Un clima anti israeliano e antisemita preoccupante - HuffPost Italia

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Un clima anti israeliano e antisemita preoccupante

Israele sotto attacco in Francia e Svezia”, ha titolato l’HuffPost, per dare la notizia dell’attentato alla sinagoga di Rouen e degli spari vicino all’ambasciata israeliana di Stoccolma. È chiaro che c’è un clima anti israeliano e antisemita preoccupante in giro. Un contesto che ha un significato geopolitico ben preciso per l’Occidente, che non possiamo ignorare. E il significato di questo clima è indipendente dal giudizio che ognuno di noi ha in merito al conflitto a Gaza, sulle ragioni e i torti dei contendenti, sulla reazione appropriata o meno di Israele, perfino sull’accusa di crimini di guerra rivolta a Nethanyau o Hamas. Non è su questo tema che voglio intervenire, ma su altro. La legittima critica allo Stato d’Israele sta comportando in certi pezzi dell’opinione pubblica - non maggioritari, ma sicuramente numerosi -, l’idea che Israele sia uno Stato illegittimo. Anche le accuse circa la condotta genocidaria del governo d’Israele conducono all’idea che Israele sia uno Stato genocida, e dunque illegittimo. Insomma, dalla critica al governo siamo passati alla critica dello Stato. Come se i nemici di Berlusconi, illo tempore, avessero ritenuto l’Italia illegittima.

Soprattutto la sinistra radicale sragiona sulla natura coloniale d’Israele. Ripeto, non è su queste valutazioni che intendo intervenire, anche se certe accuse sono palesemente strumentali e, d’altronde, quando si attaccano le sinagoghe, è chiaro che il problema non è la politica, ma la stessa esistenza degli ebrei, perfino in luoghi lontani dalla contesa Terra Santa.

Contro Israele - non contro il governo d’Israele - si sono compattate tutte le potenze ostili alla liberaldemocrazia e all’Occidente. Potremmo dire che la delegittimazione di Israele è la continuazione della politica anti liberale e anti occidentale con altri mezzi: Russia, Cina, Iran, l’asse della Fratellanza musulmana - dal Qatar a Erdogan -, appoggiano strumentalmente - non la causa palestinese -, ma Hamas, per andare contro Israele, e dunque contro l’Occidente.

Al punto che - e se ne discute poco -, ci sono tanti Paesi musulmani che appoggiano Israele o, comunque, non ne contestano più l’esistenza, magari limitandosi a condannare la condotta del governo. È la riprova che non si tratti tanto di una questione religiosa, ma geopolitica. In occasione dell’attacco iraniano ad Israele del mese scorso, è emerso sulla stampa internazionale come perfino Giordania, Arabia Saudita ed Emirati abbiano dato una mano all’Idf e allo scudo israeliano di protezione Iron Dome. Insomma, il binomio Gaza - Israele è una nuova faglia geopolitica, che trascende torti e ragioni dei contendenti. Questo non significa che chi parteggi per la Palestina non lo possa dire per paura di essere accusato di putinismo, né che Netanyahu possa fare quello che gli pare, perché è dalla parte delle democrazie. Ma, ugualmente, chi attacca Netanyahu deve aver ben chiara la distinzione fra la critica al governo e la messa in discussione della legittimità di un Paese. Perché chi non lo fa attacca Israele per attaccare l’Occidente. E se l’adesione all’Occidente non può trasformare i torti in ragione, sul fatto che è l’Occidente ad aver ragione - quando difende la democrazia -, contro le balle dei regimi illiberali, io non ho dubbi.

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