Murer, scultore di memoria - La Voce di Rovigo

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Murer, scultore di memoria

Una figura fondamentale

Murer, scultore di memoria

Grande protagonista della conviviale di maggio del circolo polesano degli Amici dell’arte sarà la figura dello scultore di Falcade Augusto Murer (1922-1985), uno dei più significativi artisti della seconda metà del Novecento.

Domani alle 20 all’hotel Regina Margherita di Rovigo, il figlio Franco, invitato dalla presidente Federica Panziera, pittore e scultore, presenterà ai soci aspetti inediti dell’attività artistica, sociale e i luoghi da cui il padre prese ispirazione. Il titolo della conferenza sarà “Scolpire la memoria: l’impegno artistico e civile di Augusto Murer”. Ha anticipato il relatore che il padre ancor prima di scultore, nel periodo della Resistenza nazifascista, fu partigiano con il nome di battaglia “Artista” e di aver combattuto in difesa della libertà e democrazia, valori cui si ispirò per tutta la sua esistenza. Solo alla fine delle ostilità riprese la primitiva vocazione e diede vita ad una vasta produzione artistica, legata a temi di impegno civile e sociale. Le opere di Murer sono ispirate ad un realismo esistenziale che scaturisce al contatto con la materia, da cui traspare tutta la forma immaginativa della sua fantasia. Nell’atelier di Falcade, tra le montagne bellunesi, ospitò amici famosi: Renato Guttuso, Mario Rigoni Stern, Raphael Alberti, Giuseppe Marchiori il lendinarese fondatore del Fronte nuovo delle arti e altri ancora.

Gli anni della maturità artistica furono contrassegnati dal monumento alla Partigiana, realizzato in collaborazione con Carlo Scarpa su una piattaforma mobile davanti ai giardini della Biennale di Venezia. Poi il Monumento ai caduti di Belluno, quelli di Vittorio Veneto, del Cansiglio, del Grappa. Anche la città di Rovigo, a fine anni settanta, commissionò a Murer un monumento celebrativo in memoria di Giacomo Matteotti, vittima nel 1924 della violenza fascista, da collocare nell’area antistante il giardino delle Due Torri.

Lo scultore ha dato vita ad un’opera complessa, tormentata che costituisce un capitolo di straordinaria umanità e verità. Si tratta di un realismo espresso con elementi astratti che rappresentano in modo metaforico l’atto di condanna nei confronti del Fascismo dichiarato da Matteotti, ma pure l’ordine di eliminare un avversario pericoloso per il regime.

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