‘Emilia Pérez’ di Jacques Audiard a Cannes, il film con la straordinaria attrice transgender Karla Sofia Gascón - la Repubblica

‘Emilia Pérez’, colpo di fulmine a Cannes per il folle musical con una donna trans tra i narcos messicani

‘Emilia Pérez’, colpo di fulmine a Cannes per il folle musical con una donna trans tra i narcos messicani

La recensione del film in concorso di Jacques Audiard con Zoe Saldaña, Selena Gomez e la straordinaria Karla Sofia Gascón

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È arrivato il primo colpo di fulmine – i francesi dicono coup de coeur, colpo al cuore – di questo festival. Si intitola Emilia Pérez. E non ci stupiremmo affatto, sabato prossimo, di ritrovarlo nel palmarès. Jacques Audiard, il regista, ha già vinto una Palma nel 2015 con Dheepan. Ma in questo caso un premio sembra fin d’ora ipotecato da Karla Sofia Gascón, una portentosa attrice spagnola che interpreta un ruolo semplicemente pazzesco: quello di un boss del narcotraffico messicano che decide di affermare il proprio genere femminile e fondare una comunità per aiutare… le vittime del narcotraffico! Già così, la trama è bizzarra: aggiungete che il film è un musical, con i personaggi che di punto in bianco smettono di parlare e si mettono a cantare e ballare nelle vie di Città del Messico o negli altri, cosmopoliti ambienti in cui si svolge la vicenda.

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Audiard è francese. Ma non somiglia a nessun altro regista francese di oggi. Con Il profeta (2009) si era calato nel mondo della malavita còrsa. Con il citato Dheepan aveva raccontato l’esilio in Francia di un guerrigliero delle Tigri Tamil. Poi, con I fratelli Sisters (2018), aveva addirittura realizzato un western girando in Almeria manco fosse Sergio Corbucci. Ma stavolta ha fatto un triplo salto mortale. Il film è ambientato fra Messico e Gran Bretagna con un passaggio in Israele, parlato e cantato in spagnolo con alcune scene in inglese, con due star statunitensi di passaporto ma ispaniche per lingua: Zoe Saldaña e Selena Gomez.

(reuters)

La trama, dunque. Rita (Saldaña) è una giovane avvocata di Città del Messico, combattiva e frustrata: lavora per un principe del foro che nella prima sequenza fa assolvere un riccone che ha sicuramente ammazzato la moglie, facendo passare il tutto per un suicidio. Mentre sfoga la rabbia nei bagni del tribunale, Rita riceve una telefonata: “Che fai chiusa nel cesso? – le chiede una voce cavernosa – Vieni fra dieci minuti all’edicola davanti al tribunale e diventerai ricca”. Impaurita ma curiosa, Rita abbocca e viene caricata su una macchina, con tanto di cappuccio in testa per impedirle di vedere alcunché. Nel deserto incontra “Manitas” Del Monte (Gascón), uno spaventoso boss della droga, che le affida un incarico assai stravagante: trovargli un medico che possa operarlo, e gestire tutti i passaggi burocratici (cambi di identità, flussi di denaro, documenti falsi: le solite scartoffie) che questo comporta. “Manitas” sparirà dopo l’operazione, ma Rita dovrà occuparsi dell’esilio in Svizzera della sua giovane moglie (Gomez) e dei loro due bambini. Poi, piena di dollari fino alle orecchie, potrà godersi la vita.

Passano quattro anni (e siamo ancora a 20-25 minuti di film). Rita lavora a Londra, ha successo, è felice. Ma a una cena conosce una signora elegante e un po’ corpulenta, messicana come lei: una miliardaria. Basta un’occhiata: “Manitas” è diventato Emilia Pérez, e ha ancora bisogno di Rita. Dovrà tornare in Messico, farla ricongiungere con la famiglia (alla quale dirà di essere una “zia” fin lì ignota, ma si sa, i narcos hanno molti segreti) e aiutarla in un’impresa, stavolta, a fin di bene…

La trama vi sembra folle? Beh, sappiate che ne abbiamo scalfito sì e no il 5%. Altri colpi di scena vi travolgeranno, se e quando il film uscirà in Italia (ma speriamo proprio di sì). A cominciare, dicevamo, dalle canzoni “mariachi” che costellano il film, e che danno a tutti gli interpreti modo di cantare e ballare come se fossero a Broadway.

(afp)

Emilia Pérez è la conferma di un talento (Audiard) davvero internazionale e sempre sorprendente, capace di giocare con i generi e i codici del cinema popolare tenendo sempre d’occhio l’intrattenimento. Qui siamo di fronte a un musical che diventa un film d’azione che diventa un mélo fiammeggiante che diventa mille altre cose. Audiard conosce bene il cinema messicano degli anni 50, la “Hollywood a Sud del Rio Grande”, Emilio Fernández e Dolores del Río: il film ricorda quei tempi gloriosi e al contempo è brillantemente moderno. In fondo, un vero film-trans come trans è Karla Sofia Gascón, terrificante da uomo e “divina”, un mix tra Wanda Osiris e Yvonne Sanson, da donna: ha cominciato in Spagna come attore ed è diventata in Messico una splendida attrice. Al punto di oscurare le stelle Gomez e Saldaña e un’altra attrice bravissima, la messicana Adriana Paz. Il problema sarà quale premio darle: miglior interpretazione maschile (Manitas) o femminile (Emilia)? Perché non tutti e due?

Emilia Pérez

Regia di Jacques Audiard

Voto 4 stelle (su 5)

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