Patto di stabilità, via libera dall'Ue: la maggioranza si astiene e scoppia la polemica - la Repubblica

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Patto di stabilità, via libera dal Parlamento Ue. La maggioranza si astiene. Scoppia la polemica: “Sfiducia a Giorgetti”

Patto di stabilità, via libera dal Parlamento Ue. La maggioranza si astiene. Scoppia la polemica: “Sfiducia a Giorgetti”

Semaforo verde dall’Europarlamento. I partiti che sostengono l’esecutivo non appoggiano l’accordo concluso da Meloni. Stessa scelta da Pd e Iv. Ironia di Gentiloni: “Abbiamo unito la politica italiana”. Scoppia la polemica, il M5s attacca

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STRASBURGO – Il Parlamento europeo ha approvato con 367 voti favorevoli, 161 contrari e 69 astensioni il nuovo Patto di Stabilità, ossia le nuove regole economiche dell’Ue. In sostanza la norma che prevede come rientrare dal deficit eccessivo (oltre il 3 per cento) e dal debito (60 per cento).

L’unità nazionale degli astenuti

E l’aspetto clamoroso è che sostanzialmente quasi tutti i parlamentari italiani non hanno votato favore. Si è assistito ad una sorta di unità nazionale. Con una giravolta incredibile, però, da parte dei partiti di governo (Fdi, Lega e Forza Italia) che si sono astenuti. Clamoroso perché il governo italiano aveva approvato a dicembre scorso l’accordo considerandolo un passo avanti rispetto alla precedente disciplina molto rigida.

A dicembre scorso, in occasione del via libera dell’Ecofin (il vertice di ministri finanziari) la presidente del consiglio Giorgia Meloni aveva usato queste parole: “È’ importante che sia stato trovato tra i 27 Stati membri della Ue un compromesso di buonsenso per un accordo politico sul nuovo Patto di stabilità e crescita. Nonostante posizioni di partenza ed esigenze molto distanti tra gli Stati, il nuovo Patto risulta per l’Italia migliorativo rispetto alle condizioni del passato. Regole meno rigide e più realistiche di quelle attualmente in vigore, che scongiurano il rischio del ritorno automatico ai precedenti parametri, che sarebbero stati insostenibili per molti Stati membri. Grazie a un serio e costruttivo approccio al negoziato, l’Italia è riuscita, non solo nel proprio interesse ma in quello dell’intera Unione, a prevedere meccanismi graduali di riduzione del debito e di rientro dagli elevati livelli di deficit del periodo Covid”.

E il ministro dell’Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti, non era stato da meno: “Abbiamo partecipato all'accordo politico per il nuovo patto di stabilità e crescita con lo spirito del compromesso inevitabile in un’Europa che richiede il consenso di 27 Paesi. Ci sono alcune cose positive e altre meno. L'Italia ha ottenuto però molto e soprattutto quello che sottoscriviamo è un accordo sostenibile per il nostro Paese volto da una parte a una realistica e graduale riduzione del debito mentre dall'altra guarda agli investimenti specialmente del Pnrr con spirito costruttivo”.

Una capriola davvero inspiegabile e che risulta incomprensibile soprattutto all’interno del gruppo principale, il Ppe di cui fa parte Forza Italia, che invece si è espresso in blocco a favore. Una linea che compromette ulteriormente il giudizio di affidabilità del nostro Paese.

Scoppia la polemica, Giorgetti nel mirino

La posizione dei partiti di maggioranza non passa ovviamente inosservata. Anche l’opposizione - Pd e anche Italia Viva - si è astenuta. Il dem Benifei ha spiegato la linea del suo gruppo sottolineando che non potevano appoggiare un accordo chiuso dall'esecutivo Meloni e, alla luce dell’astensione dei partiti di maggioranza, invita Giorgetti a "trarre le conclusioni del caso".

"Ma dove è finito il partito di Giorgia Meloni che diceva che avrebbe rigirato l'Europa come un calzino?", ha attaccato il capogruppo M5s alla Camera, Francesco Silvestri. “Che fine hanno fatto le sue urla contro la Bruxelles dell'austerità? Oggi la maggioranza di governo si è astenuta su un patto di stabilità che pregiudicherà il futuro dell'italia e farà piovere sui cittadini tagli dolorosissimi ai bisogni essenziali. Tra l'altro con questo voto le forze di governo hanno sfiduciato di fatto il proprio ministro Giorgetti che lo aveva negoziato”.

Con il voto sulla riforma del Patto di stabilità, ha ironizzato il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, "abbiamo unito la politica italiana". Il nostro Paese, però, ha aggiunto, ha di fronte "una doppia sfida, la sfida di politiche di bilancio prudenti, indispensabili per un Paese con un deficit e un debito così alto ma, al tempo stesso, la sfida a continuare con investimenti pubblici che sostengano la crescita. Certamente chi ha il deficit più alto ha una sfida più complicato ma, con le regole esistenti sarebbe forse molto difficile da attuare".

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