Viaggio a Villa Mapelli Mozzi, della famiglia di Edoardo che oggi sarà all’incoronazione di Re Carlo III | Corriere.it

Viaggio a Villa Mapelli Mozzi, della famiglia di Edoardo che oggi sarà all’incoronazione di Re Carlo III

diDonatella Tiraboschi

La dimora storica a Ponte San Pietro potrebbe trasformarsi in un centro di ricerca e cura per malati di Alzheimer e Parkinson

villa mapelli

Dario Mapelli Mozzi davanti alla villa di famiglia a Ponte San Pietro

«Accade ad una certa ora in estate, quando i raggi del sole vanno a colpire la vetrata d’ingresso. In quel momento e per qualche minuto tutta la chiesa diventa d’oro. È una magia», spiega Dario Mapelli Mozzi indicando la meravigliosa «Annunciazione» vitrea sulla porta d’ingresso. Una magia che solo a pochi è dato ammirare perché la chiesetta, dedicata a San Rocco, dove avviene questo fenomeno, è un compendio sacro di un villone chiuso al pubblico. A Ponte San Pietro, Villa Mapelli Mozzi di proprietà della storica e nobile famiglia bergamasca, si presenta come un Moloch addormentato. 

L’aquila sopra il grande orologio centrale della facciata domina imperiosa il vialone d’accesso che la separa dal mondo, ma tutto si rifà ad un mondo antico, antichissimo che non c’è più. Ne sono un retaggio gli stucchi barocchi al soffitto e un albero genealogico imponente che vede, tra le ultime foglioline di un ramo, Edoardo Alessandro Mapelli Mozzi, marito di Beatrice di York, figlia del principe Andrea, che questa mattina sarà tra gli invitati vip alla festa per l’incoronazione di Carlo III.

Immobiliarista 

Nono erede, in qualità di principe consorte nella linea di successione al trono del Regno Unito, Edoardo Mapelli Mozzi, 40 anni, immobiliarista della City, è figlio del conte Alessandro. 

Viaggio a Villa Mapelli Mozzi, della famiglia di Edoardo che oggi sarà all’incoronazione di Re Carlo III

Edoardo nel giorno delle nozze , il 18 luglio 2020, con Beatrice di York (figlia del principe Andrea). Insieme a loro, la Regina Elisabetta e il principe Filippo

Classe 1951, ex sciatore olimpico con passaporto inglese, quest’ultimo è cugino di Dario il quale, con la sorella Barbara e il cugino avvocato Giorgio Bonomi, divide la proprietà immobiliare. Un’area complessiva di 260 mila metri quadrati incastona il villone su tre piani distribuiti per circa 4 mila metri quadrati, oltre alle due barchesse per 2 mila e duecento metri quadrati e altri edifici per oltre tre mila. Numeri imponenti, forse troppo, che si innestano nella realtà di un patrimonio tramandato di generazione in generazione e soggetto, come spesso accade alle attività a conduzione famigliare, a varie criticità: quelle delle relazioni (famigliari) e quelle della gestione. Perché se è bello possedere, mantenere costa.

Oneri e burocrazia

Un’indagine condotta dalla LUISS nel 2017 ha rilevato come una dimora storica può richiedere spese annue di manutenzione ordinaria e straordinaria, oscillanti tra i 90 e i 100 mila euro. Non solo, ma le dimore storiche sono considerate dei beni vincolati, e questo comporta che per qualsiasi intervento di manutenzione ordinaria, il proprietario debba confrontarsi con un apparato burocratico estremamente complesso. 

Il vincolo partito proprio dalla chiesetta, pende sul villone bergamasco che, se all’esterno e sulle facciate presenta gli inesorabili segni del tempo tra infissi da cambiare e intonaci che si sfogliano, all’interno si svela in tutta la sua bellezza. Se le radici del manufatto risalgono al 1460 (epoca in cui vennero acquistati i terreni) è dal 1600 che si possono ricavare maggiori dettagli storici sull’immobile. Lo spiega una lapide in marmo nero, visibile ancora oggi, che chiarisce come proprio a San Rocco fu dedicato un «oratorio» in segno di ringraziamento. Nel periodo più tremendo dell’epidemia seicentesca, Locate fu risparmiata dalla peste e quando nella seconda metà del Settecento si diede inizio all’edificazione della chiesa l’intitolazione al santo protettore fu d’obbligo.

Giochi in controluce

Il trionfo di affreschi e stucchi ad opera del pittore milanese Giuseppe Ferrari è diffuso e si espande anche nel piano nobile dove si possono ammirare dipinti del bergamasco Paolo Vincenzo Bonomini (allievo del Galgario) e di Antonio Orselli, pittore svizzero. O ancora nel salone da ballo dove campeggiava, prima che fosse coperto da stucchi, un affresco che rappresentava l’incendio di Troia, mentre in un altro salone il soffitto dipinto pare oscurato da un’ombra. «Sembra che a soffitto ci sia una perdita, una macchia di umidità — evidenzia Dario —, in realtà è un effetto voluto perché, sempre per l’esposizione ad ovest della casa, ancora il sole crea dei giochi in controluce che, volutamente, sono stati “fissati” in questo modo».

Feste e guerre

È facile e suggestivo immaginare la vita nobile del tempo. I ricevimenti, i balli e gli allestimenti (molto Bridgerton Style) addirittura con cotillon di orologi d’oro. Momenti di festa alternati a quelli di guerra, come quelli del 1799 quando la villa subì l’occupazione delle truppe russe che insieme a quelle austriache ricacciavano dall’Italia i francesi. Si contarono molti danni e molti mobili buttati giù dalle finestre. Un intreccio di vita in una complessa ed articolata genealogia famigliare dove, tra decine di notabili, spicca la figura di padre Luigi Mozzi, gesuita di chiara fama, che è possibile conoscere attraverso un piccolo ritratto appeso nel grande atrio che dà sul giardino.

Polmone verde

A dire il vero, si tratta piuttosto di un grande parco dove fu costruita una profondissima piscina, un polmone verde dalle incredibili potenzialità. Ecco, tutto qui ruota, non attorno a ciò che è stato, ma a ciò che questa villa Reale in salsa orobica potrà diventare. Il futuro di quella che l’architetto Luigi Angelini aveva definito come «la più grandiosa delle ville della provincia», potrebbe prevedere la trasformazione in un centro di ricerca e cura per malati di Alzheimer e Parkinson, patologie in crescita esponenziale, come quelle che afferiscono ai disturbi alimentari. È quello che, con una sinergia pubblico-privata auspica lo stesso Dario alle prese con un’eredità bellissima, ma pesantissima. E che si punta a far diventare «utilissima».

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6 maggio 2023 2023 ( modifica il 6 maggio 2023 2023 | 14:40)