Il re d'inverno - Artù, dal mito alla leggenda: recensione - Cinematographe.it

Il re d’inverno – Artù, dal mito alla leggenda: recensione della serie TimVision

Il re d'inverno è una nuova variazione sul tema del leggendario Artù, ma non tutto funziona come potrebbe.

Il re d’inverno arriva con i suoi primi cinque episodi, della durata di circa 50 minuti ciascuno, su TimVision: la prima parte è disponibile a partire dal 6 dicembre 2023, mentre la seconda – sempre composta da 5 episodi – sarà in streaming a partire dal 13 dicembre. La trasposizione in formato seriale per lo schermo della celebre trilogia di Bernard Cornwell, Il romanzo di Excalibur, è infedele ma ricca di spunti creativi e sequenze d’azione mozzafiato.

La rilettura della storia di Re Artù, declinata in varie versioni sia letterarie che filmiche nel corso dei secoli, è originale e stimolante dal punto di vista storico. Un forte accento sul misticismo legato alla figura del druido, alla cultura black legata alla “stregoneria” in modo culturale e non folkloristico, rende l’ennesima versione della storia di Arthur Pendragon e i suoi Cavalieri della Tavola Rotonda di grande intrattenimento. Lontana dall’essere una serie TV perfetta, riesce a offrire spunti interessanti nonostante ricada spesso nella retorica e disponga di interpreti non sempre calati nelle loro parti.

Il re d’inverno – Artù, dal mito alla leggenda: una storia d’azione, religione e amore

Il re d’inverno – Artù, dal mito alla leggenda è una variazione sul tema della leggenda di Re Arthur Pendragon, figlio del grande re Uther, sovrano della terra di Dumnonia e del regno di Britannia. La serie TV è scritta da Kate Brooke e Ed Whitmore, prodotta da Catrin Lewis Defis e vede Otto Bathurst come regista e produttore esecutivo. Il volto del giovane Artù, mostrato nella sua età di formazione e ancora lontano dal diventare il sovrano leggendario che tutti conoscono, è quello di Iain De Caestecker.

Noto per la sua interpretazione del cervellotico, timidissimo e vagamente nerd Fitz nella serie TV Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D., De Caestecker si trova a vestire i panni di un guerriero brutale, fine stratega e figlio bastardo del re. Una interpretazione che dovrebbe renderlo centrale alla storia, carismatico nonché illuminato, fiore all’occhiello dello stereotipo del leader modesto e reticente ma più in gamba rispetto a coloro che sono al potere. Ma il giovane attore non possiede la fisionomia o il range necessario per mantenere alta la l’attenzione del pubblico e risulta molto meno affascinante del suo dispotico, indisponente padre Uther Pendragon (Eddie Marsan). Marsan è una spanna sopra tutto il resto del cast, e la sua assenza si noterà molto nella seconda parte della serie TV.

Artù non è l’unico personaggio ad aver trovato una fisionomia diversa dall’iconografia solita, con Merlino interpretato da Nathaniel Martello-White, appena quarantenne e piuttosto poco credibile nel ruolo del saggio mentore del futuro sovrano o di sua sorella Lady Morgana (Valene Kane). De Caestecker e Kane hanno entrambi 36 anni e la scelta di utilizzare Martello-White come figura paterna nonostante la giovane età è discutibile.

Tuttavia, la Avalon immaginata come una religione pagana più vicina alla magia pagana – un ritiro spirituale per individui profondamente connessi con la natura, gli animali, l’universo e il cosmo – offre un affascinante immaginario alternativo alla magia intesa come poteri sovrannaturali classici, in stile Harry Potter. La religione, il misticismo e la “setta” di Avalon sono una rinfrescante visione della spiritualità e dell’idea di potere, rappresentata in modo perfetto dalla rivisitazione del personaggio di Nimue (Ellie James) ovvero La Dama del Lago. Mentre la figura femminile classicamente associata alla magia nel Ciclo di Avalon è Lady Morgana, qui più immersa nel ruolo di sovrana e guida con tendenze pagane che in quello della classica Fata Morgana, la druida interpretata da Nimue è una sconosciuta e nuova potenza da poter declinare in interessanti possibilità.

Il grande nemico, nella prima parte della serie, è il brutale popolo dei Sassoni: è Artù a dover guidare la Dumnonia al posto del suo fratellastro Mordred, il bambino designato al trono dal padre Uther come unico legittimo erede dei Pendragon, finché non sarà sufficientemente grande da occupare il ruolo che gli spetta. Ma un’ombra oscura di presagi malefici aleggia intorno al bambino, intuizione di un futuro alla mercé del nemico. In un misto di amore, magia, potere e giustizia, ma anche battaglie ricche d’azione e sangue, i primi cinque episodi de Il re d’inverno intratttengono il pubblico appassionato di medieval drama con successo. Sono molte le problematiche che la serie TimVision dovrà affrontare nelle prossime stagioni: difficoltà nel ritmo della narrazione, ma anche e soprattutto un approfondimento delle trame di corte, scegliendo di focalizzarsi sui giochi di potere invece che limitarsi a mostrarli superficialmente.

Una maggior intensità nelle interpretazioni, inoltre, aiuterebbe a creare empatia e interesse nei loro confronti: la grande quantità di eventi presenti in ogni episodio, così come le velocità del racconto, non aiutano lo spettatore a sentire i protagonisti lasciando un’impressione globale di freddezza e distanza.

Il re d’inverno: valutazione e conclusione

Il re d’inverno è una serie nuova piena di possibilità, ma non offre nulla di particolarmente emozionante al già visto e declinato mito di Re Artù. Diversi problemi di ritmo e sovraffollamento di eventi, idee, personaggi, linee narrative rendono complesso allo spettatore identificarsi con i protagonisti o seguire la storia con una visione d’insieme chiara. Le idee creative, così come le scene d’azione, ci sono e intrattengono, ma la serie può salire di livello con una attenta limatura delle sbavature. Il futuro dello show, in ogni caso, è brillante e pieno di possibilità!

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.8