Il film: Raw – Una cruda verità, 2016. Regia: Julia Ducournau. Cast: Garance Marillier, Ella Rumpf, Marion Vernoux, Laurent Lucas. Genere: horror. Durata: 99 minuti. Dove l’abbiamo visto: Su Netflix, in lingua originale.
Trama: Justine, una ragazza di 16 anni, vive in una famiglia in cui tutti sono veterinari e vegetariani. È una studentessa brillante e promettente, ma quando entra nella scuola di veterinaria scopre un mondo decadente, spietato e pericolosamente seducente. Durante la prima settimana, ossessionata dall’idea di adattarsi ai suoi compagni di classe, si allontana dai principi che la sua famiglia le ha inculcato e mangia per la prima volta carne cruda. Le conseguenze non tardano ad arrivare e la giovane donna inizia a rivelare la sua vera natura.
Il 2016 ha segnato il debutto al lungometraggio di Julia Ducournau, regista francese che si è poi aggiudicata la Palma D’Oro al Festival di Cannes 2021 con il film Titane. Raw – Una cruda verità, questo il titolo della sua prima pellicola, ora su Netflix, è uno degli horror recenti più memorabili, che descrive il potere soffocante degli istinti nell’età adolescenziale. Non c’è modo più preciso di decifrare questa storia di antropofagia che svelarla come un coming of age in cui una giovane donna abbatte i preconcetti con cui era stata cresciuta in famiglia per dare libero sfogo ai suoi istinti primordiali. Incesto, omicidio e cannibalismo sono – secondo Sigmund Freud – gli unici desideri che, inconsciamente, tutti gli esseri umani covano dentro di noi. Forse è per questo che Justine (Garance Marillier), sembra, nonostante la sua mostruosità, così fragile e umana, elemento significativo su cui si concentra la nostra recensione di Raw – Una cruda verità. E se il film chiarisce una cosa è che, nel profondo, siamo tutti mostri, anche se ammetterlo ci fa soffrire.
Raw – Una cruda verità, la trama: lasciare il nido
Figlia di veterinari – e cresciuta nel più rigoroso vegetarianismo – Justine si presenta alla sua prima settimana di scuola di veterinaria in fondo alla catena alimentare, il posto che le appartiene in quanto matricola. Sua sorella Alexia (Ella Rumpf), anche lei studentessa dello stesso istituto, è incaricata di farlo rispettare. Il giorno dopo, la ragazza è costretta a mangiare un rene di coniglio come parte di uno stranissimo rito iniziatico. Pian piano, il desiderio che Justine comincia a scoprire dentro di sé va ben oltre il gusto per la carne cruda e si troverà ad affrontare l’orrore della sua stessa natura, a confrontarsi con un desiderio insaziabile che la mette a nudo come la creatura irrazionale che gli esseri umani sono in fondo. In Raw – Una cruda verità, l’appetito irrefrenabile di Justine è concepito fin dall’inizio come un’allegoria dei disturbi fisiologici e mentali dell’adolescenza, nel suo allontanamento dal nido infantile (metaforizzato dal vegetarianesimo) verso il primo contatto con il mondo reale (cannibalismo), qualcosa che va ben oltre il mero apprendistato cerimoniale: il cannibalismo femminile diventa in Raw una risposta difensiva di fragilità alla brutalità di un ambiente alienante, una sorta di inquieta mutazione bestiale per gridare al mondo il bisogno di contatto umano in anni così cruciali per la nostra formazione.
Il sangue dell’adolescenza
Il mondo di Raw è un mondo di sangue onnipresente, aggressivamente – e in maniera auto-difensiva – schizzato, inondato e sommerso di sangue, tanto umano quanto animale: qualcosa che ogni reparto mette a fuoco in maniera precisissima. La sontuosa fotografia di Ruben Impens, la stridente musica technorock extradiegetica di Jim Williams, il montaggio bombardante di Jean-Christophe Bouzy e la scenografia di Laurie Colson tanto insinuante quanto perversamente irrealistica, costruiscono mondo semplicemente perfetto per lo sviluppo della storia di Justine.
Sebbene includa porzioni di gore furioso così realistiche da risultare a volte difficili da digerire – le prime di Raw – Una cruda verità a festival come Cannes e Toronto hanno provocato svenimenti – il film di Ducournau è molto più di quanto tali tattiche provocatorie potrebbero suggerire. La regista usa l’espediente del risveglio cannibale per condurre un’esplorazione sovversiva della femminilità, della scoperta sessuale e del legame tra sorelle, e per celebrare il corpo, i suoi piaceri segreti e i suoi appetiti viscerali. Siamo di fronte a un dramma sull’adolescenza che comprende veramente la solitudine di chi si allontana da casa per la prima volta. Un ritratto perfetto della transizione, anche imbarazzante, alla vita universitaria e, contemporaneamente, di come i fratelli non siano mai così lontani, anche quando sembra che ci sia una grande distanza tra loro. Raw è un film che parla di cambiamenti e transizioni e di come ci si adatta a diventare la persona che si sarà per il resto della vita.
Sorelle nel destino
Garance Marillier è una rivelazione nel ruolo di Justine e la lotta alla scoperta della sua identità da adulta è sentita, inquietante e così concreta in modi che colpiranno chiunque abbia lasciato la casa dei genitori. La grande forza di Raw è che ogni scelta, anche quelle che fanno rivoltare lo stomaco, è radicata nella realtà. Si tratta di quei piccoli momenti: una conversazione inquietante con un professore, decisioni sbagliate prese a una festa in cui l’alcol scorre un po’ troppo liberamente, ballare da soli nella propria camera da letto mentre si prova un outfit che si ha troppa paura di indossare in pubblico. Il viaggio accidentato di Justine alla scoperta di se stessa è mostrato con dettagli strazianti e Marillier cattura ogni intoppo emotivo perfettamente.
Altrettanto impressionante è la Rumpf nel ruolo di Alexia, la sorella maggiore che si è adattata alla vita lontano da casa e che cerca di educare la sorella sui modi giusti e sbagliati di sopravvivere alla scuola. La loro dinamica è il fulcro del film, soprattutto quando Raw – Una cruda verità si rivela lentamente una storia di due sorelle che finalmente giungono a conoscersi come adulte piuttosto che come bambine. Justine e Alexia litigano tanto spesso quanto vanno d’accordo e i loro scontri catturano le oneste contraddizioni che esistono tra tutti i fratelli.
La dinamica tra questi personaggi e l’ambiente universitario dove tutto prende vita sono talmente riconoscibili e stressanti da far funzionare gli elementi horror alla perfezione. Alla fine, il sangue inizia a scorrere (anche se non nei modi che ci si aspetterebbe) e la violenza è adeguatamente grottesca, ma è al servizio dei temi più ampi del film. Raw – Una cruda verità può essere considerato un film scioccante, ma non è interessato al valore dello shock. Ogni pezzo di carne strappato, ogni macabra ferita da morso, è una rappresentazione letterale delle cicatrici emotive e mentali che raccogliamo crescendo. Nelle abili mani di Ducournau, la violenza diventa una metafora di risvegli di ogni tipo, sessuali, emotivi e mentali: Raw – Una cruda verità è uno dei film sull’adolescenza più brutalmente onesti e ricchi di sfumature mai realizzati.
La recensione in breve
Raw - Una cruda verità è un brillante saggio su quella fase della vita chiamata adolescenza: Julia Ducournau utilizza i meccanismi del genere horror per riflettere su quanto possa essere terrificante lasciare il nido per un luogo sconosciuto e scoprire nuova libertà, nuovi stimoli, nuovi limiti.
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Voto CinemaSerieTv