Fenomenologia della dancehall: cos'è, le sue origini e le sue mutazioni spiegate da Capibara - SENTIREASCOLTARE
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Fenomenologia della dancehall: cos’è, le sue origini e le sue mutazioni spiegate da Capibara

Siamo alla prima puntata di una nuova rubrica targata SENTIREASCOLTARE, in cui di volta in volta chiederemo ad un artista di selezionare per noi una playlist di 10 brani da lui scelti e incentrati su uno specifico tema. Protagonista di questo capitolo di esordio è Luca Albino, meglio conosciuto come Capibara, producer, beatmaker e grafico tra i fondatori di White Forest Records e tra i protagonisti della scena elettronica nazionale. Per un approfondimento sul suo percorso vi rimandiamo alla nostra intervista in occasione della pubblicazione del suo mixtape Gonzo dello scorso anno. Le due parole chiave della scaletta di brani che ci ha proposto sono “dancehall” e “heavy rotation”. È infatti sempre più evidente in questi anni come l’ultima tendenza in ordine di tempo (a tal proposito vi rimandiamo al nostro approfondimento)  fagocitata ed assimilata dai brand mainstream sia stato il (sotto?)genere di origine giamaicana (oltre che le sue derivazioni reggaeton, moombathon, eccetera), recentemente sempre più edulcorato e “liofilizzato” proprio perché estrapolato dal suo contesto originario, e riplasmato secondo logiche “altre”. Ma su questo preferiamo lasciare la parola a Capibara, uno che di dancehall (quella “vera”) ne “mastica” molta e che ne è a sua volta fortemente influenzato – a tal proposito, vi rimandiamo sempre all’ascolto del suo Gonzo. Dopo una breve ma esauriente disamina delle logiche e dei percorsi cui si è accennato, troverete i 10 pezzi che il producer romano ha selezionato, corredati dai rispettivi link per un ascolto immediato. Buon viaggio.

«Non avendo la macchina, sono sempre poco informato su quello che è in heavy rotation nelle radio commerciali. Ma non è difficile capire come vadano le cose da quelle parti, bastano circa 20 minuti su frequenze tipo RTL o 102.5 e se ne ha un quadro completo. Sono rimasto quasi spiazzato, ho notato che c’è stato un proliferare di hit simil Lean On dei Major Lazer nell’ultimo anno. Non in pochi avevamo avuto, in effetti, l’intuizione che quel pezzo di Diplo & Co. avrebbe creato un nuovo flusso nella musica pop e commerciale, ma credo che nessuno avesse pensato ad una saturazione tale di questo fenomeno. Sia ben chiaro: pop non vuol dire per forza commerciale. Commerciale non significa per forza male. Anche se la maggioranza dei casi porta a pensare il contrario. Se un “prodotto” è fatto bene e funziona: applausi. Qualsiasi sia la tua ubicazione mediatica. Altrettanto, se una cosa fa schifo, fa schifo. A prescindere che tu sia hipster o una RadioStar.

Tornando all’analisi del tema: ormai tutti da SIA a Drake, passando per la nostrana Baky K o qualsiasi altro hitmaker da radio di cui non conosco il nome, si stanno dando da fare su quei ritmi e suoni. Pop, hip hop, EDM, senza soluzione di continuità. Capiamoci anche sul fatto che la ruota della “heavy rotation mediatica” prima o poi tocca tutti i generi. Vedi solo negli ultimi venti anni: nu-metal, r’n’b, electro, indie rock, folk, hip hop, ecc… Ora è il turno della dancehall, che sfocia molte volte, per rendere il tutto più ballabile, nel reggaeton. Come in ogni storia, ci sono poi delle eccezioni: ad esempio la scena hip hop americana e quella “caraibica” centro-americana sono anni che collaborano e si influenzano a vicenda tramite tematiche, sonorità o anche semplici featuring e remix (Busta Rhymes e Vybz Kartel per nominare due pilastri, o J. Balvin e Pharrel Williams per parlare dei giorni nostri), senza scordare gli artisti oriundi come Rihanna e Nicki Minaj, che hanno portato molto delle loro origini nelle loro tracce. Un altro esempio è la Francia, dove la scena hip hop delle banlieue è già da un po’ che si è fatta influenzare dai ritmi giamaicani (e africani): Booba e Kalash sono due con cui sono abbastanza in fissa su queste corde, ma la lista qui è davvero lunga.

Per fare un piccolissimo riassunto: la dancehall nasce sul finire degli anni Settanta in Giamaica, più in contrapposizione col reggae che come suo sottogenere, come in molti possono pensare. Agli inizi la dancehall, proprio per andare contro i concetti basilari del reggae, nasce con un atteggiamento appositamente fastidioso e alquanto irritante, con testi omofobi e misogini, o circa la vita del “gangsta” nel ghetto. La seconda vita della dancehall nasce attraverso il “Reggae Compassionate Act” in cui Beenie Man, Sizzla e Capleton affermano l’impegno di creare una nuova rotta abbandonando del tutto testi offensivi e violenti nella loro musica. D’ora in avanti la donna viene messa su un “piedistallo” (lo stesso ballo dancehall, sforzandoci ad essere sintetici, prova la forza della donna nei confronti dell’uomo simulando la sua supremazia sessuale).

Ad oggi, per quel che mi riguarda, possiamo tranquillamente affermare di essere nel pieno della terza vita della dancehall, una più europea. Basta guardare a quello che succede nel sottobosco inglese o a gente come Protoje o il più famoso Popcaan, che stanno cambiando il loro modo di comunicare, vestire e farsi produrre basi, adattandosi ad una linea “alternativista europea”, se così si può definire. Il punto fondamentale di tutto questo pippone, però, sono le 10 tracce che qui ho scelto per voi; non sono le più famose o le più importanti, ma quelle che possono farvi capire meglio cosa sia la dancehall prima, dopo e fuori dall’heavy rotation».

1) Milion Stylez – Miss Fatty: come spiegare cosa sia la dancehall con una traccia

2) Vybz Kartel – Fever: se si parla di dancehall, si deve per forza passare da Vybz Kartel, una delle figure più controverse della scena, partito dalla “old school dancehalliana” e passato per la seconda fase prima descritta, mentre ora si sta spostando anche lui nella fase 3.0

3) Spice – So Mi Like It (Raw): Spice, la più cattiva di tutte.

4) Alkaline – Ride on Me (Remix) ft. Sean Kingston: Alkaline è uno dei “golden boyz” che si sta affermando sempre più con le sue tendenze americane, e probabilmente sarà lui uno dei prossimi a sfondare in Nord America.

5) Konshens – Bruk Off: la dancehall vecchio stampo riproposta in una nuova forma da Konshens.

6) Popcaan – Ova Dweet: Popcaan è senza dubbio uno di quelli che stimo di più della scena, e uno di quelli che gode del mio amore incondizionato.

7) Kalash – Rouge et Bleu ft. Booba: Kalash è stata una delle scoperte più belle in questo campo. Nel brano insieme a Booba (colonna portante dell’ hip hop francese) si intuisce perfettamente l’influenza della dancehall in Francia in questi tempi.

8) Shay – PMW: rimanendo in Francia, questo pezzo di Shay è un esempio perfetto di dancehall/hip hop/pop che sta andando molto in Francia.

9) Rihanna – Man Down: pezzo pop assoluto, dove Rihanna esplicita in maniera definitiva le sue origini.

10) Future Brown – Vernàculo ft. Maluca: la dancehall è sbarcata anche nell’elettronica, e in questo caso in una delle etichette più importanti, ovvero Warp Records, grazie a Fatima Al Qadiri & Co.

 

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