Alba Donati, La libreria sulla collina (Einaudi, 2022). Recensione di Marisa Cecchetti

     

Quando si chiude il libro di Alba Donati sull’ultima pagina, verrebbe da chiedere e poi? E dopo? Tanto si rimane coinvolti dallo scorrere dei giorni fissati in questo diario, che va da gennaio a giugno 2021. E Lucignana, paesino di 180 anime, sulle colline davanti al Prato Fiorito e alle Apuane, appare una meta da raggiungere e da vivere.

Aprire una libreria in un posto sperduto è sembrata una pazzia ma c’è una risposta per chi si meraviglia: “Il posto non sa di essere sperduto […]Il fatto è che per me questo posto sperduto è il centro del mondo perché lo guardo con gli occhi di una bambina che ha salito scale traballanti e vissuto in case gelide, in gelidi inverni, una bambina che ha riparato come poteva le cose rotte”.

Una libreria aperta nel 2019 attraverso il crowdfunding, andata a fuoco per un corto circuito pochi mesi dopo e recuperata velocemente -anche i libri scuriti dal fumo-, destinata al fallimento commerciale sulla carta, che invece “diventa libreria del mondo, che intercetta, andando controvento, i propri simili nella tormenta e li porta a casa”. Una libreria di “scaffali alternativi”.

È nata su un poggio stretto dove c’erano fili per i panni ed insalata, pochi metri quadrati di libreria, ma davanti ci sono le rose e l’erbetta che spunta a primavera, e i tavolini per il tè -il tè è una tappa fondamentale-,  con la vista del Prato Fiorito che sembra mutare secondo le ore del giorno e la luce.

In periodo di pandemia c’era attesa di visitatori, ed anche i giorni di pioggia non sono stati di aiuto, ma intanto lei ha curato il giardino: “Ti faccio più bello, mio giardino, in attesa che qualcuno si sieda, annusi, scatti, sfogli, sorseggi, chieda, socchiuda gli occhi, felice”.

Ci arrivano da tutta Italia, si emozionano solo a scendere le scalette di pietra che vanno dalla strada al giardino, vi cercano i libri che non troverebbero altrove, e Alba sbircia nelle borse ed è felice quando le scelte sono quelle che avrebbe fatto anche lei.

La lontananza non impedisce le ordinazioni, i social sono di grande aiuto. Il sito aggiornato è una guida per chi sceglie. Ma anche chi sfoglia il libro della Donati vede il mondo allargarsi davanti agli occhi, del resto “Per conoscere il mondo e farne esperienza non è necessario girovagare in lungo e in largo, puoi stare fermo nello stesso punto e la natura cambierà gli scenari ogni secondo, ti mostrerà l’infinito archivio delle sue bellezze”.

Ma il fatto straordinario è che Alba Donati regala la sua conoscenza vasta a profonda della letteratura e del mondo degli scrittori: li ha seguiti, guidati, intervistati, per venticinque anni quando lavorava a Firenze, quando leggeva “su commissione”. E mentre racconta qualcosa della sua giornata a Lucignana, intreccia la sua vita con quella degli autori, li racconta, si sofferma sui loro libri più famosi. Talvolta ha l’entusiasmo e la spontaneità di una bambina: “Cesare Garboli era bellissimo”: questo suo libro è terminato proprio a Villa La Blanca, che fu casa di Cesare Garboli a Vado di Camaiore.

Scopriamo autori a noi sconosciuti e nasce il desiderio di cercarli, di leggerli; scorriamo con curiosità l’elenco dei libri venduti ogni giorno – prevalgono le scrittrici sugli scrittori, soprattutto le donne che hanno amato i fiori, i giardini, che hanno un potere rigenerante, consolatore. Basti leggere “Al giardino ancora non l’ho detto” di Pia Pera.

La libreria Sopra la Penna è diventata centro di riferimento per gli abitanti di Lucignana, parecchi sono gli stranieri che scelgono la pace del borgo; vede arrivare piccoli e grandi, magari anche degli insoliti pescatori in un giorno di pioggia, che acquistano Ferlinghetti e Louise Glück, e uno dice di avere letto tutte le  poesie di Alba.

Crescono le collaborazioni, nascono progetti, si rinforza la comunità. Neanche la zona rossa imposta dal Covid fece paura, perché a Lucignana c’è condivisione e nessuno muore di fame.

Ma quello che afferra ed emoziona il lettore è la scelta della Donati di portarci nel suo privato con estrema naturalezza, nella sua infanzia faticosa e piena di privazioni accanto alla madre Iole: lei era rimasta sola con un bimbo appena nato, il marito mai più tornato dalla campagna di Russia; il secondo marito, padre di Alba e molto più giovane della Iole, se ne va da Lucignana quando la figlia è piccola e ritorna dopo quarantotto anni. La ex moglie ultracentenaria e ormai ipovedente lo accoglie come se niente fosse successo.

C’è tanta tenerezza nei confronti del padre ma anche tanta attenzione per quella madre “arcaica” con cui i rapporti sono stati difficili e che l’ha cresciuta in un clima di paura. Per fortuna il padre le insegnò a leggere a cinque anni, e i libri che le portava una zia che faceva la governante in casa di ricchi furono la sua salvezza: “Leggere è una fantastica, magica, medicina, che mi ha ridato i quattro sensi mancanti, vista udito, tatto, gusto erano spariti, si salvava l’olfatto”, scrive di sé quando andò in crisi per il matrimonio e la partenza del fratello. Lei era una bambina.

I libri sono fondamentali ora che ha scelto di tornare a Lucignana: chi la scopre la ritiene un luogo romantico, a lei fa pensare a Macondo. A Lucignana può camminare scalza sui sassi scaldati dal sole e sentire “la loro libertà selvaggia”. Lì, al quarto piano della casa avuta in eredità dalla zie – finalmente aveva un bagno in casa – vive le ore più emozionanti: “Qui prende forma la parola che tanto amo: la sensazione di essermi salvata dalla strada e dalla povertà qui è realtà viva. Il nido pascoliano ha un indirizzo: vicolo Sopra La Penna 7, ultimo piano. Il riparo qui è felicità, orgoglio, dolcezza”.

Tra le tante cose che ricostruisce e crea, per lei riparo significa anche avere messo insieme di nuovo i genitori, sia pur in modo insolito, del resto “a volte serve una vita per aggiustare un malinteso”, perché “la vita non c’è bisogno di capirla tutta, ma c’è bisogno di tenerezza. Penetra, ci attraversa, ci fa fare gesti, azioni, ci guida”.

È un dono che la Donati fa ai lettori, questo diario, una prosa che trabocca di poesia, per le emozioni che lascia, per gli scenari che crea, per la vita che svela: “Riesco a concepire la letteratura come non-fiction, una storia inventata non mi appassiona, o meglio, non mi arricchisce”.

Resta il desiderio, in chi legge La libreria sulla collina, di ammirare lo stesso panorama che lei vede dalla torre: “Sul Prato Fiorito il tramonto fa cose stupende. Mentre tutto intorno è ombra, le due cime, come sotto il faro di un regista, brillano illuminate dal sole che va a interrarsi dalla parte opposta, dietro le Alpi Apuane”. E quando le dicono che Lucignana è un paese abbandonato – mi viene da ridere- scrive. “Mai paese fu meno abbandonato. Per tutto questo dovevo fare qualcosa”.

 

 

 

 

 

Alba Donati, La libreria sulla collina, Einaudi 2022, pag. 196, 17,00