DJAGILEV, Sergej Pavlovič in "Enciclopedia Italiana" - Treccani - Treccani

DJAGILEV, Sergej Pavlovič

Enciclopedia Italiana (1932)

DJAGILEV, Sergej Pavlovič

Gastone Bosio

Nato nel Governatorato di Novgorod il 19 marzo 1872, morto il 19 agosto 1929 a Venezia. Studiò giurisprudenza all'università di Pietroburgo, e, contemporaneamente, musica con i maestri Sokolov e Liadov. Laureatosi si dedicò al giornalismo e fu critico d'arte e di musica; dal 1898 al 1904 organizzò varie esposizioni d'arte moderna in patria e all'estero, affermandosi poi particolarmente a Parigi nella mostra della pittura storica russa, proprio nel momento che all'Opéra comparivano per la prima volta grandi manifestazioni della musica russa. Dal 1907 in poi non si occupa più che di teatro e di musica, ma la sua fama europea di grande artista e animatore di artisti si concreta definitivamente a Parigi nel 1909, quando per la prima volta la perfezione tecnica, il gusto, la bellezza, l'ardimento, la novità dell'"esotica carovana" dei Balletti russi, da lui creata e guidata suscitò l'entusiasmo del pubblico occidentale. In quella prima stagione al Théâtre du Châtelet di Parigi il D. presentò Le Pavillon d'Armide, Cléopatre, Les Sylphides, Le Prince Igor nell'interpretazione di Michele Fokin, Nižinskij, Anna Pavlova, Ida Rubinstein, la Karsavina, la Smirnova, Bolm, Monakov, ecc., magnifico complesso di danzatori cui i musicisti Črepnin e Arenskij offrivano l'impulso unificatore del ritmo e lo scenografo L. Bakst l'orgiastica profusione delle luci e dei colori. Nel 1910, passato all'Opéra, il D. inscenò: Shéhérazade, creazione di Bakst e Fokin sulla Suite di Rimskij-Korsakov, e l'Oiseau de Feu scritto da Stravinskij apposta per D. Il balletto dal D. creato come nuovo spettacolo d'arte teatrale e coreografica suscitò la fantasia di giovani compositori, e fece conoscere all'Europa una schiera di pittori e decoratori russi quali il Roerich, il Benois, Golovin, Ansfeld, ecc. Nel 1911 lanciò Petruška di Stravinskij e Benois, nel 1912 accolse in repertorio le prime opere di musicisti non russi come Debussy e Ravel (L'Après-midi d'un Faune, Daphnis et Chloe). Nel '13 offrì la Kovančina di Musorgskij, nel '14 La légende de Joseph di Strauss. D. cercò di evolversi con i tempi, e si può dire che la sua massima fosse: non ripetersi. Accolto tra i suoi collaboratori il Picasso, nel 1919-20 si rivolge a Manuel de Falla per il Tricorno; si ripiega poi verso l'antico e a Rossini chiede in prestito i motivi per la partitura, composta dal Respighi, della Boutique Fantasque, inquadrata da Derain in grottesche figurazioni. Si vale inoltre del Matisse per lo stravinskiano Rossignol. Il D. è diventato ormai un eclettico. Venuto in voga il cubismo, egli tenta un balletto informato a tale stile con Parade (soggetto di J. Cocteau, musica di E. Satie, scenarî di Picasso), affidandone la messinscena all'audace coreografo L. Mašin; ma il tentativo, per quanto ammirato da molti critici, non ottenne plauso presso il pubblico. Dopo il 1921 D. compì con la sua compagnia fortunati giri artistici in Spagna, Italia, Inghilterra, America. In Italia D. ebbe l'ispirazione del Pulcinella, musicato poi, su elementi pergolesiani, dallo Stravinskij, studiò l'opera italiana del Settecento ricavandone varî balletti e Vittorio Rieti compose per lui il Barabau, ispirato a una vecchia nenia popolare italiana, l'Arca di Noè e Le Bal, con la collaborazione scenica del De Chirico. Il balletto russo creato dal D. dalla felice combinazione d'infinite tendenze artistiche, decadenti o moderniste, con il temperamento ritmico istintivo e quasi barbarico d'una schiera di danzatori e danzatrici dai nervi d'acciaio e dalla disciplina ferrea, aveva però incominciato verso il 1924 a decadere, non sapendo più realizzare forme nuove. Esso si esaurisce con la morte del suo primo, e forse ultimo maestro, dopo aver segnato nella storia dello spettacolo e della danza una data storica: la reazione alla coreografia tradizionale.

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