Giornata Mondiale della Croce Rossa: da 161 anni al fianco dell’umanità. Anche in UniCamillus c’è chi ha dato il proprio contributo - UniCamillus

Giornata Mondiale della Croce Rossa: da 161 anni al fianco dell’umanità. Anche in UniCamillus c’è chi ha dato il proprio contributo

Si festeggia l’8 maggio, in tutto il mondo la Giornata Mondiale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa. La data non è casuale. È stata scelta infatti perché in questo giorno del 1828 nacque a Ginevra, in Svizzera, Jean Henri Dunant, considerato il principale artefice della fondazione di questa organizzazione internazionale.

Insignito del Premio Nobel per la Pace nel 1901, l’umanista e filantropo elvetico decise di fondare questo Movimento ispirato dall’aver visto con i suoi occhi le atroci sofferenze patite dai soldati ricoverati negli ospedali da campo, dopo la battaglia di San Martino e Solferino (24 giugno 1859). Insieme al giurista Gustave Moynier, al generale Guillaume-Henri Dufour e ai medici Louis Appia e Theodore Maunoir, Dunant creò nel 1863 nella sua città natale il “Comitato ginevrino di soccorso dei militari feriti”, predecessore dell’attuale Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR). Da allora la Croce Rossa ha progressivamente allargato il proprio campo d’azione, includendo anche l’ambito civile, fino a diventare oggi la più grande organizzazione umanitaria del mondo, raccogliendo sotto i propri simboli ben 191 associazioni diverse, di carattere nazionale e internazionale.

Simboli, sì, al plurale, perché se la croce rossa su fondo bianco è senza dubbio il logo più riconosciuto, ad esso si affiancò quasi subito, sin dai primi anni di attività dell’associazione, anche la mezzaluna. L’organizzazione nacque senza alcun riferimento religioso, ma nel 1879 l’allora Impero Ottomano richiese comunque che venisse aggiunto il simbolo tradizionalmente identificativo dell’Islam, giacché la croce – scelta dai rappresentanti dei paesi (tra i quali anche il Regno d’Italia) che il 29 ottobre 1863 firmarono la Prima Carta Fondamentale dell’organizzazione internazionale – aveva indubitabilmente delle evidenti radici cristiane. Altri loghi di carattere religioso o politico si sono poi affiancati nel tempo a quelli ufficiali (il Leone e il Sole Crescente della Persia, la stella di David, per fare alcuni esempi). Ad essere rimasta immutata da 161 anni però è la vocazione umanitaria della Croce Rossa, i cui principi sono stati poi codificati e messi per iscritto nella Conferenza di Vienna del 1965.

Umanità, Imparzialità, Neutralità, Indipendenza, Volontarietà, Unità e Universalità sono i valori ribaditi come un mantra durante ogni evento e manifestazione ufficiale del Movimento, che raccoglie oggi oltre 115 milioni di volontari in tutto il mondo, di ogni confessione e cultura. Anche l’attività della nostra Università UniCamillus, che oggi si unisce alle celebrazioni per questa Giornata Mondiale, si ispira peraltro ai medesimi principi fondativi della Croce Rossa. Come si legge nello Statuto dell’Ateneo, “L’Università osserva i principi di imparzialità e neutralità del movimento internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa. In particolare, quanto al primo, si impegna a non fare distinzione di nazionalità, razza, religione, classe o opinioni politiche e, quanto al secondo, al fine di godere della fiducia di tutti, si asterrà dal partecipare alle ostilità di qualsiasi genere e alle controversie di ordine politico, razziale e religioso”.

In Italia, sotto l’egida del CICR, è attiva sin dai primordi del Movimento Internazionale, la Croce Rossa Italiana (CRI). Posta sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, essa pone come propria missione “[…] prevenire ed alleviare la sofferenza in maniera imparziale, senza distinzione di nazionalità, razza, sesso, credo religioso, lingua, classe sociale o opinione politica, contribuendo al mantenimento e alla promozione della dignità umana e di una cultura della non violenza e della pace”. In UniCamillus, oltre che condividere totalmente questi valori, ci pregiamo di avere diversi docenti attualmente impegnati con la Croce Rossa Italiana o che vi hanno collaborato in passato. Uno di loro è il Professor Adriano Acciarino, che insegna Pedagogia Generale e Sociale e Psicologia Sociale nei Corsi di Laurea in Infermieristica e Ostetricia.

Di recente il Prof. Acciarino ha prestato servizio con la CRI sulle navi quarantena per il Covid-19, fornendo assistenza nell’ambito della psico-traumatologia. “Il lavoro da psicologo con la CRI è stata la mia prima esperienza nel mondo del terzo settore – ha raccontato – Sono riuscito a capire le dinamiche del volontariato e la forza che spinge le persone all’aiuto dell’altro, tanto che ho poi deciso di diventare io stesso volontario nel settore della psicologia dell’emergenza, con l’Organizzazione di Volontariato SIPEM SoS Lazio”. Lavorare con la Croce Rossa ha consentito inoltre al professor Acciarino di accresce il proprio bagaglio di esperienze, contribuendo a completare il percorso formativo in quello che oggi è diventato il suo campo di riferimento: “Ho imparato moltissimo sul mestiere dello psicologo, soprattutto in termini di ascolto attivo e interculturale: lavorare con persone migranti permette di conoscere storie uniche di vita, che arricchiscono il bagaglio di competenze umanistiche. Mi sono riconosciuto ogni giorno di più nei 7 principi della Croce Rossa, e li ho applicati sul mio lavoro non solo con gli utenti, ma anche con i colleghi, con i quali ho intessuto rapporti umani molto significativi, alcuni dei quali sono oggi vere e proprie amicizia basate su stima e rispetto”.

L’esperienza sul campo al fianco della CRI lascia a quasi tutti i volontari ricordi indelebili di quanto si è vissuto. E il prof. Acciarino non fa eccezione. Un aneddoto in particolare gli è rimasto impresso, prima di tutto dal punto di vista umano: “Ricordo di questo ragazzo, per metà tunisino e per metà eritreo, vittima di razzismo in Tunisia e Libia a causa del colore più scuro della sua pelle. Soffriva di attacchi di panico, e una sera in cui era solamente un po’ agitato, insieme a una bravissima mediatrice culturale arabofona gli abbiamo offerto una camomilla. Lui non sapeva cosa fosse, quindi gli abbiamo spiegato che lo avrebbe aiutato a tranquillizzarsi un po’ senza dover prendere farmaci. Da quella sera, per diversi giorni prima che fosse sbarcato dalla nave quarantena, io e la mediatrice siamo andati a trovarlo, sempre alla stessa ora, per offrirgli una camomilla e un momento di svago e dialogo per i quali, il giorno dello sbarco, non riusciva a smettere di ringraziarci”.


Crediti fotografici: Croce Rossa Italiana