Elon Musk contro lo smart working: "Il lavoro da remoto non è più accettato" - la Repubblica
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Il caso

Elon Musk contro lo smart working: "Il lavoro da remoto non è più accettato"

Elon Musk contro lo smart working: "Il lavoro da remoto non è più accettato"
(afp)
Il lavoro da remoto, in Tesla, "non è più accettato". Lo ha comunicato il Ceo dell'azienda con una mail trapelata sui social network
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“Lavoro 16 ore al giorno, 7 giorni alla settimana, per 52 settimane all’anno. E le persone ancora dicono che sono fortunato”.
- Elon Musk, 11 giugno 2020

Il “duro lavoro” per Elon Musk, conta più del talento. L’uomo più ricco del mondo l’ha fatto capire in più di un’occasione in passato. Raccontando come abbia pagato a caro prezzo, nella sua vita, le rare occasioni in cui si è concesso una vacanza. E rimproverando duramente i dipendenti di Tesla che si lamentavano del troppo lavoro: “Potrei starmene a bere Mai Tai con delle modelle nude - avrebbe detto - ma invece me ne sto qui con voi”.

Non stupisce, insomma, la mail di Elon Musk trapelata sui social, rivolta proprio ai dipendenti Tesla che lavorano in smart working. “Il lavoro da remoto non è più accettato” si legge nell’oggetto della mail inviata personalmente dal Ceo dell’azienda.

La mail è stata inviata ieri, 31 maggio, in un periodo in cui i casi Covid negli Usa sono di nuovo in aumento. “Tutti quelli che intendono lavorare da remoto - scrive Musk - devono essere in ufficio per un minimo (e sottolineo *un minimo*) di 40 ore a settimana, oppure devono lasciare Tesla”.

“Se ci sono collaboratori straordinari per cui questo non sarà possibile, giudicherò e approverò direttamente io ogni singolo caso” ha aggiunto l’imprenditore. Musk scrive anche che l’impegno richiesto “è inferiore a quello richiesto a chi lavora in fabbrica”. Con ogni probabilità, stando a questo passaggio della mail, il ‘capo’ si sta rivolgendo soprattutto ai cosiddetti “white collar”, ai manager che non dovendo operare sulla catena di montaggio possono godere della flessibilità concessa dallo smart working. Ma è evidente che questa disposizione investirà anche gli ingegneri che lavorano al software usato sulle vetture Tesla, per esempio.


Non è chiaro se le nuove disposizioni di Musk interessino gli stabilimenti Tesla in America oppure siano estese anche a quelli di Berlino e Shanghai, gli unici due che si trovano fuori dagli Usa. A Shanghai, dove la strategia “zero-Covid” del governo cinese ha portato nelle ultime settimane a durissimi e prolungati lockdown, gli operai Tesla avrebbero svolto turni di 12 ore, con un solo giorno di riposo a settimana. E avrebbero dormito all’interno della fabbrica.

La mail di Elon Musk è stata pubblicata da alcuni utenti su Twitter, tra cui il profilo Whole Mars Catalog che conta 100mila follower e che si occupa spesso di tematiche legate a Musk e alle sue aziende: Tesla e SpaceX. Proprio questo account ha chiesto direttamente a Musk un commento sulla vicenda: “Hey Elon, molte persone stanno parlando di questa mail. Vuoi dire altro alle persone che credono che lavorare in ufficio sia un concetto antiquato?”.


“Queste persone dovrebbero far finta di lavorare altrove” ha risposto duramente Elon Musk. Che in questo modo ha confermato indirettamente l’autenticità della mail. In altre occasioni, infatti, l’imprenditore ha smentito personalmente su Twitter le notizie che ha reputato false sul suo conto. Come quando il New York Post ha scritto che Trump avrebbe incoraggiato Musk ad acquistare Twitter. E lo stesso Musk, sotto all'articolo condiviso su Twitter dalla testata, ha scritto: "È falso, non ho avuto nessun contatto con lui".

Con la sua mail e il suo giudizio sui dipendenti che “fanno finta di lavorare” da remoto, Elon Musk ha generato diverse polemiche. Nel panorama dell’industria tech la sua posizione è a dir poco isolata.

Il Ceo di Tesla e SpaceX si è espresso su una piattaforma, Twitter, che ha autorizzato i suoi dipendenti a lavorare “per sempre da casa o da qualsiasi altro posto in cui si sentono più produttivi e creativi”. Una scelta condivisa, negli ultimi tempi, da aziende come Meta, Spotify e Dropbox. Anche Apple, che non condivide l’idea dello smart working permanente, e che comunque ha in mente un piano di rientro ibrido nei suoi uffici (almeno tre giorni a settimana, inizialmente), ha di nuovo rimandato il lavoro in presenza a causa dell’impennata della curva di casi Covid in America.

È vero che Tesla, rispetto alle aziende citate, prevede un lavoro manuale importante, e dunque in presenza, per produrre le sue auto sportive elettriche. Ma è anche vero che in molti, nell’impresa guidata da Musk, si occupano del software che permette la guida assistita e che un giorno - forse - consentirà una guida totalmente autonoma. Almeno agli ingegneri, insomma, potrebbe essere concessa una libertà maggiore. E invece no, tutti in sede.

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La fabbrica, per Musk, ha un ruolo centrale per lo sviluppo e la prosperità delle sue aziende. L'imprenditore non ammette battute d'arresto, neanche quelle imposte dal governo Usa. Va ricordato che la pandemia ha spinto gli affari di Musk verso il Texas, più permissivo rispetto allo stato della California che aveva ordinato a Tesla di chiudere il suo stabilimento nel corso del primo lockdown del 2020. Con due tweet Musk all'epoca aveva liquidato le autorità californiane: "Questa è la goccia che fa traboccare il vaso - ha scritto - Tesla sposterà il suo quartier generale e le sue attività future in Texas e Nevada”. E infatti, lo scorso aprile, Musk ha inaugurato proprio in Texas, vicino ad Austin, la nuova Gigafactory di Tesla.

Colpisce, infine, che Musk si sia espresso così duramente con i dipendenti che negli ultimi due anni - quelli della pandemia e dello smart working, appunto - hanno consentito a Tesla di raggiungere l’impressionante valore di mercato di 1000 miliardi di dollari, prima casa automobilistica al mondo a tagliare questo traguardo.