The Imitation Game – Alan Turing e il tema della diversità

«Sono le persone che nessuno immagina possano fare certe cose quelle che fanno cose che nessuno può immaginare.»
The Imitation Game, recensione film di Alan Turing
Alan Turing, matematico inglese e indiscusso padre dell’informatica, è il protagonista del film “The Imitation Game“, interpretato dal sensibile ed espressivo Benedict Cumberbatch, già noto attore teatrale, televisivo e cinematografico.
Solitario e impenetrabile, Alan Turing è un giovanissimo docente universitario che viene assunto dai Servizi Segreti inglesi per cercare, insieme ad un team composto da matematici, linguisti, giocatori di scacchi ed esperti di enigmistica, di decrittare il codice “Enigma“, la diabolica macchina di comunicazione usata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale per le operazioni belliche.
La pellicola, diretta del norvegese Morten Tyldum, viaggia su tre linee temporali diverse con continui flashback sulla dolorosa adolescenza di Alan, vittima del bullismo dei suoi coetanei, e la cui sofferenza, viene attenuata dall’amicizia profonda ma sfortunata con il suo coetaneo Christopher. E proprio quella che i posteri chiameranno “La macchina di Turing”, sarà da lui denominata Christopher, in onore dell’amico che lo aveva sempre incoraggiato a credere in se stesso. Alan lavora su quella macchina ininterrottamente in un’affannosa corsa contro il tempo per decifrare le comunicazioni dei tedeschi e cercare di porre termine il più presto possibile alla guerra. L’altro periodo di tempo della breve vita di questo grande genio, bistrattato da una società bigotta e ipocrita, riguarda gli anni che seguono la fine della guerra e che vedono l’incriminazione di Turing per atti osceni a causa della sua malcelata omosessualità.
The Imitation Game, recensione del film sulla vita di Alan Turing

Benedict Cumberbatch interpreta Alan Turing nel film “The Imitation Game”

Il film può essere considerato un omaggio al pioniere del computer, attanagliato dalle sue fragilità e paure, ma nel contempo estremamente deciso e consapevole delle proprie capacità al punto da suscitare inizialmente antipatia per la sua ostentata arroganza non solo tra i suoi compagni di squadra, ma anche in noi spettatori che proviamo a decifrarne l’animo come cerca di fare lui con i messaggi criptici dei nazisti. La sfida intrapresa da Alan è sfiancante; ogni mattina, la micidiale macchina tedesca viene resettata e le possibili combinazioni ammontano a centinaia di milioni di miliardi.
Senza sbavature e sentimentalismi, The Imitation Game mostra che l’ardua impresa attuata da Turing e la sua squadra non si limita solamente a comprendere dove sta per avvenire un’azione bellica dei tedeschi; quando riescono a decifrare il complesso meccanismo di Enigma, spetta loro la terribile decisione di intervenire solo quando si presenta l’occasione giusta per non insospettire i tedeschi. E decidere chi può essere tratto in salvo e chi, invece, sarà la vittima sacrificale per salvare altre vite ed accelerare la fine della guerra, è il compito più lacerante del lavoro svolto da quella squadra di eroi. Un team che lavora in incognito e che, senza alcun clamore, secondo gli storici, riesce ad anticipare la fine della guerra più sanguinosa della storia dell’uomo di ben due anni e risparmiare la vita a più di quattordici milioni di persone.
The Imitation Game, recensione film, la storia di Alan TuringAnche se il film ruota intorno alla complessa personalità del protagonista, non bisogna dimenticare il ruolo di una donna, Joan Clarke, interpretata da Keira Knightley, anche lei discriminata da una società ancora prepotentemente maschilista, che aiuta Alan a relazionarsi meglio con chi lo affianca nel suo lavoro quotidiano e per un breve periodo di tempo riesce a far uscire l’uomo dal suo autismo relazionale. «Alan, non importa quanto tu sia in gamba, Enigma lo sarà sempre più di te. Se davvero vuoi risolvere il tuo rebus, ti servirà tutto l’aiuto possibile e loro non ti daranno una mano se tu non gli piaci.»
Non solo un film biografico, ma anche di denuncia sociale nei confronti di quell’Inghilterra degli anni ’50 che non differisce molto dall’epoca vittoriana nello scaraventare nella più cupa emarginazione due dei suoi più significativi personaggi storici. Impossibile non accostare, anche se si tratta di due uomini profondamente differenti, il ripudio di Oscar Wilde, che concluse la sua vita tragicamente a causa di una mentalità meschina e gretta, a quella di Alan Turing che, nonostante l’encomiabile lavoro svolto per l’umanità, è costretto a scegliere tra il carcere e la castrazione chimica, optando per quest’ultima forse per la vergogna del suo orientamento sessuale che lo perseguita sin da ragazzo e lo conduce verso il suicidio.
The Imitation Game, recensione film sulla storia di Alan Turing

La sua genialità, come sempre accade nella storia dell’uomo, viene riconosciuta dopo la morte e mostra l’ipocrisia umana che non esita a buttare fango sui cosiddetti “diversi” quando sono ancora in vita per poi osannarli dopo la morte.
The Imitation Game è molto avvincente, non privo di momenti di leggerezza con dialoghi che evidenziano l’asciutto umorismo inglese, ed è incentrato sulla figura del matematico inglese interpretato in modo straordinario da Benedict Cumberbatch, che con il suo sguardo sfuggente e una strana luce negli occhi, riesce a rappresentare splendidamente la misteriosa personalità dei geni. La superba colonna sonora di Alexandre Desplat accompagna la triste vicenda, narrata con delicatezza e profondità, e affronta svariati temi, forse troppi per un film di un paio di ore, che scorrono velocemente grazie ad una buona sceneggiatura e un cast ben selezionato. Candidato a otto premi Oscar, il film ha il merito di mettere sotto i riflettori una parte della storia moderna poco conosciuta e pone ancora numerosi interrogativi sulla brutalità umana e sull’inafferrabile definizione di “normalità” in un mondo che considera la guerra un male ineluttabile da accettare con rassegnazione, ma pronto a condannare la diversità ovunque si presenti. Dopo la visione di questo film, appare inevitabile ancora di più concordare con il pensiero di Hermann Hesse: «In natura non esiste nulla di così perfido, selvaggio e crudele come la gente normale.» Quella gente normale che decide cosa sia giusto o sbagliato, pronta ad emarginare senza pietà chi non riesce ad adattarsi ad un sistema spesso violento e ipocrita e che guarda con sospetto chi manifesta un pensiero che si allontana dai cori belanti.
Siamo così cambiati dai tempi di Alan Turing o di altri geni perseguitati a causa della loro diversità?
Forse solamente porsi questa domanda aiuterebbe a spalancare i nostri ristretti orizzonti.
Che ben vengano questi film volti a far riflettere su una delle tante figure solitarie che hanno contribuito a migliorare il mondo.
The Imitation Game, recensione film sulla storia di Alan TuringIl trailer del film:
https://www.youtube.com/watch?v=i0JY79_Kiww

( Le immagini sono state reperite sul web )

 

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