Home Storia Cannes 2024, I Dannati: trailer italiano del film di Roberto Minervini (al cinema dal 16 maggio)

Cannes 2024, I Dannati: trailer italiano del film di Roberto Minervini (al cinema dal 16 maggio)

Nei cinema italiani con Lucky Red il dramma storico di Roberto Minervini selezionato al 77. Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard

15 Maggio 2024 17:41

Dal 16 maggio 2024 nei cinema italiani con Lucky Red I Dannati, il dramma storico di Roberto Minervini selezionato al 77. Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard.

I Dannati – Trama e cast

Nei cinema italiani con Lucky Red I Dannati,  il film di Roberto Minervini selezionato a Cannes 77 nella sezione Un Certain Regard.

Inverno 1862. Nel pieno della guerra di Secessione, una compagnia di volontari dell’esercito degli Stati Uniti viene inviata a presidiare le terre inesplorate dell’Ovest. La missione travolge un pugno di uomini in armi, svelando loro il senso ultimo del proprio viaggio verso la frontiera.

Il cast: René W. Solomon, Jeremiah Knupp, Cuyler Ballenger, Timothy Carlson, Noah Carlson e Chris Hoffert

I Dannati – Il trailer ufficiale italiano

Note del regista

Nei cinema italiani con Lucky Red I Dannati,  il film di Roberto Minervini selezionato a Cannes 77 nella sezione Un Certain Regard.

Dopo molti film nati in quello spazio ibrido che è il “documentario di creazione”, I Dannati rappresenta per me una sfida nuova: un film di finzione, storico, in costume, senza sacrificare il realismo, l’immediatezza e l’intimità dei miei lavori precedenti. Spero che I Dannati al Festival di Cannes possa essere una sorpresa come lo è stato per noi che lo abbiamo realizzato. (Roberto Minervini)

Curiosità sul film

Nei cinema italiani con Lucky Red I Dannati,  il film di Roberto Minervini selezionato a Cannes 77 nella sezione Un Certain Regard.

  • “I Dannati” è un film diretto da Roberto Minervini, anche autore del soggetto e della sceneggiatura.
  • Il cast tecnico: Direttore della fotografia Carlos Alfonso Corral, montaggio Marie-Hélène Dozo, fonico di presa diretta Bernat Fortiana Chico, montaggio del suono Ingrid Simon, musiche originali Carlos Alfonso Corral, mix Thomas Gauder, colorist Natalia Raguseo, production designer Denise Ping Lee, line producer Francesca Vittoria Bennett e Biliana Grozdanova.
  • Prodotto da Paolo Benzi per Okta Film, Denise Ping Lee e Roberto Minervini per Pulpa Film, Paolo Del Brocco per Rai Cinema, coprodotto da Alice Lemaire e Sébastian Andres per Michigan Films. Una produzione Okta Film e Pulpa Film con Rai Cinema in coproduzione con Michigan Films e VOO OBE BeTV, Shelter Prod, in associazione con Stregonia e Moonduckling Films, con il sostegno di MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Centre du cinéma et de l’audiovisuel | Fédération Wallonie-Bruxelles, Fondo Audiovisivo Friuli Venezia-Giulia, Film Commission Torino Piemonte, Tax shelter du Gouvernement féderal de Belgique, Taxshelter.be e ING, Cavco – Federal tax credit program of Canada, Sodec – Provincial tax credit program of Québec, in collaborazione con Kaibou Production.

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IL REGISTA ROBERTO MINERVINI INCONTRA GLI SPETTATORI IN SALA

Roberto Minervini – La filmografia

Roberto Minervini (Photo by Dominique Charriau/WireImage)

Roberto Minervini è nato a Fermo, nelle Marche. Vive e lavora negli Stati Uniti. I suoi film sono stati presentati e premiati nei maggiori festival internazionali. “I Dannati” è il suo sesto film.

2024 I Dannati
(88’, Italia/USA/Belgio)
77. Festival di Cannes – Un Certain Regard
2018 Che fare quando il mondo è in fiamme?
(123’, Italia/USA/Francia)
75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – in Concorso
2015 Louisiana (The Other Side)
(92’, Italia/USA/Francia)
Festival di Cannes – Un Certain Regard
2013 Stop the Pounding Heart
(98’, USA/Italia/Belgio)
Festival di Cannes – Selezione ufficiale – Fuori concorso
2012 Low Tide
(98’, USA/Italia/Belgio)
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Orizzonti
2011 The Passage
(85’, USA/Belgio

Intervista con il regista

Nei cinema italiani con Lucky Red I Dannati,  il film di Roberto Minervini selezionato a Cannes 77 nella sezione Un Certain Regard.

Una conversazione con Roberto Minervini
di Dennis Lim
New York, 25 aprile 2024

Tutti i tuoi film precedenti sono ambientati nell’America di oggi. Cosa ti ha spinto ad avvicinarti al passato e al genere del film di guerra?

Ho sempre avuto un problema con i film di guerra, per gli archetipi che presentano: l’idea della “giusta causa”, la dicotomia tra bene e male, i principi della vendetta, del martirio, della patria. È un approccio che faccio fatica a definire “umano”, e che anzi contribuisce a diffondere, della guerra, un’immagine falsata, che sconfina nella propaganda e tende a perpetrare una concezione “sacrale” dell’eroismo di guerra, che non a caso piace molto ai governi. E mi sembra incredibile che ancora oggi qualcuno, negli Stati Uniti ma non solo, possa fidarsi ciecamente dei governi quando si parla di guerra e di difesa.

È interessante che, dopo una serie di film sul Sud dell’America di oggi, posi il tuo sguardo sugli anni ’60 del XIX secolo La Guerra Civile Americana non è solo un momento determinante della storia degli Stati Uniti, ma anche un periodo in cui sono presenti, in nuce, molti dei temi che animano gli altri tuoi film sono presenti, in particolare le paure e i risentimenti legati alla razza, alla classe e alla religione.

Questo film è senz’altro influenzato, e fortemente, dal mio lavoro precedente e dalla mia esperienza di vita nel sud degli Stati Uniti, in Texas, durata oltre dieci anni. È stata una scelta molto consapevole quella di ambientare il film nel momento storico in cui affondano le radici la grande divisione tra Nord e Sud, la statalizzazione del cristianesimo, e una sorta di prototipo di mascolinità tossica. Volevo capire perché queste problematiche persistano tuttora, perché l’argomento della Guerra Civile Americana sia tornato in auge negli ultimi anni (i simboli della secessione, come le bandiere e le statue, sono ancora al centro di accese polemiche), come quel periodo abbia dato forma a un senso di sfiducia nei confronti delle istituzioni. Volevo che il film si riallacciasse all’esperienza di persone che sono state lasciate in un limbo durante la guerra, nel mezzo di una transizione da valori molto conservatori a una nuova società: persone che non sapevano nemmeno in nome di cosa stessero combattendo. Molti nell’esercito americano erano mercenari che si erano arruolati senza interessarsi, né tantomeno comprendere appieno, le cause della guerra. Con un Paese in crisi, le persone si sono schierate, a volte sulla base di una semplice “casualità” geografica, a volte in modo opportunistico. L’approccio in questo caso è stato quello di mettere un gruppo di persone nel bel mezzo del nulla, o meglio nelle terre selvagge del Montana, e lasciarle lì a cercare di capire che cosa ci facciano.

Perché hai ambientato il film nel West? È una parte del Paese che di solito riceve meno attenzione nei resoconti della Guerra Civile, ma è anche un tempo e un luogo che porta con sé un altro genere, un’altra mitologia, quella del western.

Era importante che il peso della storia non fosse troppo oppressivo. Questi personaggi, ma sarei tentato di dire “questi interpreti”, sono un gruppo di osservatori ai margini, che – come dice una battuta del film – sembrano guardare se stessi. Sarebbe stato completamente diverso se si fossero trovati in Virginia, ad esempio. Ho voluto liberarli del peso della storia per facilitare questo viaggio esperienziale. Per quanto riguarda il Montana e l’Old West, il 1862 è l’anno in cui iniziò la corsa all’oro: quella era una terra ancora incontaminata, allora appartenente allo Stato del Dakota, un luogo lontano, remoto, una sorta di avamposto dal quale si potesse “osservare la storia” senza sentire troppo il peso e la responsabilità di rappresentarla. Volevo che gli interpreti si sentissero liberi di “raccontare raccontandosi”, di rielaborare e rivivere quel momento storico. rappresentare questa guerra; allo stesso tempo, Al tempo stesso, questa terra ha significato tanto in termini storici, e certamente per le guerre indiane americane. È un luogo speciale, energicamente e, potremmo anche dire, spiritualmente.

Qual è il significato del titolo del film per te?

Innanzitutto c’è un aspetto ludico, perché “I Dannati” sembra un titolo di genere. È anche un po’ un omaggio a uno storico gruppo punk-rock che porta lo stesso nome. E poi c’è l’idea che una volta che si entra in guerra, che si affronta una battaglia, è la fine di qualcosa, si è come condannati. Dannazione contro condanna: c’è anche una forte componente religiosa che è parte integrante della Guerra di Secessione. Quindi è un titolo che rimanda al genere ma anche a un’esperienza religiosa onnisciente, messa in discussione nel film.

I tuoi film hanno sempre esplorato la psiche americana contemporanea. Quanto hanno pesato le circostanze del presente mentre lavoravi al film?

La pertinenza del film rispetto al presente risulta certamente accentuata oggi. Però io avevo concepito il film nel 2020 e l’ho girato nel 2022, e al tempo gli equilibri geopolitici erano diversi. La cosa importante è che io mi sono trasferito a New York 11 mesi prima della caduta delle Torri Gemelle e la presenza della guerra come “male necessario” è stata una costante della mia vita in America. Il fatto che la guerra rappresenti una fetta enorme dell’economia statunitense, che alcune persone si sentano sicure e protette attraverso la guerra, che ci sia una fede cieca nella guerra che ignora il conteggio dei cadaveri, che ci sia una macchina economica che giustifica la perdita di esseri umani – tutto questo era e continua ad essere molto presente (specie quando vivevo nel Texas), ed è una condizione che mi turba molto. Quindi, direi che questo è un film che, in un certo senso, racconta la mia esperienza di vita come americano d’adozione

I Dannati – Il poster ufficiale italiano

Nei cinema italiani con Lucky Red I Dannati,  il film di Roberto Minervini selezionato a Cannes 77 nella sezione Un Certain Regard.

Foto: copyright Okta Film

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