Lorenzo Il Magnifico principe della tavola

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Lorenzo Il Magnifico principe della tavola


Alto e robusto, viso magro e incavato, naso camuso, grandi occhi rotondi, mascella inferiore pronunciata, colorito olivastro, lunghi capelli neri; voce aspra ma gradevole, segni particolari: miope e privo d’olfatto.
Questa descrizione, che sembra calzare a pennello ad un plebeo del tutto mancante di bellezza, corrisponde all’aspetto di uno degli uomini più intelligenti della storia: Lorenzo de’ Medici.
Ricevuta un’educazione eccellente dai migliori maestri, conosceva il greco e il latino, scriveva in italiano volgare e aveva senso poetico. Pur dotato di una personalità fortissima ascoltava i consigli, perché era un modo per arricchire il proprio cervello con quello altrui. Il Magnifico si circondò di una vera e propria corte di letterati, poeti, pittori e artisti che fecero di Firenze uno dei centri più creativi d’Europa.
Padrone assoluto della città, nella vita di tutti i giorni aveva fama d’uomo semplice, amava il canto (era stonato), cedeva il marciapiede alle persone più anziane, e frequentava le osterie per incontrare le classi umili dei suoi fiorentini.

Era un grande esperto di cucina, un raffinato intenditore di vini e cibi. Fra gli iscritti all'Accademia platonica da lui presieduta c'era anche Bartolomeo Sacchi, detto il Platina autore del celebre trattato De Honesta Voluptate.

Lorenzo nella sua opera Il Canto dei Cialdonai da la ricetta per preparare i cialdoni di cui era particolarmente ghiotto. Nei Canti Carnescialeschi e nella Neccia da Barberino parla dei suoi cibi preferiti che si potevano consumare nelle osterie fiorentine: schiacciate, migliacci, castagnacci, aringhe, pancetta, salsicce, fave arrostite, pecorini, cosce di rana. Gli arrosti di selvaggina gli arrivavano dalle battute di caccia che organizzava presso le sue ville di Cafaggiolo e di Poggio a Caiano.

Nel suo palazzo di via Larga a Firenze si servivano sontuosi banchetti famosi presso tutte le corti italiane; memorabile quello allestito nel giugno 1469 quando sposò Clarice Orsini

Sulla tavola conviviale del Magnifico trionfavano carni di vitello, maiale, capretto e selvaggina, cotte arrosto ma anche "allesso", innaffiate con ottimo Chianti e arricchite da verdure e dolci 

Lorenzo ha immortalato in questi versi una sua filosofia di vita: "Chi vuol esser lieto sia, di doman non v'è certezza...". 

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