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Stridulum

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VOTO: 7

The Visitor è un film di fantascienza, quindi in un certo senso va tutto bene. Non c’è tanto filo logico nelle cose”.
Filosofia e rassegnazione (o della rassegnazione) dall’alto degli 84 anni emergono nelle parole e nei ricordi di Ennio Guarnieri. Chiudere un decennio che l’aveva visto fidatissimo direttore della fotografia dell’ultimo De Sica e Zeffirelli con quella follia!
Che però è stata resa fattibilissima, dice sempre Guarnieri, grazie a dei mostri. A quei mostri di attori. Ed è effettivamente il cast a tuonare come primo e principale delirio di quel Stridulum (titolo internazionale, appunto, The Visitor) che dall’anno della sua uscita, il 1979, cerca una definizione. L’esperienza definitiva nella follia B-movie. Una delle esperienze cinematografiche più alienanti degli anni ’70. Il Monte Everest dei pazzi film italiani 70s. Una bizzarra miscela tra Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo e i film sulla possessione demoniaca quali L’esorcista e Il presagio. O meglio, i loro seguiti. Demoni, alieni, dramma familiare, azione, poliziesco, sapore grindhouse, le musiche del grande Franco Micalizzi, che chiuse egregiamente il suo decennio paradisiaco (tra gli altri, Lo chiamavano Trinità, La banda del Gobbo, Italia a mano armata, Napoli violenta, Roma a mano armata).
D’altra parte…John Huston protagonista?! Mel Ferrer, Glenn Ford, Sam Peckinpah (quest’ultimo peraltro in un periodo di seria lotta contro la dipendenza dalla cocaina)? Lo spaziale Cristo biondo Franco Nero che introduce e chiude il film parlando ad asettici, puri bimbi pelati? Addirittura Shelley Winters che, stando alle odierne parole dell’allora ragazzina Paige Conner, si comportò da diva astiosa: “Non la sopportavo. Era una strega! Nella scena della lotta sul tavolo mi colpì davvero. Mi scaraventò a terra un paio di volte. Non andavo nel suo camerino, che era privato, d’elite. Mi guardava e diceva: “Amo le scene in cui picchio i bambini’. Era dentro il personaggio, suppongo”. O un annoso astio con le lolite.
Il tutto sotto l’abile occhio produttivo di Ovidio Assonitis, che con la regia di Chi sei? (1974) e Tentacoli (1977) aveva dimostrato di essere un acuto rimodellatore dei linguaggi cine-orrifici d’ultimo grido (appoggiandosi all’acqua santa de L’esorcista nel primo caso, alla pinna de Lo squalo nel secondo), e il furore registico di Giulio Paradisi, che mai come in questo film è riuscito a coniugare le lezioni del maestro Fellini (di cui fu aiuto regista in Otto e mezzo) e le sperimentazioni creative pubblicitarie con cui si era fatto un nome in quegli anni.
C’è infine il titolo nostrano (per una volta non siamo stati noi a rovinare fantasiosamente la bellezza dell’originale!). Wikipedia: “La stridulazione è l’atto di produrre suoni sfregando tra loro certe parti del corpo. Questo comportamento è associato perlopiù agli insetti, ma è noto che anche altri animali lo fanno, come numerose specie di serpenti e ragni. Un apparato di stridulazione dedicato è stato scoperto altresì nei maschi di una sola specie di uccelli, il Machaeropterus deliciosus (manachino delizioso). In italiano parole di origine onomatopeica per i suoni prodotti dalla stridulazione sono ad esempio frinire (delle cicale e dei grilli) e zillare (delle cavallette). Gli insetti ed altri artropodi stridulano sfregando insieme due parti del corpo. Questi sono indicati genericamente come gli organi stridulatori, sebbene in molti gruppi l’intera struttura sia chiamata stridulitrum”.
Il titolo che è quindi specchio di conflitto, di corpi che sfregano, di dissonanze, di dualità. Come quelle che simboleggiato Pong, il videogioco da cui Katy, la bimba indemoniata/aliena/posseduta/paranormale (quale di queste cose?!), è rapita, partita dopo partita.
Come ufficializzato nel libretto, il blu ray della Arrow Video ricalca in toto quello dell’americana Drafthouse, che aveva pubblicato il proprio prodotto già nel 2013. Cambiano solo l’artwork (doppio nel caso della Arrow, come da tradizione, con la possibilità di scegliere tra le due copertine: quella con il primo piano di Katy o quella con il residentsiano bulbo oculare provvisto di minacciosi artigli) e l’autore del commento all’interno del libretto.
Pregi e difetti sono quindi identici. La versione del film è integrale, riabilitando i 20 minuti di tagli imposti negli States (non in Europa) e la qualità del restauro è evidente. Tuttavia quest’ultimo probabilmente non è stato attuato sul negativo, ma su una copia: ne conseguono una scarsità di dettaglio, un’immagine piuttosto soft e occasionali impurità. Gli extra sono poi scarsi, solo tre brevi e trascurabili interviste – a Lance Henriksen, allo sceneggiatore Lou Comici e al già citato Ennio Guarnieri – per un totale di poco più di 20 minuti. Forse il difetto maggiore è però l’assenza dell’audio italiano; solitamente la Arrow, molto attenta e devota al cinema di genere nostrano, è generosa nel riconoscere e dar spazio al doppiaggio originale (prassi che viene invece spesso snobbata da altre etichette) ma, come già detto, per questo titolo ha preso in prestito la licenza Drafthouse, che comprende il solo doppiaggio inglese. Sono comunque presenti i sottotitoli inglesi.
Nonostante le appena citate imperfezioni, quella della Arrow è la miglior presentazione che Stridulum abbia mai avuto. È il giusto riconoscimento a un’opera che ancora dopo 35 anni pulsa irrequietezza tra curiosità imbizzarrita e sperimentazione non del tutto assimilata.

Riccardo Nuziale

Stridulum-blu-ray Titolo: Stridulum aka The Visitor

Regia: Giulio Paradisi

Cast: Glenn Ford, Mel Ferrer, John Huston, Shelley Winters

Durata: 108 minuti

Lingua: inglese  Sottotitoli: inglese

Distribuzione: Arrow Video (copia d’importazione)

 

 

 

 

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