Easy Girl

Easy Girl

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Sulla base dei teen movie degli anni Ottanta, ma con qualche aggiustamento estetico e narrativo, Easy Girl si propone come equilibrato punto di incontro tra cinema per un pubblico giovane e cinema di qualità, sia nella messa in scena che nella scrittura.

Diavoli e marmotte

Olive, anonima liceale, racconta all’amica Rhiannon di aver perso la verginità con uno studente del college: è solo una bugia per nascondere l’ennesimo week end passato a casa. Ma la notizia, alimentata dalla bigotta Marianne, si diffonde rapidamente in tutta la scuola e Olive diventa improvvisamente una ragazza molto “popolare”… [sinossi]
I want John Cusack holding a boombox outside my window.
I wanna ride off on a lawnmower with Patrick Dempsey.
I want Jake from Sixteen Candles waiting outside the church for me.
I want Judd Nelson thrusting his fist into the air because he knows he got me.
Olive Penderghast – Easy A (Easy Girl)

Nathaniel Hawthorne e John Hughes. Easy Girl – più sottile il titolo originale, Easy A [1] – è un film che alla luce del sole, dichiarandolo chiaramente e ripetutamente, compie un’interessante e a tratti spassosa operazione di rielaborazione di due “classici”: il capolavoro letterario La lettera scarlatta di Hawthorne e il cinema di Hughes, regista/sceneggiatore/produttore che ha segnato i teenage movie degli anni Ottanta. L’accostamento potrebbe suonare blasfemo, ma funziona per più di un motivo: in primis, il fertile intreccio tra citazioni letterarie e cinematografiche, la conseguente riflessione sulla fruizione e comprensione dei testi, i differenti punti di riferimento generazionali e culturali, le metodologie di comunicazione. Will Gluck (regista) e Bert V. Royal (sceneggiatore) giocano con due oggetti che apparentemente appartengono a mondi diversi: il romanzo di Hawthorne, ostico per la maggior parte degli studenti, come qualsiasi testo scolastico, e il cinema di Hughes, che parla direttamente e quasi esclusivamente al pubblico giovane. E la chiave di lettura è ovviamente affidata alla protagonista, capace di andare oltre la visione dell’orrido La lettera scarlatta (1995) di Roland Joffé [2] e di rievocare lo spirito e le atmosfere dei vari Sixteen candles – un compleanno da ricordare (1984), Breakfast Club (1985), Una pazza giornata di vacanza (1986) e Playboy in prova (1987) [3]. Olive, ragazza dal fascino sottostimato e dal cervello fino, vive sulla propria pelle le ipocrisie del mondo scolastico, dell’omologazione, (ri)trovando il proprio equilibrio grazie e attraverso la letteratura, il cinema e, dulcis in fundo, internet. Olive, un po’  Hester Prynne e un po’ playgirl in prova, si cuce addosso una A, ma è il rapidissimo passaparola via cellulare a cucirle addosso un’etichetta: la soluzione non potrà che arrivare attraverso un video sulla rete.

Gluck e Royal aggiornano, omaggiano, rielaborano il cinema di Hughes, mostrandoci come i problemi di fondo degli adolescenti americani siano rimasti gli stessi. Sulla base dei teen movie degli anni Ottanta, ma con qualche aggiustamento estetico e narrativo, Easy Girl si propone come equilibrato punto di incontro tra cinema per un pubblico giovane e cinema di qualità, sia nella messa in scena che nella scrittura. Strizzando l’occhio a certo cinema indie, il film pone molta attenzione ai dialoghi, alle felici e spesso taglienti battute di Olive, e alla descrizione della sua famiglia felicemente (e miracolosamente?) progressista. Ed è proprio l’ottima confezione, la ricerca della qualità anche nei toni leggeri, a elevare Easy Girl sopra la media: a partire dai titoli di testa, si percepisce la cura per i dettagli, dalla scelta della colonna sonora al casting pressoché perfetto. Allegro e spensierato, ma mai banale, il film di Will Gluck, che aveva esordito alla regia con Fired Up! (2009) e che sta completando Friends with Benefits con Mila Kunis e Justin Timberlake, scorre veloce come Change Of Seasons, trascinante track d’apertura, ma resta impresso come Don’t You (Forget About Me), doverosa e calzante citazione sonora finale [4]. Impreziosito dall’ottima performance della giovane Emma Stone (una sorta di Bella in A) [5] e dalla presenza di vecchie volpi come Stanley Tucci, Patricia Clarkson, Thomas Haden Church, Lisa Kudrow e Malcolm McDowell, Easy Girl esce in Italia in una settimana non facile (The Fighter, Piranha 3D, Il gioiellino, La vita facile), ma merita il prezzo del biglietto. Imperdibile per gli hughesiani.

Note
1. La lettera A, ça va sans dire, è riferita alla lettera scarlatta che Hester Prynne, sventurata protagonista del romanzo di Hawthorne, deve portare sul petto. A come Adultera.
2. Fulminante la frecciata riservata alla pessima trasposizione interpretata da Demi Moore, una Hester Prynne in versione caliente.
3. Playboy in prova, diretto da Steve Rashnon, non rientra nella filmografia di Hughes, ma ne riecheggia stile e contenuti con discreti risultati. Meno popolare in Italia di altri teenage movie, è prima citato dalla protagonista e poi apertamente omaggiato nella sequenza finale, con tanto di tosaerba e accompagnato dalle note di Don’t You (Forget About Me) dei Simple Minds, che aprivano e chiudevano l’intramontabile Breakfast Club.
4. Esemplare l’utilizzo di alcune canzoni, come il tormentone Pocket full of Sunshine, “worst song ever” che diventa colonna sonora di un week end e di uno stato d’animo.
5. Speriamo per la brava Stone che il suo futuro sia più radioso rispetto alla parabola calante di buona parte delle stelle e stelline dei teen movie anni Ottanta (i cosiddetti Brat Pack).
Info
Easy Girl su facebook.
Il trailer italiano di Easy Girl.
Easy Girl sul sito della Sony.
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