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Importanti riconoscimenti per il vercellese Federico Maggi

L'ingegnere "ambientale" campione nazionale in Australia per le ricerche sulla sostenibilità

Prestigioso riconoscimento in Australia per Federico Maggi

E’ stato dichiarato Campione nazionale australiano per il Frontiers Planet Prize, un premio internazionale istituito dalla Frontiers Research Foundation per riconoscere e supportare le migliori ricerche nel campo della sostenibilità. Il suo articolo, "Bilancio dei terreni per i pesticidi agricoli e scarico dei fiumi negli oceani", è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista “Nature”.
Il vercellese Federico Maggi, professore associato dell'Università di Sydney, ora è in lizza per uno dei tre premi del Campionato Internazionale, ciascuno del valore di un milione di franchi svizzeri (circa un milione e 24mila euro), che vengono assegnati come sovvenzione alle istituzioni dove lavorano i destinatari per finanziare la loro ricerca.


Professor Maggi, lei partendo da Vercelli ha poi “sviluppato” un notevole curriculum internazionale: ce lo illustra brevemente?
Dopo aver studiato al liceo scientifico Amedeo Avogadro di Vercelli, mi sono laureato in Ingegneria Idraulica al Politecnico di Torino e ho continuato gli studi completando un dottorato di ricerca in Ingegneria in Fluidomeccanica ambientale alla Delft University of Technology (TUDelft) in Olanda nel 2005. Da lì mi sono trasferito negli Stati Uniti, prima per un progetto di ricerca di un anno a Duke University nella Carolina del Nord, e, successivamente, in California per altri progetti, dove ho lavorato come ricercatore alla University of California, Berkeley, e a Lawrence Berkeley National Laboratory. Nel 2009 mi sono trasferito in Australia, dove ho iniziato nel ruolo di Lecturer alla University of Sydney e dove continuo tuttora la mia ricerca come professore associato.
Che cosa l'ha spinta a trasferirsi fino in Australia?
Nel 2009 ho ricevuto un’offerta per il posto che occupo tuttora, e ho deciso di accettare la “sfida” di ritrasferirmi nuovamente. Qui in Australia ho molta libertà nella mia ricerca e ho anche ricevuto fondi consistenti dell’università per sviluppare i miei progetti.
Quale tipo di ricerche sta svolgendo e quali potrebbero essere i loro successivi sviluppi?
Mi occupo di Ingegneria ambientale, e negli ultimi anni mi sono concentrato sull’idrologia, che fa parte della mia formazione al Politecnico, e anche su contaminanti, principalmente da agricoltura, come fertilizzanti e pesticidi. Forse ancora più importante dell’argomento di per sé, sono i metodi che ho sviluppato. Per spiegarlo in modo semplice, ho sviluppato un modello digitale dell’intero pianeta (“Planetary Digital Twin”), in pratica un modello matematico che riesce a descrivere tutti i processi ambientali di interesse sia nello spazio che nel tempo, e che copre l’intera geografia della terra. Con questo strumento, che è unico nel panorama di ricerca ambientale a livello internazionale, io e i miei collaboratori possiamo fare previsioni dinamiche nello spazio e tracciare qualsiasi sostanza e il modo in cui interagisce con l’ambiente attraverso processi sia fisici che chimici e biologici. Questo modello è diventato funzionale solo qualche anno fa, ma abbiamo già completato lavori importanti, e prevedo di continuare a svilupparlo nei prossimi anni. Le potenziali applicazioni sono tantissime, a partire dalle stime su scarsità di acqua, disponibilità di risorse, cambiamenti nell’uso del suolo, food security, cambiamenti climatici e anche per agricoltura, contaminazioni, emissioni di gas serra e in altri settori strategici collegati all’uso del territorio.
Lei è stato dichiarato Campione nazionale per il Frontiers Planet Prize: in che cosa consiste il premio e per quale ragione le è stato assegnato?
Il riconoscimento di “National Champion” marca sicuramente il raggiungimento di un obiettivo importante nella mia carriera. Il riconoscimento mi è stato assegnato per il lavoro che abbiamo completato recentemente insieme alla Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite, che è stato pubblicato sulla rivista Nature (https://www.nature.com/articles/s41586-023-06296-x) sulle contaminazioni dei pesticidi nell’ambito delle “Planetary Boundary Science”. In pratica, sappiamo che le contaminazioni come quelle dovute all’uso di pesticidi sono tra le cause per cui il pianeta rischia di funzionare al di fuori dei limiti di sicurezza, ma non si è mai riusciti a quantificare di quanto il pianeta eccede questi limiti. Il mio lavoro è forse il primo che riporta in modo univoco delle stime su scala globale che ho ottenuto usando il Planetary Digital Twin che ho sviluppato.
A fine giugno lei sarà in Svizzera per il campionato internazionale: quali sono i suoi obiettivi e le ambizioni in questo contesto?
Sì, ma più che un campionato, sarà in realtà la cerimonia in cui i riconoscimenti verranno assegnati, quindi non ho una vera ambizione se non quella di partecipare con serenità all’evento e incontrare gli altri 22 campioni nazionali per congratularmi con loro e per i loro risultati.
Presto tornerà a Vercelli per qualche settimana: che cosa le manca di più della nostra città e quali sono le sensazioni che prova ogni volta che ci torna?
La famiglia e gli amici, sicuramente, ma anche la serenità di essere a casa. La cosa più incredibile che riconosco ogni volta è che, anche se sono via da più di 25 anni, ogni volta che torno a Vercelli e incontro i miei amici, ex compagni di scuola e di università, e vicini di casa, è sempre come se praticamente non fossi mai mancato. Non per ultimo, devo ringraziare la nostra scuola, maestri e professori inclusi, perché abbiamo un tesoro unico che pochi altri paesi hanno.

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