Rianimazione, una storia di eccellenza: a guidarla il maceratese Diego Gattari «Diamo origine a 8mila interventi l’anno» | Cronache Maceratesi

Rianimazione, una storia di eccellenza:
a guidarla il maceratese Diego Gattari
«Diamo origine a 8mila interventi l’anno»

SANITA' - Il medico guida l'Unità operativa all'ospedale di Macerata da tre anni, dall'uscita di scena di un altro grande direttore come Giuseppe Tappatà: «I maceratesi possono usufruire di prestazioni di alta qualità»

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La squadra del primario di Rianimazione Diego Gattari

di Luca Patrassi

Diego Gattari, maceratese di 53 anni, membro di due associazioni scientifiche di rilievo nazionale, guida da alcuni anni uno dei reparti simbolo dell’ospedale.

Rianimazione è un’unità operativa di eccellenza della sanità ospedaliera (non solo) maceratese: che effetto le fa guidare un reparto in cui si è formato?

«E’ un motivo di orgoglio che si rinnova ogni giorno. Da quando il mio “mentore”, senza ombra di dubbio posso definirlo in questa maniera, Giuseppe Tappatà, che per tanti anni è stato alla guida dell’Anestesia e Rianimazione maceratese, mi ha concesso il privilegio, scegliendomi, di avvicendarlo in questa avventura.  Un’impresa ardua e impegnativa ma ricca di soddisfazioni che si confermano continuamente. Ho avuto la fortuna di muovere i primi passi come direttore in un ambiente che conoscevo bene, aiutato e supportato da un gruppo di validi collaboratori con cui condivido le difficili organizzazioni di un reparto tanto grande e impegnativo. Con il dottor Iacobone che si dedica alla Rianimazione, il dottor Carbone che si occupa dell’Anestesia, il dottor Elisei che organizza il blocco operatorio, la dottoressa Zompanti referente delle donazioni degli organi e della qualità e la coordinatrice infermieristica Sabrina Moglianetti».

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Diego Gattari

Come è strutturato il reparto? Organici e prestazioni

«Siamo un gruppo di 22 medici e 20 infermieri che supporta un’attività ampia e articolata. Abbiamo un’attività di reparto di terapia intensiva, che mi ha visto crescere perché da sempre il mio sguardo si è rivolto verso la Rianimazione, che consta di circa 380 ricoveri all’anno di pazienti con quadri patologici di tipo intensivo e pazienti che necessitano di monitoraggio avanzato e complesso nel postoperatorio dopo interventi chirurgici effettuati sia in elezione che in urgenza. Facciamo parte della Rete nazionale trapianti e siamo un centro di procurement donatori organi e tessuti. Ci occupiamo del posizionamento e gestione di cateteri venosi centrali a permanenza per terapie oncologiche e dialitiche. In collaborazione con il Reparto della Neurologia gestiamo il trattamento ventilatorio non invasivo e invasivo tramite tracheotomia di pazienti con patologie neurologiche come la Sla. Cooperiamo con varie unità operative effettuando in analgosedazionemolteplici procedure ambulatoriali e di day hospital (gastroscopie, colonscopie, broncoscopie, toracoscopie, posizionamento di pmk, ablazioni, angioplastiche, trattamenti in radiologia interventistica). Effettuiamo visite e valutazioni prechirurgiche. Diamo origine a ben 8000 interventi chirurgici all’anno in ben 5 sale operatorie che lavorano in contemporanea sia in anestesia locoregionale che generale con le più rinomate e recenti tecniche anestesiologiche. Collaboriamo con il Pronto Soccorso e con i reparti internistici prendendoci cura dei pazienti più gravi e ad elevata complessità. Come si può ben vedere il reparto effettua plurime e articolate prestazioni che necessitano di una attenta organizzazione nella gestione dei flussi e delle priorità».

Risorse umane, tecnologie, budget: qual è il mix che tiene unito il tutto? C’è un fattore prevalente?

«Occorre saper utilizzare nel migliore dei modi questa serie di risorse in un equilibrio non sempre facile. Per fortuna questo mix, attualmente grazie alla nostra Direzione generale, sembra essere ben distribuito e senza carenze. Tuttavia non esiste un elemento prevalente rispetto agli altri ma certamente occorre non dimenticare mai che non stiamo lavorando per un prodotto ma per persone che si rivolgono a noi con fiducia che occorre non tradire».

Mancano gli specialisti, i nuovi assunti sono spesso specializzandi o giovani medici che vanno a rimpiazzare i pensionati e a ridurre i vuoti di organico. La presenza di tanti giovani è un’occasione di crescita?

«Mancano gli specialisti è un mantra che oramai si sente dire in continuazione in ambito sanitario.  Per fortuna nel mio reparto questa problematica sembra non essere presente.  Siamo un numero sufficiente per le attività proposte dal nostro ospedale e siamo tendenzialmente un reparto giovane. Considerate che la media dell’età del personale si aggira intorno ai 40-42 anni. Questo probabilmente grazie alle attività proposte ed effettuate dal nostro ospedale. Attualmente il nostro nosocomio vive un bel momento di crescita culturale. Sono presenti eccellenti professionisti che effettuano prestazioni ad altissimo livello. Questo ci ha permesso di crescere enormemente nelle nostre attività, implementando tecniche anestesiologiche e intensivistiche innovative di ultima generazione secondo i dettami della più recente letteratura di merito. Questo fermento culturale e di innovazione ci ha permesso sicuramente di essere attrattivi nei confronti delle nuove leve che hanno scelto di venire a lavorare a Macerata. In aggiunta l’arrivo di giovani anestesisti rianimatori deve essere visto come occasione di crescita. Ogni nuovo professionista porterà elementi che permetteranno al gruppo di mantenere una freschezza nella gestione delle nostre attività; ovviamente per contro i giovani arrivi devono sfruttare tale condizione imparando da ciò che hanno costruito coloro che lavorano da più tempo».

Quando entra in reparto al mattino qual è la prima cosa che le viene in mente?

«Che potrebbe essere una giornata difficile. Io lavoro nell’ambito delle emergenze urgenze e l’imprevisto, la problematica, il caso strano, non lineare, particolare, è sempre dietro l’angolo. Ma questo è il bello del mio lavoro, è la condizione che ti mantiene vivo e attento. Sicuro che potrò condividere e discutere il “caso” con i miei colleghi, altrettanto attivi dal punto di vista culturale, in considerazione della coesione che storicamente ha sempre caratterizzato il nostro gruppo di lavoro».

La cosa che le ha dato più soddisfazione in questi anni?

«Tralasciando le molteplici soddisfazioni cliniche dove anche un semplice grazie da parte di un paziente risulta essere estremamente gratificante, di sicuro l’appagamento più grande è stato quello di essere alla guida di un gruppo coeso e compatto. Un gruppo formato da medici, infermieri e oss di estrema professionalità e competenza. Un gruppo in cui si riesce a condividere, appoggiandosi l’uno all’altro, gioie e dolori, vittorie e sconfitte. Lo scopo della Terapia intensiva è quello ristabilire il riequilibrio delle funzioni d’organo alterate, è quello di stabilizzare le funzioni vitali dei pazienti gravi, la cui vita è in pericolo immediato, e permettere il successivo trasferimento in reparti meno intensivi, ma specializzati nel trattamento della singola patologia. Questo nella nostra Rianimazione succede con un’ alta percentuale. I tassi di mortalità nel nostro reparto sono molto bassi, e le percentuali di successo sono molto elevate. Tutto ciò è possibile grazie ad un assiduo lavoro di equipe, un continuo monitoraggio generale e una costante rivalutazione e discussione collegiale dei casi e della malattia che ha colpito il paziente».

Alla parola ospedale si abbina la cura, sul fronte della prevenzione cosa consiglia?

«Sì, l’associazione tra la parole “ospedale” e “cura” è molto comune e rappresenta l’importante ruolo che gli ospedali svolgono nel fornire assistenza medica e cura ai pazienti.  Gli ospedali sono luoghi dove la cura e l’assistenza vengono fornite da professionisti sanitari qualificati, compresi medici, infermieri, tecnici sanitari e altri operatori sanitari, con l’obiettivo di guarire, alleviare il dolore e migliorare la salute e il benessere dei pazienti. Ma spesso la battaglia si vince sul campo della prevenzione. Ci sono diverse strategie che si possono adottare per mantenere uno stato di salute ottimale e ridurre il rischio di malattie. Adottando uno stile di vita sano e seguendo pratiche preventive, si può contribuire significativamente a mantenere la salute e il benessere nel lungo termine. La prevenzione nasce dall’attenzione alla propria salute fin dall’età più giovane. Potremmo dire molte cose ma la gestione attenta negli anni della propria salute forse rappresenta una buona strada da percorrere».

I maceratesi possono stare tranquilli, hanno una sanità di qualità? Quali rischi vede?

«In generale i rischi principali che potrebbero influenzare la qualità dei servizi sanitari a Macerata potrebbero includere la carenza di personale sanitario specializzato, lunghe liste di attesa per gli interventi chirurgici, carenze di attrezzature mediche moderne.  Tuttavia al contrario a Macerata è presente un sistema sanitario considerato di qualità. In particolare viviamo un momento storico, e parlo per i reparti con cui collaboro più da vicino che sono quelli chirurgici, assolutamente benevolo. I maceratesi, e non solo, in considerazione che moltissime persone al di fuori della nostra provincia vengono a curarsi nel nostro ospedale, possono usufruire di prestazioni di alta qualità. Abbiamo attività chirurgiche e anestesiologiche all’avanguardia e con ottimi risultati per i pazienti che devono essere sottoposti ad interventi chirurgici. Abbiamo una attività di Terapia intensiva che è in grado di fronteggiare qualsiasi tipo di problematica, con strumentazioni e apparecchiature moderne, con professionisti ben addestrati e preparati. Quindi sì, i maceratesi possono stare sicuri. Inoltre i maceratesi possono contare sul fatto che medici e infermieri lavorano di concerto avendo sempre ben in mente di avere a che fare con persone.  Questo, sono certo, è un elemento di estrema qualità».

 

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