Vale la pena di recuperare “The Lost King” su Sky. Me l’ero perso quando passò alla Festa di Roma, nel novembre 2022, per approdare un anno dopo sulla piattaforma digitale. Stephen Frears, oggi 82enne, è un regista sempre interessante, anche quando i suoi film riescono così così. Questo invece mi pare curioso assai, perché riunisce il trio creativo di “Philomena”, appunto Frears e gli sceneggiatori Jeff Pope e Steve Coogan (pure attore), si mette al servizio di un’attrice sopraffina come Sally Hawkins e racconta una battaglia vera, squisitamente inglese, che può essere letta anche come una metafora. Ovvero la titanica lotta che Philippa Langley, nello scetticismo generale e nel disimpegno dell’università di Leicester, ingaggiò per ritrovare i resti di Riccardo III, dati per persi, e riabilitarne la figura.
Avvenne nel 2012, e ci fu molto da scavare in un parcheggio, sotto il quale sorgeva l’antico monastero di Greyfriars, dei “frati grigi”, laddove nel 1485 era stato sepolto l’ultimo sovrano degli York, prima che i Tudor prendessero il potere. Riccardo aveva solo 32 anni quando morì, non era gobbo bensì afflitto da scoliosi, e soprattutto non era un usurpatore malefico e feroce, supposto assassino dei suoi nipoti, ma un sovrano né peggiore né migliore degli altri, anche se destinato a regnare solo per due anni, prima di perire in battaglia. Shakespeare, più di un secolo dopo, l’avrebbe tratteggiato come sappiamo, appunto a tinte fosche, come un pazzo mostruoso e deforme, facendogli urlare frasi del tipo “Il mio regno per un cavallo”.
Ma il film, che raccomando di vedere in inglese coi sottotitoli, non è un trattatello di Storia, semmai usa quella storia per raccontare la grinta e la passione di una donna quarantenne di Edimburgo, cioè Philippa, maltrattata sul lavoro, separata con due figli preadolescenti, colpita da dolori persistenti alla testa causa encefalomielite, decisa a ristabilire la verità sul controverso re, neanche riconosciuto dalla Corona inglese.
Perché lo fa? Frears immagina che, dopo una rappresentazione teatrale, Riccardo III, bello, giovane e dritto come un fuso, appaia alla donna, intendo in carne ed ossa, e cominci a parlarle, invisibile a tutti gli altri. Un “segnale” che spinge Philippa a mollare tutto per compiere quella specie di missione.
Tutto molto “british”, ma anche una vicenda esemplare in bilico tra commedia e dramma, malinconia e riscatto; soprattutto il ritratto di una donna testarda e audace (nella realtà non così minuta) decisa a mettere in gioco tutta sé stessa per dare un senso a quella magnifica ossessione e far arrivare a tutti, alta, la propria voce.
PS. Sono certo che gli archeologi inglesi e non solo avranno di che ridire sulla ricostruzione della storia e degli scavi fatta dal film.

Michele Anselmi