Fedeltà al Papa: giuramento per 34 nuove Guardie Svizzere in Vaticano

Fedeltà al Papa: giuramento per 34 nuove Guardie Svizzere in Vaticano

In occasione dell'anniversario del Sacco di Roma del 1527

Fedeltà al Papa: giuramento per 34 nuove Guardie Svizzere in Vaticano
Cortesia - Guardia Svizzera Pontificia
Giuramento Guardia Svizzera

L'esercito più piccolo del mondo apre le sue porte per la cerimonia di giuramento delle 34 nuove Guardia Svizzere in occasione dell'anniversario del Sacco di Roma del 1527, quando 189 guardie difesero Papa Clemente VII contro l'esercito di Carlo V. In quella battaglia rimasero 42 custodi che scortarono il sommo pontefice dal Vaticano a Castel Santangelo. La Guardia Svizzera è stata fondata nel 1506 da Papa Giulio II che chiese ai nobili svizzeri l’arruolamento di soldati per la propria protezione, compito che è esercitato da più di mezzo millennio garantendo la sicurezza del capo della Chiesa cattolica.

Tradizione e modernità raramente risultano così strettamente legate come nella Guardia Svizzera Pontificia il cui corpo ogni anno, il 6 maggio, presta giuramento nel Cortile di San Damaso del Palazzo Apostolico, sotto la bandiera del Corpo delle Guardie Svizzere Pontificie e alla presenza del rappresentante del Santo Padre, Sua Eccellenza Mons. Edgar Peña Parra, sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato. Le guardie giurano di proteggere e difendere il Papa in carica e tutti i suoi legittimi successori, anche a rischio della propria vita, come è già avvenuto in passato. «Io, Alabardiere …, giuro di osservare fedelmente, lealmente e onorevolmente tutto ciò che in questo momento mi è stato letto. Che Dio e i nostri Santi Patroni mi assistano!»

Sono circa un centinaio i militari che si allenano e si riposano nella loro caserma dentro le mura Vaticane, e, oltre a garantire la sicurezza del Papa, studiano e approfondiscono il Vangelo e i suoi principi. Non sempre indossano l’uniforme blu, rosso e giallo, caratteristica del casato dalla famiglia dei Medici; a volte vestono di scuro come nei viaggi papali. Su 34 nuove reclute del pontefice ci sono 16 di lingua tedesca, 16 di lingua francese e 2 di lingua italiana del Canton Ticino: Giacomo Porcini, di Lugano, e Gabriele Scaffetta, di Locarno.

Un sogno che non è sempre facile e comporta un duro lavoro, da quello più semplice di controllare pellegrini e turisti, ad accompagnare capi di Stato e di governo nelle loro visite al palazzo apostolico e, soprattutto, fungere da scudo personale del Papa, garantendone la protezione in ogni momento. L'evento di oggi si svolge in un clima di festa. Le guardie indossano la "Gran Gala", l'uniforme per le grandi occasioni comprensiva di armatura, che viene indossata per la benedizione papale "Urbi et Orbi", a Natale e Pasqua. 

Far parte di questo corpo militare non è facile. Tra i requisiti ci sono essere cittadino svizzero, cattolico praticante, single, avere un'età compresa tra i 19 ei 30 anni, 1,74 di altezza, godere di un’ottima reputazione e, per ultimo, impegnarsi molto. Il loro incarico ha una durata di 26 mesi, sono tutti uomini, anche se chissà in futuro, con la ristrutturazione della caserma ottocentesca, potranno essere ammesse anche le donne.

Nell'atmosfera della caserma c'è un mix tra disciplina e fratellanza. Secondo alcune testimonianze, vivere tra le Guardie Svizzere è come una grande famiglia. Si entra in una sinergia dove convivono fede, familiarità e spirito militare, ma anche la storia, dato che da più di cinquecento anni questo particolare esercito è stato chiamato a presiedere eventi importanti.

Questo è il loro spirito vocazionale, che sopravvive e si consolida fino ai nostri giorni, portando come bandiera la fedeltà al Papa. La Guardia Svizzera ha fatto del suo emblema il dovere e l'onore di un privilegio riservato solo a pochi e per questo è l'esercito più piccolo del mondo.

Gabriele Scaffetta cortesia Jessica Krämer
Gabriele Scaffetta

Abbiamo incontrato l’Alabardiere Gabriele Scaffetta, 20 anni, di Locarno (Canton Ticino), appassionato di storia. Dopo due anni di assenza c’è di nuovo tra le reclute del pontefice un po' di Svizzera italiana. 

Come è nato in Lei il sogno di diventare una Guardia Svizzera?

Raramente capita di poter coniugare vita di fede e vita militare. Essendo cattolico nella fede e soldato nel cuore, questo onorevole servizio si è palesato come logico prodotto di ciò che sono e per cui sono fatto.

Oltre ad occuparsi della sicurezza del Santo Padre questo compito è anche motivo per approfondire la fede?

La vita di fede nel cuore della cristianità è molto forte, e ancor più per noi soldati della Chiesa. Le Messe quadrilingui nella nostra Cappella e le solenni celebrazioni in Basilica sono solo una parte del mio cammino, che passa anche attraverso la preghiera e la lettura di testi Sacri e storici.

Come si diventa Guardia Svizzera? È un percorso impegnativo?

La formazione è impegnativa ed interessante; si passa dalle tecniche di difesa alla marcia in formazione, dai test teorici a quelli di tiro. La preparazione al Giuramento è tecnica e spirituale, ma si potrebbe dire che Dio mi sta preparando a questo dal giorno della mia nascita.

Cosa significa avere la responsabilità di proteggere il capo della chiesa Universale, il Papa?

Questa responsabilità è un grande onore per noi; non si tratta di un semplice lavoro, ma di un servizio. La Guardia ci chiede molto, ma altrettanto (se non di più) ci dà. E il nostro servizio non è solo al Papa, ma alla Chiesa tutta, dagli alti prelati fino ai pellegrini.

Alcuni sostengono che la Guardia Svizzera sia come una grande famiglia. È così realmente?

Al cameratismo militare si aggiunge la fratellanza in Cristo; il legame che ci unisce è quindi doppio. Siamo come molte membra di un solo corpo, e non possiamo dunque sentirci indipendenti da un qualsiasi altro membro.

 

Come è strutturato l'esercito più piccolo del mondo e che tipo di preparazione si impegnano a ricevere le Guardie?

Avendo da qualche anno aumentato l’effettivo, non siamo più l’esercito più piccolo del mondo; tuttavia, siamo certamente quello più speciale. Abbiamo statuto di reggimento, pur avendo rango di compagnia; siamo preparati per parate militari e servizi d’onore, ma anche per servizi d’ordine e sicurezza personale. Di certo non è per tutti; a ciascuno la sua missione.

All’indomani del suo insediamento come sarà una sua giornata ‘tipo’?

Pur non avendo ancora giurato, sono in servizio effettivo già da quasi due mesi. I turni sono variabili sia per la durata (solitamente 6-8 ore) che per la fascia oraria. Un gran pregio è la diversità dei compiti che ci competono: servizio d’onore alle celebrazioni, controllo agli ingressi, nel Palazzo Apostolico, pattuglie interne; sono solo alcune delle missioni affidateci. 

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