se le prossime cariche saranno condivise, Intesa Sanpaolo rimarrà un soggetto significativo, altrimenti faremo le nostre valutazioni».

Il malumore era iniziato nel marzo 2023, quando il gruppo revocò la delega al Casl, che per l’Abi gestisce i rapporti di lavoro. Quello strappo seguiva una riunione in cui il leader del sindacato Fabi, Lando Sileoni, aveva criticato per 21 minuti (poi postati sui social) Alfio Filosomi, dirigente di Intesa definito «grillo parlante che in ogni occasione cerca di fare il presidente ombra del Casl». Assente Filosomi, nessuno tra i presenti aveva detto una parola. Neanche il dg Sabatini, in riunione per l’Abi. Un affronto per Messina e i suoi, che sentendosi non rappresentati ne approfittarono per gestire “in proprio” (anzi con fattivi contributi) la trattativa sul nuovo contratto nazionale, siglato sei mesi fa a fianco di Casl e sindacati.

L’idea (naufragata) di un vertice tutto nuovo

Firmato il contratto, Intesa ha iniziato a tessere la tela che portasse a un vertice Abi tutto nuovo. L’ipotesi di partenza verteva su una presidenza a Francesco Profumo, dimissionario presidente della Compagnia di San Paolo (primo socio di Intesa), per alcuni anche candidato a presiedere la banca nelle nomine del 2025.

Ma lo statuto Abi prevede che il presidente venga da “ruoli apicali nelle capogruppo”: serviva quindi dare a Profumo una posizione dentro Intesa Sanpaolo, poi nel caso modificare lo statuto Abi.

Questo scenario ha fatto storcere il naso a diversi banchieri, non solo “minori”. E nel passar delle settimane, mentre in Borsa il credito si confermava mattatore e si stagliava la riuscita delle contromisure suggerite dall’Abi per trasmutare i 2 miliardi di “tassa extraprofitti” governativa in comode riserve patrimoniali, il crescente consenso sulla gestione Patuelli ha complicato l’affondo di Intesa. Il confronto si è dunque focalizzato sui contenuti: acclarata l’efficacia dell’Abi sui dossier fiscali, nel rapporto efficace con le forze politiche (specie Forza Italia, in maggioranza), si tratta ora di rafforzare i presidi di Bruxelles e di Francoforte, da cui passano tutti gli altri dossier.

La ricerca del direttore generale

Per questo il nuovo dg, che un comitato interno Abi va cercando insieme ai cacciatori di teste, avrà più respiro internazionale per competere con i lobbisti tedeschi, francesi e spagnoli, molto agguerriti nell’Ue. Il 3 maggio, nel presentare i dati trimestrali, l’ad Messina ha detto: «Per noi ha senso investire su strutture come l’Abi se si posizionano su livelli di eccellenza europea, come Intesa. Patuelli sta lì perché l’ho fatto nominare diverse volte io in questi anni. Quindi non c’è un tema personale ma di attività dell’Abi. Noi vogliamo la migliore Abi d’Europa». E ha aggiunto: «Ci sarà una condivisione tra le banche, per ottenere un contesto di reciproca soddisfazione. Se questo non sarà possibile noi siamo sicuramente in grado di fare da soli».

Tra due mesi si vedrà se il primo quotista dell’Abi avrà adeguata “soddisfazione” per tornare a farsi rappresentare dal Casl. Intanto Francesco Profumo è stato nominato presidente di Isybank, la banca digitale del gruppo. Il neo-banchiere, stimato da Messina, può diventare una risorsa per futuri ruoli apicali. Tuttavia, per il rinnovo 2025 del cda di Intesa, la conferma del tandem tra Gian Maria Gros-Pietro presidente e Messina ad è per diverse fonti scenario di riferimento. Ed è pure un incastro che, tre anni dopo, spianerebbe la strada a Messina per salire alla presidenza del gruppo. Nel 2028.

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