Grazia Deledda Madesani, pronipote della Premio Nobel, al Festival di Cervia il 18 maggio, condivide i suoi ricordi di bambina - RavennaNotizie.it

Grazia Deledda Madesani, pronipote della Premio Nobel, al Festival di Cervia il 18 maggio, condivide i suoi ricordi di bambina

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Di Villa Caravella, gli eredi di Grazia Deledda hanno pochi ricordi. Quelli di Grazia Elena Madesani Deledda, 49 anni, che vive a Monza, risalgono a quando era solo una bimbetta di 4/5 anni. Grazia Elena li racconterà sabato 18 maggio in apertura della seconda edizione del Festival di Cervia dedicato alla sua celebre bisnonna, a Villa Caravella.

Quelli invece di Roberto Morelli, pronipote della scrittrice sarda, risalgono a quando era un ragazzino di 9/10 anni e trascorreva le sue vacanze a Cervia, in una casa a pochi metri dalla villetta “color biscotto”, sul lungomare intitolato alla sua celebre prozia. Roberto Morelli ne ha parlato lo scorso anno al pubblico del Festival, non nascondendo la sua emozione per il ritorno nella sua amata Cervia.

“Papà mi portava a Villa Caravella a giocare a dama cinese. C’erano Franz e sua moglie Nanda, c’erano la sorella di Palmiro, che se ne stava in cucina sempre con un grembiale legato ai fianchi, e la storica cameriera Angelina. Per me bimbetto non erano visite molto divertenti: questi adulti facevano chiacchiere noiosissime”, aveva raccontato Roberto Morelli parlando proprio in quel giardino in cui era solito ascoltare le chiacchiere un pò noiose dei parenti dell’illustre prozia.

Deledda Morelli

Il pronipote di Grazia Deledda, Roberto Morelli, con la moglie e la sorella

Per Morelli, classe ’53, ingegnere e appassionato di aviazione e del volo che oltre ad aver scritto testi tecnici e amministrativi, si è esercitato anche con tre brevi romanzi “per passione e piacere personale”, “era una festa quando Franz (secondo figlio di Grazia Deledda e cugino del babbo di Roberto, ndr), veniva a trovarci nella casa che avevamo sul lungomare di Cervia, proprio davanti al Bagno Ulisse: si presentava sempre con giochi di prestigio, era un uomo veramente divertente, che io chiamavo zio”.

Roberto ha sangue romagnolo nelle vene. Sua madre, Lucia Fontana, era nata a Cervia ed era la figlia di Carlo, il proprietario del Caffè Italia in piazza Garibaldi. Il padre, Raffaello (detto Lello), era invece il primogenito di Giuseppina, la sorella più giovane di Grazia Deledda. A farli incontrare a Cervia fu Franz. “Allora, venire a Cervia era un viaggio molto pesante e lungo, ma ho sempre adorato i cervesi, il dialetto romagnolo, la piadina e Cervia, dove ancora adesso ho carissimi amici”, aveva sottolineato Morelli non nascondendo una certa nostalgia per le vacanze romagnole.

I ricordi dell’altra erede, Grazia Elena Madesani Deledda, 49 anni, sono invece quelli dei 4/5 anni. “Ho trascorso la mia primissima infanzia a Villa Caravella. Ho ricordi molto belli, ma in gran parte riportati, sentiti in famiglia”, dice Grazia, che è figlia di Massimo, uno dei tre figli di Franz. “I ricordi non sono molti, ma sento molto le mie radici deleddiane, forse per il fatto che porto orgogliosamente il suo nome, è stata una donna rivoluzionaria per il suo tempo. Quando è stata venduta Villa Caravella avevo solo 5 anni, adesso da adulta, mi sarebbe piaciuto che fosse stata resa patrimonio pubblico”.

La vendita di Villa Caravella nel 1979 fu conclusa dalla famiglia Madesani a favore dei proprietari dell’Hotel Odeon, l’albergo sorto negli anni ‘70 di fronte alla villetta, che ne hanno poi destinato l’area esterna a parcheggio per i loro clienti. Il passaggio a privati ha impedito a Villa Caravella di seguire le orme virtuose di Casa Moretti a Cesenatico: in quello stesso arco di tempo fu ceduta dalla sorella dello scrittore al Comune che da allora ne ha fatto una dimora storica di grande pregio, ricca di memorie, libri e documenti.

“Mio zio Sandro, in quanto primo erede di Grazia Deledda, ha sempre voluto occuparsi personalmente del patrimonio della mia bisnonna e di tutto ciò che la riguardava, fino alla sua scomparsa nel 2016”. Il padre di Grazia è morto a 38 anni, e anche da parte della mamma, sposata a Massimo nel 1971, non ci sono sponde per costruire una memoria. Eppure, un nome come quello di Lina Sacchetti, la grande educatrice, amica cervese di Grazia Deledda, le suona molto familiare: ‘’io ero una bimbetta, ma attraverso mia nonna, mi ricordo che questa signora mi regalava sempre dei libri’’.

Grazia è tornata a Cervia l’ultima volta con la mamma e con lo zio Sandro, in occasione della ristampa dei libri cervesi di Grazia Deledda, voluta dall’Ascom e dall’Associazione CerviAmailLibro. Ha deciso di ritornarci sabato per l’apertura del Festival per testimoniare il proprio sostegno al lavoro dell’Associazione Grazia Deledda, una Nobel a Cervia per tenere alta la memoria della bisnonna.

Nei ricordi di Roberto Morelli non c’è solo il dispiacere per la vendita di Villa Caravella. Sposato con Laura, abita a Roma in via Trapani, nel quartiere Italia, in zona Nomentana, in una casa che è piena di storia deleddiana: è stata infatti la casa di zia Nicolina, la sorella di Grazia, pittrice, artista, che vi ha abitato fino alla sua morte, che l’ha colta ad oltre 92 anni. Al primo piano abita la sorella Patrizia. Mentre l’altra sorella, Claudia, nata nel 1943 a Cervia, vive altrove.

La finestra del soggiorno si affaccia su un grande condominio costruito dove nel 1910 sorgeva la Villa di Porto Maurizio, l’ultimo approdo romano di Grazia Deledda: il primo era stato in via Modena 50, dove era nato il primo figlio Sardus (morto ad appena 37 anni, un anno dopo la madre), il secondo in via Sallustiana n.4, dove ci sono ancora un caffè e una trattoria che la scrittrice usava frequentare.

Deledda

Grazia Deledda affacciata al balcone della sua casa romana di Porto Maurizio

Il piano terra del condominio è occupato da un’officina meccanica e da un parcheggio che ricordano quotidianamente alla famiglia Morelli quanto la speculazione edilizia abbia stravolto la faccia del quartiere. “Agli inizi del ‘900 questo spazio era tutto occupato dalla Villa della prozia. Dalla finestra del soggiorno, zia Nicolina poteva vedere e salutare la sorella Grazia. In mezzo, c’era il giardino rigogliosissimo con il grande cedro del Libano ricordato in alcune novelle. In questa zona – racconta Roberto – si era creato il quartierino sardo. Zia Nicolina era sempre vestita in costume quasi ottocentesco (portava un cappello di paglia con veletta) e in via Forlì, a poca distanza da qui, abitava la famiglia di Gramsci’’.

Sui muri della casa, sono appesi alcuni quadri di zia Nicolina. ‘’E’ stata l’unica delle sorelle della prozia Grazia che ho conosciuto: era piccola, ma un vero carabiniere per temperamento. Pretendeva le fosse dato del voi. Dovevamo restare tutti immobili, sull’attenti‘’, racconta sorridendo Roberto. Davanti ad un caffè fumante, interviene anche Patrizia: ‘’era una donna battagliera, ma molto minuta. Andavamo a Porta Portese per cercare scarpe piccole, numero 32, ma col tacco. Portava velette e fumava trinciato forte’’.

Parte dell’eredità di Grazia Deledda è stata ceduta da Alessandro Madesani Deledda alla Casa Museo di Nuoro affinchè il ricordo di questa donna e immensa scrittrice appartenessero a tutti. Due pezzi particolarmente pregiati sono lo studio romano dove la scrittrice scriveva le sue opere e la medaglia del Premio Nobel.

Nel 2016 la famiglia Morelli ha deciso di fare una grande donazione alla Biblioteca Nazionale di Roma: 620 libri di prime edizioni, incluso il dizionario del 1861 del padre di Deledda, la bambola di stoffa che aveva portato da Stoccolma alla sua amatissima nipotina Mirella, un quadro, un arazzo, un separè. E’ stata la prima acquisizione che ha consentito alla Biblioteca di creare lo spazio Deledda all’interno dello Spazio ‘900, intitolato significativamente ‘’Sotto il cedro del Libano’’, che apre la galleria degli scrittori Nobel. Poi nel 2020, è stata fatta una seconda acquisizione in quanto la vedova di Alessandro Madesani Deledda ha trovato un accordo per la vendita di quanto in suo possesso, avallata dai nipoti Grazia ed Edoardo, a patto che quel patrimonio potesse diventare pubblico e non andare smembrato o all’asta.

“E’ uno straordinario materiale di studio e di ricerca”, lo definisce la responsabile dell’Ufficio archivi, Eleonora Cardinale.  Si tratta, in particolare, degli arredi della sala da pranzo della Villa di Ponte Maurizio, di quadri, documenti autografi, tra cui oltre 50 manoscritti, novelle, testi teatrali, ma anche di romanzi scritti dalla Deledda su strisce verticali. Poi, ancora, 500 lettere ai familiari, volumi vari, documenti relativi al premio Nobel, tra cui il menù della cena della premiazione e la disposizione degli ospiti a tavola, con foto e ritagli stampa. Mentre l’opera della Deledda, non più protetta da diritti d’autore, è ora raccolta e consultabile in una Biblioteca digitale.

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