Il lato positivo - Silver Linings Playbook - CineCriticaWeb

Il lato positivo – Silver Linings Playbook

Adattamento cinematografico del best seller di Matthew Quick, è una delicata e forte commedia sull’amore e sulla possibilità che la vita doni una seconda occasione. In ogni cosa negativa ci può essere qualcosa di positivo e lo dimostra l’incontro tra due persone disturbate mentali, uno che spera di riconquistare la moglie dopo 8 mesi di istituto psichiatrico, l’altra divenuta dopo la morte del marito poliziotto una ninfomane. Equilibrato nello sviluppo narrativo, è sapientemente diretto da David O. Russell (suoi Spanking the Monkey, 1994 opera prima con cui vinse il Sundance Film Festival, Le strane coincidenze della vita, 2004 e The Fighter, 2009).

Autore anche della sceneggiatura, Russell ha saputo rendere in maniera umana ma non patetica una vicenda in cui la diversità viene accettata per pigrizia o per amore dalle persone che circondano i due improbabili innamorati.
Tratto dal romanzo “L’orlo argenteo delle nuvole”, ha saputo rileggere le belle pagine aggiungendo trovate di sceneggiatura che si sono dimostrate vincenti. Le “silver linings” (fodere d’argento) stanno a rappresentare le buone intenzioni che l’uomo si impone di seguire in modo da riconquistare la moglie (come dimagrire facendo giornalmente jogging, leggere i libri che la moglie professoressa di inglese faceva leggere ai suoi studenti) buone intenzioni che vengono registrare su un libriccino (playbook): è quasi un rito scaramantico, come quello di inviarle lettere forse mai consegnate, che lui è convinto gli permetteranno di tornare insieme all’amata moglie. Nel film il block notes non si vede, è presente solo nel libro.

Tutto sarebbe quasi perfetto se nel finale non si volesse imporre una situazione fin troppo buonista con ovvio innamoramento tra i due protagonisti ma un’inutile scena di eccessivo, calcato affetto tra di loro: un momento romantico rigorosamente superfluo. Pat, questo il nome del protagonista, si crea incredibili complessi di colpa ma, tutto sommato, il suo comportamento può essere una conseguenza seppure deprecabile degli eventi che lo portano a sragionare. Egli riempie di botte un altro insegnante, ma perché lo trova nudo nella doccia mentre amoreggia con la moglie.

Se vogliamo, l’unica vera figura negativa è quella moglie che non accetta di aiutare il marito a guarire, che forse non si sente in grado di affrontare un nuovo rapporto con lui sapendo di essere lei la causa di ogni cosa. E’ sfuggente, lo carica di illusioni con un comportamento sicuramente difficile da interpretare o, meglio, che lui può leggere come un messaggio di speranza.

Tiffany, la ragazza che entra prepotentemente nella sua vita, è vedova di un poliziotto che amava: per reazione diviene una ninfomane, una donna considerata pericolosa dalle mogli ma anche dagli amanti occasionali. Cerca nel sesso una sua redenzione dal dolore, sembra volere espiare con questa sua autodistruzione i suoi torti di cattiva moglie che forse non si era donata completamente a lui.

Tiffany potrebbe essere il suo tramite con la moglie che vorrebbe riconquistare, è inviata a fare ‘casualmente’ jogging con lui per seguirlo, spiarlo, controllarlo. Tra i due nasce amicizia, la ragazza sicuramente prova amore, è attratta da un uomo che non la giudica per quello che ha fatto e fa. Per aiutarlo a ricontattare la ex lo ‘ricatta’ e lo obbliga a divenire il suo cavaliere in una gara da ballo open. Lui impara a muovesi a ritmo, scopre il linguaggio del suo corpo, alla fine prova piacere nel vivere un mondo a lui sconosciuto fatto anche di sensualità: la ricerca di un passo nuovo che possa favorevolmente impressionare i giudici li rende complici, eccitati, forse felici.

Il padre di lui è un fallito, un uomo che ha perso il lavoro e che si è trasformato in allibratore clandestino. Non sa che il figlio dopo 8 mesi di ospedale psichiatrico tornerà a vivere con la famiglia, è più scocciato che non preoccupato ma sfrutta il figlio come portafortuna poiché è convinto che porti bene… E’ un uomo che poco si è occupato della famiglia, che ha sempre demandato ogni cosa alla moglie: si scopre padre di un uomo problematico senza mai essersi realmente goduto il figlio quando era un bambino, un ragazzo, un essere che aveva bisogno della figura paterna per potere trovare fiducia in se stesso.

La madre è la figura maggiormente positiva. Si prende le responsabilità penali per eventuali ulteriori gesti inconsulti del figlio, lo affianca nei momenti belli, lo sprona a superare le difficoltà, lo protegge da se stesso e dagli altri. E’ una madre completa, una donna che si è praticamente disinteressata dell’altro figlio, un avvocato in carriera, per donare tutte le sue forze a chi ne aveva più bisogno.

La bravura di Russell sta nel avere raccontato una storia difficile in cui in vari momenti si deve sporcare le mani. Racconta la realtà in cui le persone intellettualmente disturbate alternano momenti di assoluta normalità con altri in cui si trasformano nell’incubo di se stessi. Come se non bastasse, ambienta la vicenda all’interno di una famiglia non esattamente ‘normale’ in cui un po’ tutti sono quantomeno originali. A questo aggiunge una coppia di amici in crisi che sono combattuti tra aiutare il malato o ad averne disagio ed allontanarlo; soprattutto la donna dimostra un carattere molto instabile.

Bellissimi i personaggi dei comprimari, con un poliziotto che bacchetta il protagonista ma che poi si comporta in maniera non corretta con Tiffany, un uomo di colore ricoverato nella stessa struttura di Pat e di lui amico per la pelle, altri degenti probabilmente più normali di quelli che li hanno fatti ricoverare, uno psichiatra molto dolce coi pazienti che è disposto a chiudere un occhio per aiutare i pazienti.

Tutti tra loro si incrociano, sono indispensabili per la costruzione di una storia fatta di tanti piccoli tasselli, di tanti episodi singolarmente poco interessanti ma che assieme creano l’ossatura di un film non banale, assolutamente da vedere. Tiffany è interpretata da Jennifer Lawrence che ha vinto l’Oscar, l’unico assegnato al film su 8 nomination di cui era stato insignito. Sprizza magnetismo, urla la gioia ed il dolore con uno sguardo, recita senza quasi bisogno di parlare.

Robert De Niro, messe da parte le ormai usuali ‘faccette’, crea un personaggio bello, difficile perché non positivo, bello per le sue notevoli contraddizioni dimostrando che quando vuole De Niro sa ancora essere un buon attore. Bradley Cooper, tra gli interpreti dalla bellissima Una notte da Leoni, irresistibile commedia diretta da Todd Phillips dove era un giovane col viso sconvolto che all’inizio del film al telefono dice che hanno combinato un casino…e che casino. Qui da vita ad un personaggio di grande vigore espressivo dimostrando di essere un attore su cui puntare.

TRAMA

Pat dopo avere picchiato l’uomo che stava amoreggiando con la moglie finisce per 8 mesi in istituto psichiatrico. Perde tutto: la moglie, la casa e il lavoro di insegnante. Torna a vivere con i genitori con la madre che lo spalleggia ed il padre che lo sopporta. Affetto da bipolarismo, è imprevedibile in tutte le sue espressioni di vita ma è determinato a ricostruire la propria vita e riconquistare la moglie. Quando incontra Tiffany, una ragazza parimenti problematica, tra i due nasce un rapporto particolare con lei che si offre di aiutare Pat a riconquistare la moglie consegnandole sue lettere nonostante l’ordine restrittivo impostogli dai giudici lo proibisca ma solo se lui parteciperà in coppia con lei ad importante gara di ballo open. Lui accetta e…happy end.


di Redazione
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