La fatica delle mondine, la musica Yddish: così si è diffusa la canzone simbolo della Resistenza partigiana
E’ la ballata italiana più conosciuta al mondo. Anche se nell’Italia che continua a dividersi sul 25 aprile Festa della Liberazione, “Bella ciao”, divenuta nel dopoguerra uno dei canti iconici della sinistra, è ancora invisa a metà del Paese.
Di certo, a destra così come a sinistra, i più non ne conoscono le origini. Pensando romanticamente che si tratti di un canto intonato da tutti i partigiani italiani negli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale, che in Italia conobbe anche una guerra civile sulla quale una vera pacificazione non è mai avvenuta.
“Nei venti mesi della guerra partigiana non ho mai sentito cantare ‘Bella ciao'” aveva rivelato in un’intervista Giorgio Bocca.
Aspetto sul quale sono concordi gran parte degli storici. Sebbene Cesare Bermani ritenga che fosse utilizzata dalla Brigata Maiella, che operava in Abruzzo, e che però aveva come proprio canto ufficiale “L’inno della lince”. A dimostrazione di come “Bella ciao” non fosse così diffusa. E comunque con un testo diverso da quello che oggi conosciamo. Con un motivo che rimandava a “Katjusa”, la canzone popolare sovietica che divenne l’inno ufficiale delle Brigate Partigiane Garibaldi. Ma che soprattutto deriverebbe da un’antica melodia Yddish, di cui si ha una prova documentare certa solo nel 1919, con la registrazione effettuata a New York dal fisarmonicista di origini ucraine MIshka Ziganoff.
La consacrazione sul palco del Festival dei Due Mondi
L’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) riconosce che “Bella ciao” viene identificata come canto simbolo del movimento partigiano soltanto una ventina di anni dopo la fine della guerra.
Una versione di “Bella ciao” cantata dalle mondine, era stata registrata da Giovanna Daffini nel 1962. Che nel 1964 con il Nuovo Canzoniere Italiano la porta al Festival dei Due Mondi a Spoleto, in una doppia versione: quella appunto delle mondine piemontesi e quella con il testo adattato per la guerra partigiana. L’esibizione spoletina , che prevedeva anche altri balli popolari, decretò il successo di “Bella ciao”, che da allora divenne la canzone simbolo della Resistenza, dapprima italiana, e poi in molti Paesi del mondo.
(video Museo Musica Bologna)