Agi ad Angelucci, affare da 30 milioni. Pd e 5S: “Fermare conflitto d’interessi”. Giornalisti proclamano due giorni di sciopero - la Repubblica

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Agi ad Angelucci, affare da 30 milioni. Pd e 5S: “Fermare conflitto d’interessi”. Giornalisti proclamano due giorni di sciopero

Antonio Angelucci
Antonio Angelucci (ansa)

Annunciate interrogazioni sulla cessione dell’agenzia di stampa dell’Eni al gruppo del deputato leghista e ras delle cliniche nel Lazio. Interviene Fnsi

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ROMA — L’agenzia Agi proclama due giorni di sciopero contro la possibile cessione della testata al gruppo del deputato leghista e ras delle cliniche nel Lazio Antonio Angelucci. L’Eni, proprietaria della testata, cerca di gettare acqua sul fuoco: “Come già avvenuto altre volte in passato, Eni ha ricevuto una manifestazione di interesse spontanea da parte di un soggetto interessato ad Agi: ne è seguita una interlocuzione preliminare. Ad oggi non c’è un negoziato in corso”. Ma sulla possibile cessione si annunciano già interrogazioni parlamentari dal Partito democratico e del Movimento 5 stelle per il possibile conflitto di interesse di questa operazione che vedrebbe la seconda agenzia del Paese rilevata da un polo editoriale guidato da un esponente della Lega che ha già tre quotidiani: Libero, Giornale e Tempo.

Il dialogo tra le parti è in corso e secondo alcune fonti si parlerebbe anche di cifre e di un perimetro di giornalisti inferiore a quello attuale: attraverso la conferma di una quindicina di uscite con il meccanismo degli incentivi già approvato da azienda e Fnsi. Pd e 5 stelle sollevano un doppio conflitto di interesse: il primo sull’Eni, considerando che tra gli azionisti c’è anche il ministero dell’Economia guidato da Giancarlo Giorgetti che fa parte dello stesso partito di Angelucci. Ma non solo.

Con una norma voluta dal governo Draghi è stato allargato anche all’editoria lo “spettro” della possibile golden power da parte del Consiglio dei ministri. Palazzo Chigi dovrà fare una istruttoria per verificare accentramenti ed eventuali presenze di altri soci o di investitori come si fa per la cessione di aziende di rami strategici per il Paese. Il cuore dell’impero Angelucci si chiama Tosinvest e la cassaforte è la spa di Latigos Sca, che è la holding lussemburghese della famiglia.

Non è un mistero che il polo di Angelucci si colloca nel mondo editoriale come riferimento del centrodestra e dell’attuale compagine di governo guidata da Giorgia Meloni. Lo stratega dell’operazione di acquisizione dell’Agi è Mario Sechi, ex portavoce di Meloni, ex direttore della stessa Agi oggi alla guida di Libero. Il piano prevederebbe il suo ritorno alla guida dall’agenzia e per la direzione di Libero sarebbe in pole Daniele Capezzone. Proprio Sechi aveva benedetto alla guida dell’Agi dopo il passaggio a Palazzo Chigi la sua allora vice, Rita Lofano, che oggi parteciperà al lancio dell’associazione delle giornaliste di area centrodestra ideato dalla storica addetta stampa di Meloni, Giovanna Ianniello.

I giornalisti dell’Agi sono sulle barricate: «È in gioco la garanzia del pluralismo dell’informazione». Interviene anche Alessandra Costante, segretaria della Fnsi: «L’informazione ha bisogno di non essere coinvolta in conflitti di interesse». Il Pd, primo firmatario Giuseppe Provenzano, ha presentato una interrogazione sul «coacervo di conflitti di interesse» tra privati e governo in questa operazione. Anche i 5 stelle sono preoccupati: «L’ipotesi di vendita dell’agenzia al gruppo degli editori Angelucci rappresenta una minaccia alla libertà di stampa», dicono i capigruppo M5S in commissione Cultura alla Camera e al Senato Antonio Caso e Luca Pirondini. «Solidarietà ai giornalisti», dicono anche Angelo Bonelli di Avs e Carlo Calenda.

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