Lei, storia di un amore digitale: La recensione del film con Joaquin Phoenix
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Cinema

Lei, storia di un amore digitale: La recensione del film con Joaquin Phoenix3 minuti di lettura

Lei (in originale Her)è un film del 2013 (oggi disponibile su Netflix) scritto e diretto da Spike Jonze che si è accaparrato l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale. La storia è, molto semplicemente, una storia d’amore. Tuttavia non è banale, questo amore nasce tra un nomade digitale e… un sistema operativo.

Ci troviamo in un futuro distopico che, in fondo, non ci sembra nemmeno così assurdo, dove i computer hanno un ruolo cruciale nella vita delle persone. Attraverso degli auricolari (simili agli AirPods) è sempre possibile mettersi in contatto con il proprio computer e con i propri dispositivi, quasi parlare con loro.

La trama

Il protagonista, Theodore Twombly (interpretato da Joaquin Phoenix), è un inguaribile romantico e questo si riflette anche nella sua professione: scrive lettere d’amore. Il protagonista svolge il suo lavoro egregiamente, facendo innamorare con le sue parole centinaia di persone… tuttavia questo romanticismo non ha riscontro nella sua vita privata. E’ solo, dopo aver divorziato dalla compagna di una vita, e cerca di ingannare il tempo in tutti i modi. Un giorno viene attratto dalla pubblicità di un sistema operativo, OS1, basato su un’intelligenza artificiale che, proprio come un cervello umano, è in grado di evolversi e crescere imparando.

Invogliato a provare qualcosa di nuovo acquista il software e inizia a conversare con Samantha. L’intelligenza artificiale è estremamente brillante e Theodore rimane colpito dalla sua incredibile capacità di apprendere. Ogni giorno le loro conversazioni diventano sempre più profonde, portando il protagonista a non veder l’ora di ‘lasciare’ la realtà per parlare con quella voce che sembra capirlo così bene, come nessun altro sa fare.

Non so quello che voglio, non lo so mai. Sono sempre confuso e… Lei ha ragione, non faccio che ferire e confondere chi mi sta intorno.

L’amore digitale

Samantha e Theodore si innamorano e, proprio come succede in alcune relazioni a distanza, cercano di sfruttare tutti i canali e dispositivi possibili per stare sempre in contatto. Alla fine il mondo è più bello se riusciamo a condividerlo con qualcuno e, in questo caso, Theodore utilizza una fotocamera per far vedere a Samantha il suo mondo. Riesce persino a portarla con sè in spiaggia e mostrarle il mare.

Io dico che chiunque si innamori è un disperato. Innamorarsi è una pazzia. È come se fosse una forma di follia socialmente accettabile.

Il film è chiaramente metaforico, il sistema operativo riesce a trovare sempre la cosa giusta da dire, ‘lei’ è in grado di dare al consumatore quello che vuole. La pellicola ci mostra un rifiuto della realtà su più livelli, la negazione della contraddizione a favore dell’asservimento e la sensazione di avere entrambe le mani sul volante dell’amore, cosa che nella realtà non è mai possibile. Non possiamo fare niente per evitare di perdere le persone, è la vita e, alla fine, anche il digitale impara dal reale.

Lei

Che cosa impariamo?

Raramente i film che hanno un intento educativo riescono a trasmettere il loro messaggio senza risultare pedanti. In questo caso il risultato è felice. Ci viene mostrato quanto è facile farsi coinvolgere dalla tecnologia, creata dall’uomo stesso per soddisfare le proprie necessità, e la tendenza dell’uomo contemporaneo all’isolamento. Il protagonista è un nomade digitale, gira per la città sempre connesso, capace di vivere su due livelli ma incapace di gestire lo scontro tra il digitale e il reale.

La realtà alla fine va affrontata, perchè non si può sfuggire da essa. Anche se una gabbia è dorata rimane comunque una gabbia. Altro aspetto importante è, sicuramente, il superamento delle barriere di ogni tipo. Arriverà davvero un giorno in cui innamorarsi del proprio dispositivo elettronico verrà considerato normale? Credo che il messaggio più profondo sia la fondamentale inutilità della corporeità nell’innamoramento, per innamorarsi basta l’essenza.