REUCHLIN, Johannes in "Enciclopedia Italiana" - Treccani - Treccani

REUCHLIN, Johannes

Enciclopedia Italiana (1936)

REUCHLIN, Johannes

Alberto Pincherle

Umanista, nato il 24 febbraio 1455 a Pforzheim, morto a Bad Liebenzell il 30 giugno 1522. Studiò a Friburgo in Brisgovia, poi seguì un figlio del margravio di Baden a Parigi, ove continuò gli studî letterarî, incominciando quello del greco. In seguito studiò a Basilea, ove divenne baccelliere nel 1475 e maestro nel 1477. Poi si dedicò alla giurisprudenza, a Orléans e a Poitiers; alla fine del 1481 era a Tubinga e nel 1482 accompagnò il conte Everardo il Barbuto del Württemberg in Italia, ove venne a contatto con Lorenzo il Magnifico e col suo circolo, e conobbe Giovanni Argiropulo. Servì il suo signore in diverse missioni (alla dieta di Francoforte del 1486 incontrò Ermolao Barbaro); nel 1490 tornò in Italia con un figlio naturale di Eberardo; nel 1492, a Linz, cominciò ad apprendere l'ebraico da un ebreo di origine italiana.

Morto Everardo, il R. si recò (1496) a Heidelberg e vi divenne precettore dei figli dell'elettore palatino Filippo. Durante la sua vita si può dire che egli sia stato la maggiore autorità in Germania per l'insegnamento dell'ebraico e del greco; questa lingua era da lui pronunziata come gli avevano insegnato i suoi maestri bizantini, cioè secondo la pronunzia, detta poi nelle scuole dell'Occidente reucliniana, in antitesi alla erasmiana, e che è tuttora in uso in Grecia; ed egli la difese contro Erasmo con lo scritto Dialogus de recta latini graecisque sermonis pronuntiatione (1519). Nel 1498 compì un terzo viaggio in Italia, e ne profittò per perfezionarsi nell'ebraico sotto la guida di Obadjah Sforni di Cesena. Tornato in patria, si stabilì a Stoccarda e nel 1502 divenne uno dei "triumviri" della lega sveva. Nel 1513 rinunciò alla carica e nel 1519 divenne professore di greco e di ebraico a Ingolstadt; in seguito alla peste, passò a Tubinga, dove seguitò a insegnare nel 1521-1522.

Il R. ha grande importanza nella storia della cultura, meno per i suoi meriti come scrittore, per es., per le sue commedie (ediz. Holstein, Halle sulla S. 1888), Scenica progymnasmata o Henno (imitazione della Farce de maître Pathelin) e Sergius vel Capitis caput o per le operette grammaticali o per le edizioni (Eschine, Demostene, S. Girolamo), che per essere stato uno degl'introduttorì dello studio dell'ebraico, cioè conoscitore delle tre (non più soltanto due) lingue antiche, necessarie all'intendimento della Bibbia. I Rudimenta linguae hebraicae (1506) sono ancora un'opera elementare, condotta sulla traccia dei lavori di D. Kimchi; ma il De accentibus et orthographia linguae hebraiche (1518) è già un'opera originale e di carattere scientifico. Ma intanto, sulla base dello studio dell'ebraico e delle opere di G. Pico della Mirandola, il R. s'interessò anche alle dottrine mistiche ed esoteriche del giudaismo, della Qabbalāh: frutto di questo interesse sono il De verbo mirifico (1494; sul tetragramma sacro YHWH) e il De arte cabbalistica (1517).

E al suo interesse per gli studî ebraici si deve la famosa polemica, per cui egli è più noto. Un ebreo convertito, J. Pfeffenkorn, aveva ottenuto dall'imperatore Massimiliano un mandato (19 agosto 1509) per la distruzione dei libri ebraici che in qualunque modo urtassero il sentimento dei cristiani. Poi l'imperatore ebbe dei dubbî, e con altro mandato, del 10 novembre, ordinò delle consultazioni. Il R. diede, il 6 ottobre 1510, il suo parere favorevole alla conservazione dei libri filosofici, dei commenti biblici, del Talmūd e della Qabbalāh. Di qui la polemica: lo Pfeffenkorn pubblicò contro il R. un Handspiegel, cui questi rispose con l'Augenspiegel (1511); questo fibro fu mandato all'inquisitore di Colonia, Hochstraten. Seguirono il Brandspiegel dello Pfeffenkorn e la Defensio contra calumniatores suos Colonienses (1513) del R. Della questione si erano intanto impadronite le facoltà teologiche, tutte favorevoli allo Pfeffenkorn, mentre i circoli umanistici, già in lotta contro la scolastica, insorsero in favore del R. Un primo giudizio, a Spira, fu favorevole al R.; ma la questione fu portata alla curia di Roma, ove si trascinò a lungo, e solo nel 1520 si ebbe una sentenza che rovesciò la precedente, riabilitando il Hochstraten. Nel corso della controversia, il R. aveva pubblicato (1514) delle Clarorum virorum epistolae, a lui favorevoli (come, nel 1519, pubblicò le Epistolae illustrium virorum); in contrapposizione apparente a queste, dai circoli umanistici intorno a U. von Hutten (autore di un Triumphus Capnionis, cioè del R.) e a Muziano Rufo uscì, tra il 1515 e il 1517, la feroce satira delle Epistolae obscurorum virorum.

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