Per tutti è la musa ispiratrice di Pirandello: Margherita, la milanese con il cuore in Sicilia

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Per tutti è la musa ispiratrice di Pirandello: Margherita, la milanese con il cuore in Sicilia

Margherita Peluso, attrice di origini modicane, ha il merito di aver dato "lustro" alla figura di questa donna, senza la quale l’arte di Pirandello non sarebbe esistita

Jana Cardinale
Giornalista
  • 14 maggio 2024

Margherita Peluso

Il teatro come strumento di verità.

È stato così per Margherita Peluso, che ha deciso di ricostruire la storia dell’attrice Marta Abba, musa ispiratrice di Luigi Pirandello, e della sua relazione con il Nobel siciliano, producendo come naturale conseguenza “Finding Marta”, un documentario ricco di emozioni.

Punto di partenza è una ­corrispondenza tra i due, custodita nella casa di contrada Kaos ad Agrigento, a Roma, e nella biblioteca della Princeton University, negli Stati Uniti.

Quello che intraprenderà sarà un viaggio tra i luoghi e le situazioni che hanno segnato la carriera drammaturgica di Pirandello e la sua tormentata passione per l’attrice milanese, donna intraprendente e caparbia, che con le sue interpretazioni ha saputo diffondere e promuovere il teatro pirandelliano in tutto il mondo.

Margherita Peluso, attrice di origini modicane, ha il merito di aver dato "lustro" alla figura di questa donna, senza la quale, probabilmente, l’arte di Pirandello che tutti conoscono – sia l’uomo che lo scrittore e il drammaturgo – non sarebbe esistita.
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E in questo "viaggio"di conoscenza e ricerca, in quest'avventura, ritrova se stessa, e il senso della sua arte. Scopre che Marta è bella e sensuale, con una voce vibrante e profonda, e Pirandello si fa mentore, promotore e Maestro della ragazza, per la quale nutre un amore tanto forte quanto irrealizzabile.

La invita a scrivere, a studiare, la consiglia nella scelta delle opere da interpretare e la incoraggia a cimentarsi nella recitazione in lingua straniera.

Marta Abba recita all’estero, ma ha sempre l’occhio (e il cuore) all’Italia e al suo Teatro, che sogna impegnato e capace di dare voce al tormento interiore che l’uomo vive quotidianamente. Per Marta Abba il Teatro italiano è un malato da curare, e l’unico che sappia tastargli il polso è proprio l’attore drammatico.

La storia racconta che Luigi Pirandello e la sua giovane attrice inseguono il sogno di un Teatro di Stato, libero da condizionamenti politici o da eccessive banalizzazioni, in un’epoca difficile, segnata dall’avvento del Fascismo in Italia, confrontandosi con una critica spesso feroce e un pubblico facilmente manipolabile.

Quella di Marta Abba è una parabola breve, della durata di appena 11 anni. Perché alla fi­ne del 1936 Pirandello muore e l’attrice, che nel frattempo è negli Stati Uniti, si trova sola. In aiuto di quest’appassionato lavoro di ricostruzione di una storia sommersa arriva un fi­tto carteggio tra lei e Luigi Pirandello, che comincia nel 1925 e si interrompe solo nel 1936 con la sua morte.

Dalle lettere viene fuori una relazione complessa, tanto sentimentalmente che dal punto di vista lavorativo. Questo carteggio è formato da circa 800 lettere, oggi divise tra l’Italia e l’America, sebbene idealmente raccolte in un’unica pubblicazione nel 1994.

Margherita Peluso si immedesima totalmente in Marta con la quale condivide molte cose: è una attrice di teatro e di cinema, è milanese, ha un legame con la Sicilia, lavora spesso negli USA e all’estero; ma soprattutto, vive la sua carriera di attrice teatrale come una vocazione, un sacrificio all’Arte irrinunciabile.

Quello che ha intrapreso è un cammino tra i luoghi e le situazioni che hanno segnato la carriera drammaturgica di Pirandello e la sua tormentata passione per Marta, donna intraprendente e caparbia, che con le sue interpretazioni ha saputo davvero diffondere e promuovere il teatro pirandelliano in tutto il mondo.

Tra la Sicilia, Roma, Milano e New York, Margherita ha incontrato studiosi, attori e autori che hanno amato l’arte di Marta Abba e sono stati pronti a raccontarla, sottolineandone gli aspetti pionieristici ma anche i meriti artistici di quella che troppo spesso è stata ricordata come "l’amante di Pirandello".

Al tempo stesso, quello di Margherita è un pellegrinaggio interno nel mondo dell’attore di teatro, tutt’altro che semplice o entusiasmante, in cui si lotta quotidianamente per affermarsi, agli occhi di un pubblico sempre più volubile, distratto da nuovi media, e di una stampa non sempre attenta o disinteressata; in cui si vive in continuo movimento, tra una tournée e l’altra; in cui l’essere donna rappresenta ancora oggi un punto di forza e di debolezza al tempo stesso per chi intenda intraprendere questa carriera.

E nel suo lavoro emerge in filigrana anche la situazione del teatro italiano contemporaneo, con le sue fragilità e i punti di forza, indagati dagli specialisti con cui Margherita si è confrontata nel corso dei suoi spostamenti, corroborati dalla sua personale esperienza di professionista del settore.

Specialisti del calibro di Pietro Frassica, docente presso la Princeton University, hanno approfondito il rapporto Pirandello-Abba, illustrando i risultati della ricerca all’interno di pubblicazioni scientifi­che che si sono servite tanto della corrispondenza quanto di interviste inedite rilasciate dalla stessa Abba pochi anni prima della sua morte, nel 1988.

Margherita Peluso ha deciso di ricostruire la storia dell’attrice, della sua relazione con il Nobel siciliano, ma anche quella del tempo in cui questa donna, capocomica, intellettuale, si trova immersa. Margherita è una performer, autrice e regista che lavora in Italia, Australia e Stati Uniti.

Il suo è un progetto che nasce cinque anni fa a New York City, dove ha trovato la corrispondenza tra Pirandello e Marta Abba tramite un regista che vive in Australia, Mimmo Mangione.

«Ho scoperto che il vissuto di Marta era molto simile al mio. Lei nasce a Milano, da padre siciliano, va poi all’estero per ritrovarsi, per sentirsi accettata o riconosciuta, dal momento che non ha avuto nulla qui in Italia.

Per imparare l’inglese io sono andata in America, e mi ritrovavo negli stessi teatri, negli stessi bar, nelle stesse strade di Marta Abba. Dovevo scoprire lì la mia vita da attrice, perché lì c’è il riconoscimento a una professione che in Italia non esiste, e ho scoperto lei che negli anni 20 non aveva questo riconoscimento essendo donna, peraltro donna moderna in un tempo patriarcale.

Era una ‘primadonna’ e le hanno messo i bastoni tra le ruote. Trovare lei è stato trovare me. Il documentario è stato girato ad Agrigento, in parte a Catania, a New York e a Roma. Abbiamo intervistato Pietro Frassica che ha lavorato per Marta, abbiamo preso in mano le lettere originali di Pirandello. L’archivio è stato donato all’America. Io ho scritto prima un monologo e fatto una tournée nel 2018 in Italia.

La sceneggiatura è a due me e Alessandra Cilio che si è ispirata al mio monologo che si chiama ‘Io, Marta’».

Margherita Peluso si è formata in Italia, a Milano alla scuola Internazionale del Teatro Arsenale, e quando ha iniziato la professione di giorno lavorava e la sera studiava in teatro facendo in seguito numerose audizioni fino a capire che non riusciva a esprimere il proprio talento e desiderio verso il teatro, a causa di alcuni compromessi e regole che non le stavano bene e a cui si è sottratta.

Ha deciso allora di partire e studiare all’estero, in America, dove si è resa conto che la professione può esistere, perché lì viene riconosciuto il potenziale di chi ha talento. Dopo l’America è stata in Australia per cinque anni, dove è stata scelta come interprete per un ruolo principale di un’opera di Pirandello presso la Mama di Melbourne, e l’esperienza l’ha riportata in Italia.

«Sono tornata per riscoprire le mie origini, la mia terra, per comprendere i miei avi. Oggi alle donne e agli attori in genere dico di lavorare insieme, senza sentirsi minacciati da altri bravi attori. Bisogna essere bravi a riconoscere un Maestro in quel momento. E siamo tutti Maestri, dobbiamo solo condividere notizie e informazioni.

Fare tanta formazione. Io oggi sono Acting Coach e seguo un metodo per la formazione anche internazionale, per capire come si lavora all’estero, per prendere spunti da altre cultura, ma è fondamentale sapere che tra di noi dobbiamo collaborare e creare e formarci per non farci schiacciare e farci prendere dalle difficoltà.

Piantare bene i piedi a terra e sentirsi forti e aggrappati a questa terra che è di fuoco, perché la passione è dentro di noi. Non trasformare i sentimenti in energia negativa, ira e rabbia, giudizio, che non serve nel mestiere. Dobbiamo essere generosi».

In Sicilia Margherita Peluso ha lavorato all’antico carnevale della contea di Modica indagando su tutte le tradizioni con una ricerca sul teatro d’inchiesta, perché le memorie sono importanti.

«Farò altri progetti sulla Sicilia – dice - che è tutta da scoprire e da amare. Per ora c’è questo, che è importantissimo. La mia idea è quella di portare un ambiente sano. Gli attori devono essere sani e lavorare in modo tranquillo con chi rispetta la loro vulnerabilità e si mette in gioco. Il nostro è un lavoro delicato, che nella gente può scatenare memorie o traumi.

Avere un ambiente sano e libero è importante. Lavoriamo sull’intimità, sul conoscere se stessi attraverso l’arte della recitazione; il teatro nasce dal rito, è un atto sacro e oggi un attore ha bisogno di sentirsi dire questo e non essere abusato.

Il mio metodo è il Lucid Body, olistico. Sono una coach sui set cinematografici per aiutare gli attori. In Sicilia facciamo dei ritiri di 5 giorni; stiamo in comunità come arte terapeutica del Teatro, a Modica».
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