La Premier League e la SPL
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Editoriale

La Premier League deve temere la Saudi Pro League?

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A cura di Cesare Tamborini

Nonostante da oltremanica si dichiari, più o meno direttamente e con sempre più frequenza, che il fenomeno Saudi Pro League andrà a sgonfiarsi a breve, la Premier League, da mesi a questa parte, pensa di introdurre delle regole che però, guarda caso, hanno come fine quello di contrastare il calcio saudita.

Fuga di campioni?

Che la Premier possa essere la principale lega a rimetterci, o comunque a doversi preoccupare, dalle mire espansionistiche dei sauditi non lo scopriamo adesso. Qua su CS ve ne abbiamo già parlato durante il calciomercato della scorsa estate. Mesi nei quali, ce lo ricordiamo tutti, le squadre della SPL annunciavano a go-go acquisti roboanti dall’Europa.

Benzema, Cristiano Ronaldo e Neymar sono i tre maggiori acquisti messi a segno dalla SPL.

Quando diciamo, come abbiamo fatto poco sopra, “contrastare il calcio saudita” intendiamo dire mettere un freno, sia ben chiaro legittimo, soprattutto a quelle che potrebbero essere future dipartite di campioni dalla lega calcistica numero uno al mondo verso la SPL. O comunque, in generale, contrastare un prossimo strapotere della lega saudita dotata, in teoria ma anche in pratica come si è visto nell’estate 2023, di un potenziale economico senza rivali.

Corriamo ai ripari

Lo scorso inverno la Premier League aveva addirittura messo ai voti una proposta che avrebbe vietato, a gennaio 2024, prestiti di giocatori tra club della stessa proprietà. Una norma che, come vi avevamo raccontato, pur avendo, come ovvio che fosse, un carattere generale, andava, di fatto, ad intervenire sul Newcastle. Il club bianconero, ricordiamo di proprietà del fondo sovrano saudita PIF, cercava un sostituto di Sandro Tonali e pareva averlo trovato in Saudi Pro League tra una delle squadre anch’esse sotto l’ombrello di PIF. Da qui la proposta, poi non approvata.

Il nocciolo del problema

Tornando a quanto detto sopra, ovvero circa la partenza di giocatori da Londra verso Riyadh, la scorsa estate hanno lasciato la Premier in direzione Arabia Saudita nomi quali, per citarne alcuni, Roberto Firmino, Eduard Mendy, Jordan Henderson (salvo poi a gennaio andare all’Ajax) e N’Golo Kanté. Senza dimenticare che campioni quali Bruno Fernandes, Kevin De Bruyne e Mohamed Salah sono sempre, secondo “radiomercato”, sul taccuino dei manager sauditi per il prossimo campionato.

Momo Salah, il suo nome è da tempo accostato alla Saudi Pro League. Foto: Official Facebook page of Liverpool FC.

La soluzione?

Saudi Pro League che rappresenta quindi, proprio a livello di calciomercato, un autentico spauracchio per i vertici della Premier, i quali “non se ne stanno con le mani in mano” e stanno pensando a come intervenire. Una delle più recenti idee è quella di introdurre una sorta di “Luxury Tax”. In sostanza, in caso un club violasse le regole di sostenibilità economico-finanziaria, verrebbero meno le penalizzazioni in classifica. Ricordiamo che nell’attuale stagione, per questa ragione, sono stati tolti punti in classifica all’Everton ed al Nottingham Forrest. Al posto di decurtare punti, i club meno virtuosi verrebbero sottoposti a sanzioni economiche; queste crescerebbero all’aumentare delle spese. I proventi di queste “multe”, che potrebbero essere di diversi milioni di sterline, potrebbero avere due destinazioni. La prima di essere ridistribuiti alle squadre rispettose delle regole finanziarie. La seconda di creare una sorta di “fondo di emergenza” in aiuto dei club in difficoltà.

La proposta, portata avanti dalla stragrande maggioranza dei 20 club della Premier League, avrebbe come fine quello, a detta delle stesse squadre, di cambiare le attuali regole in materia di sostenibilità. Ma perché? Questo poiché non più attuali con il panorama mondiale del calcio. Panorama calcistico mondiale del quale fa parte, e qui entrano in gioco i petrodollari dell’Arabia Saudita, proprio la Saudi Pro League le cui squadre, non essendo sotto l’egida della UEFA, non sono soggette all’UEFA Financial Fair Play. Regole che, sempre a detta dei club inglesi, se non venissero rinnovate farebbero perdere alla Premier quell’appeal che la contraddistingue e che la mantiene, tutt’oggi, come la lega calcistica numero uno al mondo.

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Foto in apertura: The official Facebook account for Roshn.

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