Spaceman: metti Adam Sandler, un'astronave e un ragno gigante

Adam Sandler, Paul Dano e il regista Johan Renck raccontano la loro “odissea spaziale” in esclusiva per IGN.

Spaceman: metti Adam Sandler, un'astronave e un ragno gigante

Adam Sandler torna a cimentarsi come attore drammatico nel nuovo film di fantascienza di Netflix, Spaceman, tratto dal romanzo Il cosmonauta di Jaroslav Kalfař. Sandler interpreta Jakub, un astronauta ceco impegnato da sei mesi in una missione di ricerca solitaria ai confini del nostro sistema solare. La sua profonda solitudine è aggravata dalla consapevolezza che il matrimonio con Lenka (Carey Mulligan) potrebbe essere finito prima del suo ritorno sulla Terra, e dal senso di colpa per il fallimento della loro relazione. Ma Jakub scopre ben presto di non essere solo nello spazio: a bordo della sua nave si nasconde una misteriosa creatura simile a un ragno, proveniente dall'inizio dei tempi.

Questo essere senza nome, che Jakub chiama Hanuš (doppiato da Paul Dano), è anch'esso un esploratore, ed è rimasto colpito dalla situazione dell’astronauta. L'aspetto mostruoso di Hanuš nasconde la sua natura gentile e altruista, e tra i due si sviluppa un legame inaspettato: Hanuš aiuta Jakub a capire cosa è andato storto nel suo matrimonio, inaugurando così un viaggio emotivo in cui entrambi i viaggiatori spaziali giungono a una comprensione più profonda di ciò che significa essere vivi.

L'attore ha trascorso la maggior parte delle riprese sospeso su cavi (per simulare l'assenza di gravità) all'interno di un'astronave costruita a decine di metri da terra - e senza un partner di scena con cui recitare. IGN ha recentemente discusso con Adam Sandler, Johan Renck e Paul Dano del significato di Spaceman, del legame tra Jakub e Hanuš e di come hanno scelto l'aspetto della creatura. Inoltre, l'esclusiva clip qui sotto mostra non solo il rapporto tra Jakub e Hanuš, ma anche lo stile visivo di Spaceman.

IGN: Il film è pervaso da un senso di atemporalità. Dopo averlo visto ho pensato: "Funzionerebbe anche se non fosse ambientato nello spazio; potrebbe essere solo un escursionista perso nei boschi che pensa di morire congelato".

Johan Renck: Abbiamo avuto tutte queste discussioni all'epoca della lavorazione. Il mio scenografo pensa ancora che gli eventi raccontati nel film non siano mai accaduti, e che sia tutto nella testa di un tizio seduto in un appartamento, imbronciato perché ha perso la moglie o cose del genere. Oppure potrebbe trovarsi su una barca a vela che attraversa l'oceano, o su qualsiasi altro mezzo. Ma quei ragazzi non sanno nulla. (ride). Ma vi dirò - e questo rappresenta il suo punto di forza - che il più grande risultato in questo film è il fatto che Adam produca questa performance questa avvincente, profonda e ricca praticamente davanti a una pallina da tennis, mentre io leggo le battute dietro l'angolo. È stata un'impresa.

IGN: In definitiva, Hanuš è reale? Io la vedo così.

Johan Renck: Sì, certo. Per me era importante che fosse reale. Penso che anche a livello molto pragmatico, c'è un momento in cui Hanuš starnutisce sull'elmetto di Adam e c'è muco dappertutto, e quel muco rimane sull'elmetto per tutto il film. È così facile pensare che tutto questo sia frutto dell'immaginazione di Jakub e così via, ma sarebbe noioso, non è vero? Per me, abbiamo incontrato una creatura che viene dall'inizio dei tempi, e non un qualche essere fantasioso: il muco sull'elmetto è tutta l'informazione di cui avete bisogno.

IGN: Adam, sapevi che era così dal momento in cui ne hai parlato con Johan? Oppure, leggendo la sceneggiatura di Colby Day ti sei chiesto: "Aspetta, è vero? È nella mia testa?".

Adam Sandler: Sentivo che era reale. Non ci ho pensato fino a un paio di giorni dopo aver letto la sceneggiatura, anche perché quando ho iniziato a leggerla non riuscivo a smettere. Ero eccitato. Era qualcosa che non avevo mai fatto, a cui non avevo mai preso parte. Non sapevo che genere si potesse definire. Credevo in loro due. Credevo in Jakub, credevo in Hanuš. Li amavo entrambi e facevo il tifo per loro. No, non ho mai pensato che fosse nella sua testa. Ho solo pensato che fosse Hanuš.

IGN: Un aspetto visivo sorprendente del film è Hanuš stesso. Quante iterazioni di design avete affrontato prima di decidere il suo aspetto?

Johan Renck: La nostra fortuna è stata quella di lavorare con un concept artist straordinario, Carlos Huante; dopo averne visto moltissimi, il suo design è stato quello che ho preferito perché ho sentito che non perseguiva la scienza, ma evocava un luogo immaginifico. Nel libro c'è una descrizione di Hanuš. ... È una creatura simile a un ragno, grande come un Doberman Pinscher. Ma poi diventa completamente impressionista. Ha centinaia di occhi, grandi labbra femminili rosse e tutto il resto. Funziona benissimo in un libro in cui si può creare la propria immagine mentale, ma noi dovevamo trasformarlo in qualcosa di congruente.

Si trattava di iniziare quel processo con Carlos, che è bravissimo, schizzo dopo schizzo, avanti e indietro. Dovevamo avere qualcosa di tangibile di cui parlare. Lui mi mandava qualche idea, io dicevo: "Mi piace questo pezzo, ma questo lo rende strano per me, eccetera". Poi abbiamo deciso la fisionomia e tutto il resto. Ho file e file pieni di questi disegni, davvero divertenti da guardare perché poi ti viene da pensare: "Oh, troppo cartoonesco, troppo non cartoonesco, troppo questo e troppo quello". Devo sempre pensare anche alla personalità di questa creatura. Voglio che sia spaventosa in un certo senso, ma anche che sia carina e dolce, e occorre tenere conto di tutti questi aspetti. È stato un processo complesso; dal libro, alla fine, abbiamo mantenuto la bocca, piccola e con denti umani.

IGN: Il fatto di non avere un vero e proprio partner di scena con cui recitare ti ha aiutato a trovare la solitudine di Jakub?

Adam Sandler: Assolutamente sì, mi ha aiutato molto. Una situazione del genere permette davvero di concentrarsi. A volte, quando sono in una scena con qualcun altro, e percepisco della commozione, c'è una parte del mio cervello che dice: "Dai amico, andiamo avanti". È per correttezza nei confronti dell'altro attore, non voglio far perdere tempo a nessuno. È una caratteristica della mia personalità. Penso molto agli altri. Quando sei da solo e ti viene richiesto di sentire il più possibile, invece, è bello concentrarsi solo su se stessi. Johan mi ha permesso di fare o provare qualsiasi cosa senza sentirmi in imbarazzo. Eravamo compagni di squadra. Mi ha permesso di sperimentare situazioni che nella vita reale non raggiungo spesso, e di farlo davanti a una telecamera.

(L to R) <strong>Hanuš</strong> (voice by Paul Dano) and Adam Sandler as Jakub in Spaceman. CREDIT: Netflix
Da sinistra: Hanuš (Paul Dano) e Jakub (Adam Sandler).


Paul Dano e il doppiaggio di Hanuš

IGN: Qual è stata la tua reazione alla prima lettura del copione? Perché pensi che la gente si chieda se Hanuš sia reale, o frutto dell'immaginazione di Jakub?

Paul Dano: Beh, ci sono alcuni progetti che mi intrigano ancora prima di averli approfonditi, e credo che se mi avessero semplicemente accennato ad “Adam Sandler su un'astronave che parla con un ragno gigante", sarebbe stato sufficiente. Per il resto, non so se sono stato condizionato dalla mia performance, ma non mi sono mai posto il problema se Hanuš fosse reale o meno. Credo di averlo sempre considerato reale, e penso che sia possibile che questo faccia parte del mio lavoro, nel senso che se dovessi scegliere che non esiste davvero, non so come questo potrebbe aiutarmi a recitare. Penso che anche se alla fine fosse un'estensione di Jakub, in qualche modo dovrebbe comunque essere il più possibile autonomo. E come si dice nei sogni, ogni personaggio del sogno è una parte di te.

Quindi, chissà, forse Hanuš è solo questo. Ma mi piaceva l'idea che fosse un viaggiatore del tempo e dello spazio, che avesse lasciato un pianeta o una civiltà lontani, che stesse tornando all'Inizio e che avesse visto quest'uomo solitario a bordo di una nave. Forse anche Hanuš era là fuori, solo, e si chiedeva se avvicinandosi all’uomo e aiutandolo avrebbe potuto sentirsi un po' meno isolato, visto che nella sua civiltà tutto era andato perduto. Ricordo di aver pensato che la storia aveva un che di poetico, ma a tinte forti; un legame a temi come la morte, il fallimento e la perdita dell’amore della propria vita.

Tutti questi aspetti, questi lati possibili di Hanuš credo mi abbiano commosso, ma ho anche pensato che fosse un personaggio molto divertente, e che mi piacesse il suo sfacciato senso dell'umorismo.

IGN: Ti è stato mostrato un disegno di ciò che volevano ottenere con Hanuš? O c'era qualche elemento specifico durante la registrazione? So che Adam aveva un ragno di peluche o una pallina da tennis a cui rivolgersi...

Paul Dano: Ci sono state diverse fasi del processo, una delle quali è stata molto bella: abbiamo iniziato a leggere il testo insieme su Zoom, Adam, io e Johan. E questo è avvenuto molto prima delle riprese; ci siamo detti: "Beh, questo è un film strano, parliamone ad alta voce e vediamo come siamo messi". Poi credo di aver visitato il set un paio di volte, e abbiano registrato anche l'audio, forse per la produzione; infine sono andato a studiare la performance di Adam e ho interagito con quella, conciliandola con il taglio del film. Ho dovuto fare alcune sessioni con addosso una specie di grande casco avvolgente che mi riprendeva il viso, in modo da fornire le mie espressioni e i movimenti degli occhi agli animatori.
È stato molto liberatorio. È stato come se fossi da solo al buio, e ti senti abbastanza libero. Ti viene da pensare: "Ok, credo di poter fare qualsiasi cosa qui". Quindi è stato piacevole, un modo di lavorare molto sereno e tranquillo rispetto a molte produzioni in cui si è presenti sul set tutti i giorni. Ma devo dire che sono un grande fan di Adam, quindi anche solo fare le prime prove su Zoom e diventare suo amico, e parlarne, è stata una vera emozione per me. Da bambino io e i miei amici ascoltavamo spesso le sue battute, ridendo in continuazione; è stata una delle mie parti preferite del processo.

IGN: Per quanto riguarda la ricerca della voce della creatura, si è mai discusso di fare qualcosa di strano o alieno, oppure si è detto: "Cavolo, questo personaggio è già abbastanza strano. Manteniamo una voce umana".

Paul Dano: Sì e no. Ci siamo detti: "Ok, è un ragno. Che lingua parlava? Ora può parlare inglese. Che suono ha?" Credo che, in termini emotivi, era importante che questa creatura fosse una specie di saggio, o una guida. In realtà ho sempre pensato: "Ok, se ci sono scene più forti o altro, quella sarà la parte difficile, perché sento che c'è qualcosa di così stabile nella voce di questo personaggio. Probabilmente ho iniziato seguendo l'istinto e le informazioni del materiale di partenza, e credo che Johan fosse sulla mia stessa lunghezza d’onda.

IGN: Puoi parlare del viaggio di Hanuš, e di cosa significhi per lui l'incontro con il personaggio di Adam?

Paul Dano: Beh, in primo luogo credo che a volte sia difficile vedere noi stessi dalla giusta prospettiva. So che Johann e Adam avevano un legame personale con questi temi e con quello che (Jakub) stava passando, e in generale penso che per molti di noi sia facile sentirsi così. Mi è piaciuta l'idea che Hanuš sia in giro da così tanto tempo e abbia viaggiato in così tanti luoghi, e che questo è il suo primo contatto con un essere umano; c’è qualcosa di infantile e innocente nella sua curiosità a proposito di quanto pensa o sente questa creatura. In seguito, credo che veda il quadro più ampio e aiuti Jakub a superare i suoi problemi. È come una specie di Yoda, o un bravo psicoterapeuta. Una sorta di spirito guida. Vedendo questa persona che sta per tornare all'Inizio [del tempo], è un onore e un dovere aiutarla a raggiungerlo nel miglior modo possibile, perché non sappiamo cosa gli succederà, una volta lì. Mi piace sempre l'idea dell'inizio, con i suoi signficati, e credo che mi piaccia la gentilezza di Hanuš.

Spaceman debutterà in esclusiva su Netflix il prossimo 1° marzo.

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