"Le notti bianche", il capolavoro della letteratura che celebra l'amore
Sei qui: Home » Libri » “Le notti bianche”, il capolavoro della letteratura che celebra l’amore

“Le notti bianche”, il capolavoro della letteratura che celebra l’amore

Una delle storie d'amore più emozionanti mai scritte. "Le notti bianche" di Dostoevskij è il libro perfetto da leggere a San Valentino... e non solo.

È uno dei capolavori della letteratura mondiale, fra i libri più letti e amati di tutti i tempi. E racconta una storia di cui i sogni e l’amore sono i protagonisti assoluti. “Le notti bianche” di Fëdor Dostoevskij si legge in un paio d’ore e non si dimentica più.

Luchino Visconti gli ha dedicato un bellissimo, omonimo lungometraggio uscito nel 1957, e Robert Bresson vi si è ispirato per il suo Quattro notti di un sognatoreuscito nelle sale nel 1971.

“Le notti bianche”, la sinossi

Un giovane sognatore, nella magia vagamente inquieta delle nordiche notti bianche, incontra una misteriosa fanciulla e vive la sua “educazione sentimentale”, segnata da un brusco risveglio con conseguente ritorno alla realtà.

Un Dostoevskij lirico, ispirato, comincia a riflettere sulle disillusioni dell’esistenza e dell’amore nell’ultima opera pubblicata prima dell’arresto e della deportazione, esperienze che modificheranno in maniera radicale e definitiva la sua concezione dell’uomo e dell’arte.

In questa edizione, al celebre racconto viene affiancata la visione “diurna” di Pietroburgo contenuta nei feuilletons che compongono la Cronaca di Pietroburgo, vero e proprio laboratorio per la scrittura dostoevskiana.

Lo stretto legame tra pubblicistica e letteratura, che accompagnerà Dostoevskij negli anni della maturità, viene così a manifestarsi fin quasi dal suo esordio.

Perché “Le notti bianche”

Il romanzo di Dostoevskij si intitola “Le notti bianche” perché l’azione si svolge attraverso quattro notti. Immagina quanta poesia abiti le pagine di questo sottile libriccino che svela la magia delle notti pietroburghesi e dei sogni di chi attraversa la città solitaria mentre le altre anime riposano nelle loro dimore.

Ma perché “bianche”? L’aggettivo deriva da un fenomeno che riguarda la rifrazione solare: in alcuni periodi dell’anno, a San Pietroburgo, così come in altre zone che si trovano a un certo grado di latitudine rispetto ai circoli polari, il buio tarda a calare. Sprazzi di luce “bianca” si propagano, diffusi, sui tetti delle case e sulle strade.

Il fascino della notte

«Era una notte incantevole, una di quelle notti che ci sono solo se si è giovani, gentile lettore. Il cielo era stellato, sfavillante, tanto che, dopo averlo contemplato, ci si chiedeva involontariamente se sotto un cielo così potessero vivere uomini irascibili ed irosi».

La poesia racchiusa ne “Le notti bianche” ha dell’incredibile. Sin dall’incipit si comprende il carattere romantico e sognante di un’opera che senza l’aura misteriosa della sera non suonerebbe la stessa melodia.

Pensaci. Qual è il momento in cui tutto, anche l’impossibile, sembra più tangibile? Ci sono pensieri, sentimenti, stati d’animo, forze, che arrivano soltanto a notte fonda, quando il mondo tace e chi resta sveglio sembra avvolto in uno straordinario, potente incantesimo.

Così, il nostro sognatore introverso e solitario, che conosce poco i suoi simili perché più intento nella contemplazione che nell’azione, si imbatte in una splendida creatura che, come per magia, gli apre il cuore. È l’inizio di quattro notti in cui nulla è impossibile, perché l’amore e il sogno aprono un portale grazie a cui le due anime, quella del protagonista e quella di Nasten’ka, si incontrano e si accarezzano.

Leggere è un atto di amore

Leggere “Le notti bianche” significa immergersi in un libro che fa viaggiare e riflettere sul concetto e sulla necessità dell’amore, sulla solitudine, sulla paura e sui freni che limitano il nostro agire.

Leggere “Le notti bianche” significa concedersi la possibilità di mettersi a nudo, di scoprire che le proprie parti più vulnerabili possono diventare le più forti. Significa fare i conti con sé stessi ma, soprattutto, scoprire che, a volte, un attimo di felicità vale una vita intera.

© Riproduzione Riservata