Nessuno come Tom Hanks. Davvero difficile trovare un volto di Hollywood che sia apprezzato ed amato più di questo californiano, fisico tutt’altro che scolpito, che fin dagli anni 80 si è ritagliato con sempre maggior decisione uno spazio di tutto rispetto nel firmamento cinematografico.

Nei film Tom Hanks è l'uomo comune

A partire dagli anni 90, si è connesso ad un’autorialità molto particolare, votata al sentimento, ad una narrazione in cui a farla da protagonista era l’uomo comune, messo di fronte alle difficoltà della vita e della storia, ma capace comunque di preservare la sua anima e la sua dignità. Candidato per ben sei volte al Premio Oscar (aggiudicandoselo in due occasioni), vincitore di cinque Golden Globe, Tom Hanks ha saputo destreggiarsi tra commedia, thriller, dramma, film storici e fantasy, stupendo ogni volta.

A questo divo assolutamente anti-divo per personalità, comunicatività ed atteggiamento, abbiamo riservato una Top 10, dedicata ai migliori film a cui ha donato il suo charme e il suo carisma unico.

Big

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Il film che lo ha lanciato e fatto conoscere al grande pubblico. Uscito nel 1988 per la regia di Penny Marshall, Big era una divertente e toccante commedia sul giovane Josh Baskin, 13enne newyorkese che per uno strano scherzo di magia, si risvegliava improvvisamente trentenne.

L’America adorò il modo in cui Hanks fu capace di creare nel suo personaggio un mix riuscitissimo di infantilismo e charme, di candore e ironia, tra gaffe e gag divertenti.
Film di formazione originalissimo e pieno di sentimento, Big ancora oggi funziona benissimo non solo per come omaggia l’amicizia, ma anche per come tratta il tema dell’incomunicabilità tra adulti e adolescenti, per come distrugge il mito yuppie che imperava in quegli anni. Il consumismo, l’arrivismo, furono messi alla berlina, ma sotterranea, vi era anche la malinconia per la perdita dell’innocenza, il dipingere l’età adolescenziale in modo sicuramente meno elegiaco e paradisiaco, di quanto sovente il cinema facesse in quegli anni 80.

Insonnia d’Amore

Il film che rilanciò la carriera di Tom Hanks, messa a repentaglio dall’insuccesso de Il Falò delle Vanità. Commedia romantica originale, intelligente e tenera nel suo parlare della difficoltà nel ricominciare da zero, Insonnia d’Amore si poggiava completamente sull’incredibile chimica tra Hanks e una Meg Ryan nel pieno della sua dimensione di “fidanzatina d’America”.

L’attore, nella parte del vedovo Sam, trasferitosi a Seattle con il giovane figlio, fu sicuramente la carta vincente del film di Nora Ephron, grande omaggio ai classici della Hollywood anni 50 e 60. Restando sapientemente sotto le righe, Hanks interpretò un uomo normale, ferito nell’animo ma deciso a darsi un’altra possibilità, donando all’insieme un’atmosfera romantica ma mai sdolcinata. Forse, a posteriori, il ruolo anche più sottovalutato di Hanks, nella sua componente leggera ma non per questo banale o superficiale. Sicuramente una delle migliori commedie romantiche degli anni 90.

Apollo 13

Il disastro sfiorato nello Spazio dall’Apollo 13, rimane uno degli episodi più controversi e noti della storia della NASA. Nel 1995, Ron Howard ricreò per il grande schermo quei drammatici giorni del 1970, in cui il mondo tenne il fiato sospeso per la sorte di tre astronauti, che solo un miracolo riportò a casa.

Film corale assolutamente perfetto per ritmo, tensione e regia, con un cast che comprendeva oltre ad Hanks, Ed Harris, Bill Paxton, Kevin Bacon e Gary Sinise, Apollo 13 ancora oggi è considerato da molti il migliore mai fatto su quel periodo in cui l’umanità cercava di andare verso l’infinito ed oltre ad ogni costo.
Un film scevro da ogni retorica, claustrofobico, connesso in modo preponderante alla paura per l’ignoto, al rapporto tra l’uomo ed i suoi limiti. Hanks, nei panni del comandante Jim Lovell, aggiunse un’altra pregevole tessera alla sua carriera popolata di leader illuminati, di uomini decisi a fare comunque quanto necessario a dispetto di paura e rischi personali.

Cast Away

Uno dei suoi ruoli più estremi e difficili. Sorta di versione moderna del Robinson Crusoe di Daniel Defoe, Cast Away costrinse l’attore prima ad ingrassare di 23 kg e poi a perderne ben 25 rispetto al suo peso abituale, per essere in tutto e per tutto Chuck Noland, dirigente della FedEx, naufrago su un’isola del Pacifico. Film incentrato completamente sulla mimica, sull’incredibile capacità di Tom Hanks di interpretare ogni possibile emozione plausibile di un uomo alle prese con un isolamento totale, Cast Away è uno dei film simbolo di inizio millennio. Angosciante, disperato, in grado di scuotere nel profondo lo spettatore, rappresenta anche una delle metamorfosi più credibili e iconiche nella storia del cinema.

In tutto e per tutto, più che un survival movie, è soprattutto un racconto sull’incredibile tenacia dell’uomo, la sua capacità di adattamento, su quanto sovente siamo molto più forti e coraggiosi di quanto noi stessi immaginiamo.

Philadelphia

Secondo gran parte della critica, il suo film più importante per dimensione civile, per la straordinaria capacità con cui seppe colpire nel profondo pubblico e critica, in quegli anni 90 in cui l’AIDS era il grande male, la grande fobia della società occidentale. Il suo Andrew Beckett, avvocato di successo nella città di Rocky Balboa, si ritrovava improvvisamente licenziato dal suo studio, in quanto omosessuale e malato di AIDS.

In suo soccorso vi è l’inizialmente rude e ben poco empatico collega Joseph Miller, che col tempo capirà il terribile dramma di Andrew, si metterà in gioco come uomo prima ancora che come avvocato. Film di una potenza emotiva straziante, Philadelphia ha nel duo formato da Tom Hanks e Denzel Washington, qualcosa con ben pochi pari per caratura nella storia del cinema. Hanks, anche qui alle prese con una metamorfosi fisica oltre che psicologica, fu semplicemente straordinario nel mostrarci la tragedia di chi veniva colpito da un morbo allora quasi incurabile. Allo stesso tempo, ci parlò dell’omosessualità, tabù nella società americana ancora condizionata dal machismo reaganiano, dalla mascolinità tossica ed intollerante di un paese privo di pietà e giustizia.

Salvate il Soldato Ryan

All’epoca fu salutato come il più grande war movie mai fatto. Con gli anni Salvate il Soldato Ryan è stato in parte ridimensionato, soprattutto rispetto a La Sottile Linea Rossa di Malick, che uscì in quello stesso 1998. Tuttavia, rimane un film di grandissima caratura, un dramma bellico capace di decostruire ed assieme omaggiare i pilastri del genere hollywoodiano, unendosi alla sperimentazione europea.
Dai primi 25 minuti ad Omaha Beach al peregrinare doloroso nella Francia sotto assedio fino alla battaglia finale, Tom Hanks fu protagonista, guida dantesca dentro un inferno fatto di sensi di colpa, ferocia e domande senza risposta. Il suo John Miller, grazie al suo carisma, a dialoghi interpretati con grande trasporto e sentimento, diventò simbolo cinematografico per eccellenza della “Generazione Gloriosa”, dell’America quando era ancora scudo della democrazia e dei diritti dell’uomo. Allo stesso tempo, ci mostrò la lotta di un’anima dedita a fare del suo meglio per non farsi travolgere dall’orrore.

Il Miglio Verde

Film incredibilmente lungo, struggente e pieno di malinconia, presago di morte e sofferenza, Il Miglio Verde ha spezzato il cuore di milioni di persone in tutto il mondo. Dalle spiagge della Normandia, Tom Hanks fu trasportato nella non meno tragica realtà del braccio della morte, a tu per tu con un degrado estremo, solitudine e disperazione.

A metà tra fantasy e dramma carcerario, Il Miglio Verde (tratto da un romanzo di Stephen King) si pone come uno dei pilastri della carriera di Hanks, alle prese con un personaggio molto più complicato di quanto sembri. Il suo Paul Edgecombe appare come simbolo di una razionalità, messa a soqquadro dall’inspiegabile e dal soprannaturale, rappresentato dal gigantesco e curioso John Coffey, sorta di taumaturgo sensitivo. Più che un film sulla prigione, sull’insensatezza della pena capitale, Il Miglio Verde è un film sul rapporto tra uomo e aldilà, sull’empatia tra simili, sulla crudeltà di questo mondo e come essa possa essere combattuta.

Forrest Gump

Uno dei film più amati di tutti i tempi. Qualcuno vi continua a vedere un’innocente ed allegra fiaba, con un tocco di ironia e romanticismo, sulle avventure di un simbolo di innocenza. In verità, Forrest Gump ci parla di un mondo spietato, crudele, di come la chiave per sopravvivere sia quella cercare di trovarci quel poco di buono che sopravvive. Forrest, più che un animo semplice, ci appare come un monumento alla tolleranza, all’empatia, alla volontà di essere sempre fedeli a se stessi. Struggente, malinconico, con una colonna sonora bellissima, diretto con sentimento, ci donò un personaggio incredibilmente innovativo, per come sapeva anche dissacrare l’American dream nella sua accezione cinematografica.

Forrest Gump si pose in perfetta antitesi a personaggi come Rocky Balboa o Will Kane, al decisionismo eroico, al mito dell’uomo fabbro del proprio destino. Lui invece lo subisce il destino, ma vi sopravvive, in un certo senso è simbolo di un karma antitetico rispetto alla società americana. Per Tom Hanks, quel ruolo significò la definitiva consacrazione nel mito cinematografico, nel film più atipico e originale della sua carriera.

Era Mio Padre

Con Era Mio Padre, Sam Mendes nel 2002 fu capace di offrire al pubblico un gangster movie di dirompente bellezza, in cui il tema della violenza nella società americana, si accompagnava a quello della paternità, della perdita. I due Micheal Sullivan, padre e figlio, la loro fuga per gli Stati Uniti della Grande Depressione, tra assassini spietati e famiglie mafiose, fu l’occasione per Tom Hanks di misurarsi con un personaggio molto diverso dal solito.

Sempre sotto le righe, a metà tra luce e tenebre, padre e marito amorevole, spietato braccio destro di un boss che aveva il malinconico volto dell’ultimo Paul Newman, Hanks stupì per come riuscì a rendere il suo disperato uomo d’arme, simbolo sia di perdizione che di riscatto. Film che decostruisce il mito del fuorilegge nel cinema americano, così come dell’amicizia virile e della legge della colt, Era Mio Padre rimane uno dei film più importanti nella carriera di Hanks, per l’opportunità che gli diedi di staccarsi da un percorso che rischiava di diventare alquanto prevedibile.

Prova a Prendermi

Di Caprio contro Hanks, irriverenza contro conformismo, giovinezza contro maturità, caos contro ordine. Prova a Prendermi, biopic sull’incredibile vita di truffatore di Frank Abbagnale Jr. diretto da Steven Spielberg, a metà tra commedia grottesca e dramma agrodolce sulla solitudine esistenziale, ebbe nel confronto tra i due divi, qualcosa di unico e incredibilmente appagante. Divertente, spumeggiante, pieno di colpi di scena, questo film ci offrì uno dei ruoli più paterni di Hanks, nei panni di un agente dell’FBI instancabile e un po’ conformista, ma anche dotato di umanità e sensibilità, capace infine di riconoscere il dramma esistenziale di un ragazzo perduto.

Forse non uno dei più iconici del grande cineasta, ma di certo uno dei più riusciti e anche profondi, con il tema dell’amicizia virile e della dittatura del successo nella società americana, a cui lo stesso Hanks si oppone, con la sua umile dimensione esistenziale di persona perbene, di sbirro dal cuore d’oro.