Nazionale femminile, la rinascita dopo il flop mondiale: l’Italia di Soncin tra il rilancio di Gama e il record della 17enne Dragoni (che ha battuto Messi) - Calcio - La Repubblica

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Nazionale femminile, la rinascita dopo il flop mondiale: l’Italia di Soncin tra il rilancio di Gama e il record della 17enne Dragoni (che ha battuto Messi)

Grazie alla vittoria per 3-0 sulla Svizzera, dopo il successo contro la Spagna campione del mondo, le azzurre restano nella Lega A della Nations League e si preparano a giocarsi in primavera la qualificazione a Euro 2025. Un gruppo nuovo che fonde gioventù ed esperienza

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Creare un legame forte partendo dall’identità di gioco. La prima sfida di Andrea Soncin, ct della Nazionale femminile, pare sia stata vinta. Raccogliere l’eredità di un Mondiale che aveva visto le azzurre uscire ai gironi, col morale a terra e quel botta e risposta tra il gruppo e l’ex ct Milena Bertolini che poteva lasciare qualche strascico di troppo. Settimane intere in cui la Federazione ha contattato vari tecnici per prenderne il posto, ma alla fine la scelta è ricaduta su Soncin. Che ha portato entusiasmo, idee, un gioco propositivo e mai rinunciatario. Ma soprattutto una nuova mentalità, all’altezza delle ambizioni di una squadra capace di passare dalla sconfitta in pieno recupero col Sudafrica alla vittoria show in casa della Spagna campionessa del mondo in carica. Col successo nell’ultimo turno di Nations League, un 3-0 netto con la Svizzera davanti al pubblico di Parma, l’Italia si è piazzata seconda nel suo girone proprio dietro alla Spagna conquistando la permanenza in Lega A, strategica in vista di Euro 2025 (le partite di qualificazione si giocheranno in primavera).

(vasini)

L’Italia di Soncin

“Ci ho creduto fin da quando ho incontrato per la prima volta queste ragazze - ha detto Soncin alla Rai - con questo gruppo si è creato uno scambio di emozioni continuo, legami forti che vengono prima di ogni discorso tecnico e tattico. Non è calcio femminile, è calcio, con le sensazioni uniche che regala la maglia azzurra”. Orgoglio e identità, insomma. Col suo 4-3-3 che tiene conto del giusto mix di veterane, leader e giovani o giovanissime in rampa di lancio. Perché quello di Soncin è un cambiamento morbido ma radicale, una prospettiva diversa che prova a pensare a un futuro non soltanto immaginario ma reale. Vittorie come quella contro la Spagna, insomma, sono destinate a ripetersi se davvero il cammino intrapreso verrà portato avanti con entusiasmo e fiducia.

Il rilancio di Sara Gama

Soncin è ripartito da alcune certezze. Una su tutte: Sara Gama, la capitana. La sua esclusione dagli ultimi Mondiali aveva fatto discutere, con Bertolini bersagliata da alcune critiche e da un gruppo che non ha mai digerito quella scelta. Questione di rispetto verso una giocatrice che a 34 anni poteva comunque dare il suo contributo dentro lo spogliatoio. Simbolo non soltanto di una Nazionale che era tornata a crederci, ma anche di battaglie vere a favore di tutto il movimento, dentro e fuori dal campo. Soncin è ripartito proprio da lei, richiamandola tra le convocate per le ultime sfide di Nations League: “In una fase di ricostruzione si creano nuovi equilibri e leadership - aveva detto a settembre -. Certe giocatrici, Sara compresa, potranno dare molto al gruppo. Saranno valutate e giudicate sul campo, ma esponenti così importanti per il movimento possono tracciare una linea chiara per il gruppo squadra”.

Italia, gioventù ed esperienza

E proprio Gama, che ha lasciato il posto ad altre giocatrici titolari, tiene compatto il gruppo. Lo carica, lo ascolta, lo motiva, lo supporta. I selfie a fine di ogni gara dimostrano quanto sia preziosa la sua presenza. E quanto, in fondo, rassereni proprio le ragazze. Ma nel gruppo di Soncin ci sono anche tanti altri spunti interessanti: il ct è ripartito da Giuliani tra i pali e da una linea a quattro difensiva che prevede anche l’esperienza e la solidità di Linari, Salvai e Boattin, così come la maturità di Giugliano in mezzo al campo e l’affidabilità in attacco di Giacinti. Giocatrici non più giovanissime ma ancora nel pieno della loro carriera e dunque portatrici di una mentalità che deriva dall’esperienza ma anche dal carattere individuale. Esempi di atlete che hanno vissuto un’altra epoca rispetto a quelle più giovani: che hanno dovuto conquistarsi ogni progresso, ogni diritto, sul campo. E che adesso tramandano questo spirito a chi, come Caruso e Greggi (classe 1999 e 2000) incarnano un’altra generazione di calciatrici.

Dragoni batte il record di Messi

Il futuro passa anche dai loro piedi. Così come da quelli di Cantore (1999), Bonfantini (1999), Beccari (2004). Poi c’è Michela Cambiaghi, attaccante dell’Inter (27 anni) e titolare anche contro la Svizzera, che rappresenta il volto nuovo di questo gruppo. Merita una menzione speciale, poi, la centrocampista Giulia Dragoni: 17 anni, classe 2006, e passata di recente dalle giovanili dell’Inter al Barcellona facendo il suo esordio in blaugrana e diventando così a 17 anni e 19 giorni, la più giovane esordiente non spagnola in prima squadra nella storia del Barcellona (sia maschile che femminile), battendo il record di un certo Lionel Messi.

La Nazionale di Soncin riparte da queste giocatrici ma anche da molte altre che nei prossimi mesi si aggregheranno, in prova o in pianta stabile. Perché adesso il ct girerà sui campi della Serie A per visionare e capire quali altre potranno essere funzionali al suo sistema di gioco. Ma, più in generale, all’identità che si sta formando. Non si torna indietro: la sensazione è che sia iniziata una nuova era basata sull’umiltà, il lavoro quotidiano in allenamento, una nuova mentalità e tanta, tantissima, voglia di scrivere un’altra pagina di storia del movimento femminile italiano.

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