Mascarìa: Fabrizio Ferracane è un imprenditore contro la mafia nel tv movie di Rai 1 per la Giornata della Legalità
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Mascarìa: Fabrizio Ferracane è un imprenditore contro la mafia nel tv movie di Rai 1 per la Giornata della Legalità

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Un ottimo cast e una storia angosciosa e stringente, ispirata a molti casi di cronaca, è quella di Mascarìa, che andrà in onda su Rai 1 il prossimo 23 maggio per la Giornata della Legalità.

Mascarìa: Fabrizio Ferracane è un imprenditore contro la mafia nel tv movie di Rai 1 per la Giornata della Legalità

Avrebbe meritato un parterre di giornalisti più affollato la conferenza stampa per il bel tv movie diretto da Isabella Leoni, Mascarìa, che andrà in onda in prima serata su Rai 1 il 23 maggio 2024 per la Giornata della Legalità, istituita in ricordo delle vittime di mafia, nel giorno (era il 1992) della strage di Capaci. Ma la concomitanza col festival di Cannes ha purtroppo dirottato altrove le redazioni. Siamo sicuri però che il film avrà l’attenzione che merita, anche per i bravissimi attori, a partire da un grandissimo Fabrizio Ferracane che interpreta il protagonista, Pietro Ferrara, un imprenditore edile vessato dalle estorsioni mafiose, che dopo aver coraggiosamente deciso di denunciare si ritrova in un incubo kafkiano, invischiato in una storia legale senza fine, in cui la sua reputazione viene sporcata dall’accusa dello stesso boss che ha denunciato. E citiamo doverosamente anche il resto di un cast impeccabile: da un irriconoscibile Fortunato Cerlino nel ruolo dell’avvocato dell’imprenditore, alla devota moglie di Pietro, Manuela Ventura, a Christian Roberto, che è il figlio, a Flavia Orecchio, Costantino Comito, Gaetano Aronica, Andrea Tidona e Beniamino Marcone.

Non si tratta di un film ispirato a qualche biografia, o tratto da un libro, come ha precisato la capostruttura di Rai Fiction Anouk Andaloro, ma di una storia romanzata che ha preso spunto da tanti, troppi fatti di cronaca, scritta da Maura Nuccetelli e Giancarlo Germino, prodotta da Mario Rossini di Red Film e girata, grazie ad una troupe e un cast molto bravi, in sole 4 settimane. Le riprese si sono svolte in Calabria e a Roma e la realizzazione è stata appunto velocissima. In questo caso però velocità non significa sciatteria ma impegno e concentrazione. Ma cosa significa il titolo, Mascarìa? Anouk Andaloro spiega che in dialetto siciliano significa sporcare il volto col carbone e per traslato lasciare una macchia indelebile su una persona. Pietro Ferrara viene “mascariato” dal suo carnefice, ovvero accusato di aver fatto affari con lui. La procura deve aprire un inchiesta d’ufficio, poi ci sono i vari gradi di giudizio, avvocati degli accusati probabilmente collusi, e nonostante l’onestà di un uomo che i suoi stessi dipendenti adorano, un padrone umano e generoso e di specchiata reputazione, la macchia inizia a perseguitarlo, fino a distruggerne concretamente il lavoro e la vita.

E’ la situazione in cui si sono trovati molti uomini coraggiosi che devono affrontare la solitudine, le paure e le responsabilità di un’azione eroica che spesso non incontra l’approvazione della gente e per cui le leggi possono essere troppo rigide. "Questo titolo – ha detto Andaloro - ci porta a fare una riflessione: abbiamo un obbligo morale nei confronti di quelle persone: accompagnarle e non lasciarle mai sole. (…) Bisogna ricordarsi sempre l’importanza di sostenere e sorreggere le persone che intraprendono la lotta per la legalità contro la mafia”. La regista Isabella Leoni, veterana di tanti progetti televisivi, dirige con mano sicura una storia che a tratti sembra un horror, con un senso di angoscia e suspense che coinvolgono il protagonista e le persone più vicine a lui nella finzione, ma anche lo spettatore.

Fabrizio Ferracane, che non ha mai vinto un David di Donatello ma lo avrebbe a parer nostro meritato, interpreta il protagonista con una sensibilità e una verità estreme, non si è ispirato a personaggi reali anche se conosce bene questi casi, ma si è calato benissimo nei panni di un uomo che si sente solo e stretto in un cerchio di angoscia. “Della mafia, dice. Non si parla mai abbastanza. Anche se la gente a volte dice che sono troppi i film sull'argomento, bisogna vedere come sono fatti e bisogna parlarne. I ragazzi a scuola devono sapere, conoscere quello che succede. Questo è anche un film che parla della prevaricazione del male sul bene, bisogna denunciare anche gli atteggiamenti sbagliati della gente, le prepotenze, perché è lì che si vede a volte la mentalità mafiosa. Pietro e Ciro, il suo carnefice, hanno giocato insieme da bambini, ma un bambino per diventare mafioso non deve necessariamente essere nato in una famiglia criminale, basta sia nato allo Zen. Per questo bisogna andare nelle scuole e parlare coi ragazzi". Ferracane, che dopo 20 anni vissuti a Roma è tornato felicemente a vivere a Palermo, risponde a una domanda sulla percezione della mafia da parte di un siciliano dicendo che si trasformata, si veste con eleganza, non attira l’attenzione si è infiltrata e confusa anche tra le aziende del nord.

Questa sua capacità di trasformazione e di insinuarsi nei centri nevralgici del potere, a pensarci, fa quasi più paura della ferocia di un tempo. Per questo anche noi siamo convinti che se ne debba continuare a parlare, dei crimini passati e di quelli presenti, e farlo con un bel prodotto da servizio pubblico come Mascarìa non può che giovare alla causa della giustizia e di tutte le associazioni, spesso formate da giovani, che aiutano gli imprenditori onesti a difendersi. Il 23 maggio, ricordiamo, in prima serata su Rai 1.

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  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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