The Poll Diaries

The Poll Diaries

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Fatta salva l’onesta, persino suggestiva ambientazione, un’interpretazione talentuosa ma a tratti un po’ troppo invadente della giovane Paula Beer, a conti fatti The Poll Diaries mostra molte ambizioni, poca chiarezza, diverse cadute nel sentimentalismo e soprattutto un infinito finale, noioso nella sua inconcludenza. Presentato al Festival di Roma 2010.

Le mie prime parole famose

Alla vigilia della prima guerra mondiale la quattordicenne Oda von Siering fa ritorno a casa, a Poll sulla costa del Baltico, regione dove faticosamente convivono tedeschi, russi ed estoni, ai confini tra Germania e Impero Russo durante l’oscuro declino di un’epoca. Il padre di Oda, Ebbo, è uno scienziato morboso e inquietante che predilige oscuri esperimenti sulla razza e controlla la famiglia in modo crudele, in particolare la zia Milla, aristocratica perduta tra musica e tradimenti. Curiosa e ribelle, Oda finisce per prendersi cura di un anarchico estone ferito, nascondendolo agli occhi di tutti. Ma quel che sembrava un romantico gioco infantile, si trasforma presto in atto di sfida capace di innescare un’incontrollabile reazione a catena, l’alba di una rivoluzione che verrà... [sinossi]

Non è la prima volta che la letteratura è protagonista al Festival di Roma: se l’anno scorso venivano narrate le vicissitudini di un anziano Tolstoi nel non trascendentale The Last Station, quest’anno, sempre nel concorso ufficiale, si parla di un’autrice poco nota, ovvero la scrittrice tedesca Oda Schaefer (1900-1988). Il film in questione è The Poll Diaries del regista tedesco Chris Kraus, che subito ci mette di fronte a un consueto dilemma: come si filma la letteratura? Molto spesso male, purtroppo, ci verrebbe come risposta immediata. È il caso anche di questo film che vorrebbe analizzare la formazione di un individuo, l’iniziazione alla vita i cui fatti picareschi, drammatici, finanche tragici, finiscono per avvicinare al mondo della scrittura, dandone dunque un diretto contatto con la realtà. Ci troviamo nei paesi baltici (in Lettonia sembrerebbe) all’inizio del Novecento: i soldati russi a cavallo si mischiano con i coloni tedeschi di Russia lì insediatisi – un luogo pieno di natura in cui arriva solo un eco lontano dei sommovimenti politici dei primi del novecento. Tra questi vi è uno scienziato, il padre della poetessa all’epoca adolescente, che pratica inquietanti esperimenti con i cadaveri, specie se di anarchici caduti nelle rappresaglie.

Un rivoluzionario lettone, braccato, si nasconde proprio nel laboratorio degli orrori, finendo così per fare amicizia con la nostra giovane protagonista. Quello che appare chiaro di The Poll Diaries sin dall’inizio è la continua oscillazione delle intenzioni: l’ottima e curata ricostruzione storica fa pensare a un film in costume, anche perché le ambizioni di rilettura politica appaiono abbastanza prive di dialettica, come fossero schermaglie per riempire un ulteriore sfondo paesaggistico. Le riflessioni invece psicologiche, interiorizzanti che partono dalla ragazza virano il film in una direzione forse allegorica, soprattutto se unite alle immagini dei cadaveri sotto spirito. Forse vi è dietro un discorso sulla natura malsana e sadicamente luttuosa degli avvenimenti del ‘900, fatto sta che il risultato formale è interessante poiché algida cupezza e inquietudine dell’argomento trattato fanno tutt’uno con l’ottima fotografia. Nel momento dell’amicizia tra anarchico e ragazzina, ci spostiamo invece nella descrizione psicologica dell’adolescenza, sul rapporto iniziatico con le cose in cui l’adulto farebbe da lume, provando soprattutto a scardinare le certezze borghesi della giovane amica. Il film continua su questa direzione ma parallelamente sviluppa la coralità dei personaggi, frustrati i più, costretti in quest’angolo di mondo tra piccoli tradimenti, invidie e qualche prevaricazione specie sui personaggi femminili. Ci si chiederà se questi riflessi molteplici del film significano arricchimento o dispersione. L’impressione è che Chris Kraus nel voler maneggiare troppo il materiale a disposizione finisca per fare un piccolo guazzabuglio, dove soprattutto subentra in malo modo quello che dovrebbe essere il suo intimo motore: ovvero la letteratura, che sopraggiunge tramite gli insegnamenti dell’anarchico, e che vorrebbe essere la summa poetica degli sconvolgimenti del film, emotivi soprattutto, che sono interni ed esterni alla nostra protagonista. Quello che però ne esce è la rappresentazione di una scrittura come se fosse unicamente un mezzo per provocare le istituzioni borghesi, un gioco che deve essere aggressivo, dare una sferzata immediata. Ben presto poi il melodramma ingloba ogni elemento del film, ambizioni letterarie comprese, per dare spazio a un finale in cui i nostri due protagonisti dovranno dar prova d’amore reciproca pur non potendo più stare insieme, troppo diversi per la società. La violenza tragica a cui inevitabilmente il film giunge sembra suggerire un’altra metafora: quella del grande conflitto che è appena scoppiato facendo nemici i russi e i tedeschi, che corrisponde alla stessa efferatezza degli scontri che si manifestano nel piccolo della nostra storia baltica.

Fatta salva l’onesta, persino suggestiva ambientazione, un’interpretazione talentuosa ma a tratti un po’ troppo invadente (talvolta anche per l’eccesso di prolungati primi piani sul suo volto, non sempre così espressivo) della giovane Paula Beer, a conti fatti The Poll Diaries mostra molte ambizioni, poca chiarezza, diverse cadute nel sentimentalismo e soprattutto un infinito finale, noioso nella sua inconcludenza. Le ultime notizie sui titoli di coda che raccontano che fine fecero i protagonisti della vicenda nella realtà, ci dicono appunto che quella bambina è diventata una scrittrice e anche di discreta fama nella Germania di metà secolo. Si aggiunge anche che a tutt’oggi non è più disponibile in commercio nessuna sua opera. Viene da chiedersi se dovremmo esserne indignati, e sembra che il regista voglia pungolarci su questo, oppure magari riflettere sul fatto che forse, vista la qualità degli stralci recitati nel film, una ragione c’è perché Oda Schaefer non sia più pubblicata. Ma questa è un’altra storia, e soprattutto non è il film a poterci aiutare, lo è al limite una visita in biblioteca.

Info
Il trailer di The Poll Diaries.

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