GIUSEPPE in "Enciclopedia Italiana" - Treccani - Treccani

GIUSEPPE

Enciclopedia Italiana (1933)

GIUSEPPE (ebraico //ebraico// Yôseph: "[Dio] accresca")

Vincenzo Cavalla

Figlio di Giacobbe e di Rachele, particolarmente caro a Giacobbe, perché natogli nella sua vecchiaia e d'indole molto buona. Questo gli cattivò la gelosia dei suoi fratelli che presero a mal volergli. Due sogni che presagivano la sua grandezza e che G. raccontò loro misero il colmo al loro malcontento; onde risolvettero di perderlo. Un giorno, lontani da casa, lo gettarono vivo in una cisterna senz'acqua. Passavano frattanto di là dei mercanti madianiti e G. fu venduto a loro per la somma di 20 sicli d'argento. Fu condotto in Egitto e là venduto a Putifarre, capo del corpo di guardia del Faraone. Le benedizioni di Dio accompagnarono G. nella casa del suo padrone. Sicché si guadagnò la fiducia di lui che gli affidò il governo della casa. Ma la fedeltà e integrità di G. furono anche l'occasione delle sue disgrazie: vittima innocente della depravata moglie di Putifarre, fu gettato in prigione. Compagni di sventura nella medesima prigione erano due dignitarí del Faraone. Costoro, avendo una notte fatto entrambi un misterioso sogno, G. illuminato da Dio, l'interpretò e la sua interpretazione si avverò: uno di essi fu liberato e tornò al servizio del faraone. Ma G., sebbene si fosse raccomandato all'intercessione sua, dovette ancora restare due anni nella prigione. Finché una notte il faraone ebbe anch'egli due sogni: quello delle 7 vacche magre e delle 7 grasse e quello delle 7 spighe piene e delle 7 vuote. Interrogati invano tutti i maghi del regno per la spiegazione, alfine, dietro suggerimento del dignitario liberato, fu fatto chiamare Giuseppe, il quale ne diede tosto la spiegazione: dovevano venire 7 anni di abbondanza e poi 7 anni di carestia. In previsione di questa diede consiglio al faraone di eleggere un uomo prudente e abile all'amministrazione di tutto il regno per raccogliere provviste durante i 7 anni di abbondanza. Il re non vide in altri che in lui quest'uomo prudente e abile e lo incaricò di tale ufficio costituendolo suo primo ministro. G. aveva 30 anni quando salì a sì alta carica in Egitto. Come tale visitò tutte le provincie d'Egitto e fece grandi provviste di grano. Venne poi la carestia preannunziata e tutto il popolo egiziano, nonché molti stranieri, correvano a G. per avere grano di che vivere. Vennero da Canaan anche i figli di Giacobbe per comperare grano, e si presentarono a Giuseppe, ma non lo riconobbero. Li riconobbe bensì G., che però stimò bene non manifestarsi ancora, anzi volle intanto metterli alla prova, quasi trattandoli da spioni e ladri e costringendoli a tornare una seconda volta. Alfine riconoscendo che essi erano emendati d'indole e di animo si fa conoscere e tutti li abbraccia col bacio dell'amore fraterno e del perdono. Essi ritornano felici con l'incarico di dire al padre di venire a stabilirsi in Egitto. E difatti Giacobbe esultante venne in Egitto con tutti i suoi; e G. ottenne loro dal faraone che abitassero la terra di Gesen, la più fertile di tutto l'Egitto. Sempre secondo il racconto biblico Giacobbe presso a morire volle ancora dare un segno di predilezione a G. assegnandogli doppia parte di eredità, che passò ai suoi due figli Efraim e Manasse. G. morì all'età di 110 anni e il suo corpo, dietro sua volontà, fu trasportato presso Balata nei dintorni di Sichem in Palestina, ove ancor oggi è indicato il monumento del quale si dice che ricordi la tomba di G. (Genesi, XXXVII-L).

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