Piano B, la storia di Elena Frosi: “Dopo 20 anni ho lasciato il posto fisso: adesso per lavoro giro il mondo” - la Repubblica

Piano B, la storia di Elena Frosi: “Dopo 20 anni ho lasciato il posto fisso: adesso per lavoro giro il mondo”

Piano B, la storia di Elena Frosi: “Dopo 20 anni ho lasciato il posto fisso: adesso per lavoro giro il mondo”

Ogni settimana Repubblica racconta la storia di qualcuno che ha deciso di mollare tutto. E ci è riuscito. Ecco la quattordicesima puntata della serie

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Elena è una donna forte. Racconta la sua storia sicura, tutto d'un fiato, anche se in lei c’è l’ombra di un tormento lontano, antica traccia di qualcosa che oggi non c’è più. Mentre parliamo è alle Maldive, dove va molto spesso. “Del resto - dice - questa è la mia nuova vita”.

Elena Frosi è di Follonica, cittadina di 20mila abitanti in Maremma, sul mare. Ha 45 anni, è sposata con Pepe (con una sola P, il nome ha origini spagnole) e ha una bambina, Clara, di 12 anni.
Per 20 anni, fino al 2017, fa la segretaria in uno studio di commercialisti con un contratto a tempo indeterminato. “Blindato”, lo definisce lei. Ha un ottimo rapporto con il suo datore di lavoro, che diventa anche il suo testimone di nozze.

Ma la vita di Elena inizia a cambiare proprio quando conosce quello che oggi è suo marito, assicuratore di mestiere e con un incondizionato amore per i viaggi. Da quel momento scoprirà che anche lei non può più fare a meno di esplorare il mondo. Inizia a partire ogni anno, scrive un blog per famiglie. E si rende conto di avere un talento: sa entrare subito in contatto con gli abitanti del luogo e con le agenzie turistiche locali. Comincia così a organizzare viaggi anche per le amiche. Ed è talmente brava che questa passione diventerà il suo Piano B: oggi Elena è una travel designer.

Ma ritorniamo per un momento al Piano A. “Mi piaceva il mio lavoro, ero anche brava - racconta con un sorriso disarmante e la sua deliziosa c aspirata - Ero molto organizzata, programmavo sempre tutto. Praticamente la regina dei fogli Excel. E i miei colleghi erano una famiglia, e lo sono ancora. A loro devo tantissimo. Ma non avevo niente di mio. Ero continuamente in contatto con le aziende e vivevo otto ore al giorno parlando con gente arrabbiata. Non mi sentivo appagata, ero sempre nervosa e insoddisfatta. Inoltre avevo iniziato ad apprezzare i viaggi ma non avevo molte ferie e non potevo partire spesso”. Dunque Elena capisce che quel lavoro così solido, che le dà sicurezza e che le era sempre piaciuto, comincia ad andarle stretto. Ma lasciare tutto sembra una follia.

“Facevamo un viaggio all’anno - ricorda - sempre organizzato da noi, ci piaceva studiare ogni dettaglio, tutte le mete. Nel settembre del 2011 nasce Clara. Follonica è un piccolo paradiso naturale, ma ci conosciamo tutti, è un paesone. E questo ci spaventava. Avevamo paura che la bambina potesse crescere con una mentalità chiusa, ristretta. Ci siamo chiesti: come possiamo evitarlo? Ci siamo risposti: girando il mondo. Da quando è nata abbiamo iniziato a spostarci molto più spesso, facendo l’esatto contrario di quello che fanno di solito le famiglie italiane, che con i figli piccoli tendono a partire meno. Ogni risparmio, ogni giorno di ferie, veniva dedicato a esplorare: paesi vicini, paesi lontani. Clara è salita sul primo aereo a 6 mesi, a un anno era in California, a due anni in Canada, in Australia a tre anni. Ormai ha girato il mondo: Giappone, Argentina, Patagonia, Polinesia francese, neozelandese, Hawaii, Thailandia. A 7 anni è stata premiata da Alitalia per il suo centesimo volo, hanno organizzato una bellissima festa a bordo”.

Elena inizia così a sognare di trasformare la sua vita, e di diventare una travel designer a tempo pieno. “Incoraggiata da mio marito ho iniziato a organizzare qualche viaggio per gli amici, come broker. Utilizzavo le mie conoscenze per aiutarli a costruire il percorso attraverso le agenzie locali. Non avevo un ufficio dove riceverli, e allora ci incontravamo al bar, davanti a uno spritz”.

Nel 2017 apre una partita Iva: e finalmente nasce Souri Trip, un sito in cui è possibile organizzare qualunque viaggio su misura, senza pacchetti predefiniti ma con itinerari personalizzati, proprio attraverso l’appoggio delle agenzie locali. Elena non si fa pagare dal cliente, ma prende una percentuale dalle agenzie locali e una percentuale dalle agenzie italiane con cui prenota i voli. Nel frattempo continua a lavorare come segretaria. La sua professione di travel designer, però, cresce ogni settimana, anche se ci si dedica per sole due ore al giorno, dalle 18.30 alle 20.30, appena stacca dall’ufficio.

Non è più vita. Elena è dilaniata, non riesce più a portare avanti i due lavori contemporaneamente. E non sa che fare. Ha paura a lasciare la vecchia vita, ma sa che la sua strada è un’altra. Deve prendere una decisione. A febbraio 2018 si fa coraggio e decide di dedicarsi solo alla nuova attività. “Mi sono buttata. Ma con mille paure, è stato un salto nel buio. Ho cercato un social media manager e ho fatto piccoli investimenti pubblicitari (circa 5mila euro, ndr). E piano piano si sono presentati clienti da tutta Italia”.

Ma poi arriva la pandemia: “Il mondo era chiuso e blindato, è stato un disastro. I guadagni si erano azzerati. Ho cercato collaborazioni soprattutto alle Maldive, perché sono il mio punto di forza, ma ero in enorme difficoltà. A dicembre 2020 un resort ha creduto nel mio progetto e mi ha ospitato per una settimana. Lì ho conosciuto vari clienti che volevano viaggiare nonostante tutte le chiusure. Ho trascorso buona parte della pandemia a spostare viaggiatori israeliani, sudafricani, austriaci da un’isola a un’altra. A marzo 2021 sono tornata a visitare altri due resort che avevano bisogno di pubblicità. Nell’agosto 2021 sono andata in Polinesia e ho beccato un lockdown, dovevo raggiungere New York, e dopo mille cambi di programma sono comunque riuscita a farcela. Ho documentato tutto sui social. Ero diventata un'esperta negli spostamenti in quel difficile periodo storico, le persone si rivolgevano a me per questo motivo e così sono riuscita a tenermi in piedi”.

Elena dunque non si arrende, riesce a superare quel momento e salva il suo progetto di vita. “Souri trip è il sogno che diventa realtà. È un secondo figlio. Souri significa sorriso nella lingua di Haiti, e quando l’ho immaginato ho pensato proprio a questo: nonostante i terremoti, nonostante tutto, riesce sempre a rimettersi in piedi. Forse rappresenta proprio il mio trascorso”.

Elena costruisce il suo ufficio all’interno dello studio fotografico della sua famiglia. “Mio zio è uno dei migliori fotografi matrimonialisti della zona, così riuscivo ad agganciare gli sposi che venivano a prenotare il servizio fotografico per il viaggio di nozze. Poi mi sono ampliata, e ora incontro i miei clienti soprattutto online”.

Oggi guadagna più di quello che prendeva nella sua vita precedente. E parte delle entrate le investe per partire: visita il nuovo paese, contatta le agenzie locali e inizia a collaborare con loro. “In questo momento - spiega con il rumore del mare in sottofondo - sono alle Maldive a visitare la prima guest house di lusso che ha aperto qui, viaggio continuamente. Mio marito e Clara vengono con me. Lei ha sempre con sé i libri di scuola, ma cerco di portarla quasi solo nei periodi di vacanza. Quando la vedo crescere libera, aperta al mondo, senza nessuna chiusura di fronte a popoli diversi, sono felice. Ha visto anche persone molto povere, e ha capito che deve essere grata per quello che ha. E soprattutto sono orgogliosa di averle trasmesso un enorme insegnamento: se hai una passione, vai avanti. Nonostante tutto. Durante la pandemia mi ha visto piangere. Ma mi ha visto anche reagire. E oggi mi dice: ‘Mamma, ce l’hai fatta’”.

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