Blade: analizziamo la trilogia del mostruoso eroe Marvel

Blade: analizziamo la trilogia del mostruoso eroe Marvel

Ripercorriamo insieme i momenti salienti dei tre film della saga di Blade, provando anche a pensare al possibile futuro del personaggio Marvel.

Blade: analizziamo la trilogia del mostruoso eroe Marvel
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Quando ancora il filone dei cinecomic non esisteva (o almeno non era al livello odierno) e la Marvel era ben lungi dal creare il proprio universo condiviso - siamo infatti nel 1998 e non nel 2008 - Blade arriva nelle sale divenendo - seppur inconsapevolmente - il primo cinecomic moderno, nonostante qualche limitazione.
Prima infatti del successo (anche a tratti inaspettato) di X-Men del 2000, che ha davvero aperto le porte al genere consolidatosi poi tanto con il sequel che con il primo Spider-Man, Blade ha assunto la funzione di film precursore capace di anticipare i tempi.
Proprio per il suo arrivo sul mercato globale un paio di anni prima del sempre crescente trend supereroistico, la prima pellicola dedicata al diurno (anche oggi) non viene quasi mai menzionata all'interno del filone dei cinecomic, perché di fatto non ne possiede tutte le caratteristiche (come l'attecchimento presso le masse). Scopriamo perché.

Vampiri meraviglia

Molto probabilmente, all'epoca dell'uscita di Blade (almeno in Italia), in pochi avranno avuto davvero coscienza di trovarsi davanti alle gesta di un personaggio Marvel, apparso per la prima volta nel 1973 nel fumetto Tomb of Dracula, perché di fatto l'ibrido uomo vampiro non è mai riuscito a svettare particolarmente sui suoi ben più illustri colleghi.
Nello stesso film dedicato al personaggio non compare neanche il logo Marvel, a testimonianza di quanto all'epoca l'intero macrocosmo supereroistico collegato insieme non era nato neanche sottoforma di progetto.
Il primo film infatti, pur non nascondendo la sua natura action fortemente ancorata all'intrattenimento, tocca anche alcuni stilemi dell'horror, raccontando una storia a sé stante perfettamente fruibile senza conoscere il personaggio originale.
Dopo un'introduzione d'impatto, in cui assistiamo alla tragica nascita del protagonista, il film riesce a non perdere mai il ritmo, costruendo una storia di base semplice: Blade, che possiede tutti i punti di forza dei vampiri ma non le loro debolezze, è un cacciatore intenzionato a sterminarli.
L'opera funziona sia a livello di trama che di ritmo, puntando ovviamente moltissimo sulla presenza scenica di Wesley Snipes, capace di dimostrarsi perfettamente in parte (ancora oggi Blade è uno dei personaggi da lui interpretati più conosciuti dal grande pubblico) e di risultare credibile anche nelle varie scene action - visto anche l'amore dell'attore per le arti marziali - così come nei confronti con lo spietato villain Diacono Frost (interpretato da Stephen Dorff).

A rivederla oggi, la pellicola risulta ovviamente lontana anni luce da quello che potrebbe essere un film Marvel odierno, seppur lo stesso Blade abbia a suo modo compiuto una piccola grande rivoluzione - anche se non così plateale per il grande pubblico - all'interno del genere supereroistico.
Il look del film ha generato degli emuli dal punto di vista visivo, basti pensare alla saga di Underworld, capace di rifarsi per alcuni aspetti proprio alla prima pellicola di Blade, ovviamente con tutte le variabili del caso.
Inutile però spingere troppo sul revisionismo o valutare un'opera per quello che non è. La poca popolarità del personaggio, soprattutto all'epoca in cui internet doveva ancora arrivare, non ha infatti permesso al film di diventare l'alfiere di un nuovo genere, ponendosi in tutto e per tutto come un precursore della grande rivoluzione che dal primo X-Men (e non da Blade) ha iniziato la sua sfolgorante scalata verso il mainstream.
Ma d'altronde si sa, quando si parla di grandi cambiamenti strutturali (tanto nel mondo dell'intrattenimento che non), solitamente non sempre arrivare per primi alla meta significa automaticamente guadagnarsi la vittoria, ed è proprio quello che è successo con il primo film di Blade, giunto semplicemente (seppur di pochissimo) in anticipo sui tempi.
Con Blade II, Guillermo del Toro arriva alla regia compiendo un'operazione del tutto simile a quanto poi farà più avanti con Hellboy II, prendendo l'immaginario del primo film con protagonista il diurno per espanderlo, a tratti migliorarlo ma soprattutto farlo suo.
Il seguito della prima pellicola rimane ancora oggi probabilmente il migliore della trilogia, puntando sia su influenze horror che action, riuscendo oltretutto a portare in scena personaggi davvero fuori di testa ma spesso ben caratterizzati, anche senza disdegnare scene particolarmente sanguinolente.

Ancora una volta Wesley Snipes si dimostra all'altezza della situazione, consolidando nell'immaginario collettivo la figura di Blade, ora non più personaggio totalmente sconosciuto dal pubblico perché ammantato da una dimensione iconica quanto cult.
Buono anche il lavoro svolto su Nomak, il vampiro mutato capace di racchiudere in sé una fortissima carica di brutalità, in grado di risultare un avversario se vogliamo più incisivo rispetto al villain della prima pellicola.

Vampiri in caduta libera

Dopo quanto di buono fatto con i primi due, non si sa bene per quale ragione (visto che ritroviamo ancora una volta alla sceneggiatura David S. Goyer, qui anche in veste di regista) nel 2004 arriva il capitolo conclusivo della trilogia, Blade: Trinity, interrompendo di fatto il franchise fino ai giorni nostri.
La pellicola purtroppo sembra aver perso i suoi punti di forza, limitandosi a riproporre situazioni che dall'inizio alla fine sanno di già visto senza puntare in alcun modo su trovate originali o semplicemente capaci di portare avanti la trama in maniera coerente.
L'apice di ciò che non funziona nel film (seppur vi siano enormi problemi strutturali praticamente ovunque) si può trovare nella caratterizzazione di Dracula, spogliato di qualsivoglia senso di minaccia: più una comparsa che il capostipite di tutti i vampiri.
La scelta di aver voluto scomodare un'icona senza tempo dell'horror, inserendola così maldestramente all'interno del contesto narrativo di Blade, si è rivelata uno dei punti più bassi toccati dal franchise.

Lo stesso scontro finale risulta piatto e scontato, poco galvanizzante tanto dal punto di vista degli effetti speciali che delle coreografie di lotta, lasciando un grande senso di amaro in bocca salvato forse in extremis da qualche breve scena con protagonista Wesley Snipes e alcuni comprimari, tra cui l'Abigail Whistler di Jessica Biel e l'Hannibal King di Ryan Reynolds.
Dopo il piccolo grande disastro fatto con il terzo film, nessuno ha avuto più il coraggio di riprendere in mano il franchise, almeno fino all'arrivo del Marvel Cinematic Universe, dove vedremo comparire un nuovo Blade (interpretato questa volta da Mahershala Ali) che si spera riuscirà a portare il guerriero umano-vampiro ai fasti di un tempo.
Visto però il sempre crescente hype generato dal multiverso Marvel, che inizieremo a vedere tanto nel sequel di Doctor Strange che in Spider-Man: Far From Home, non è da escludere a priori il ritorno dello stesso Wesley Snipes nei panni del personaggio.
Villain o antieroi mostruosi dell'universo Marvel a fumetti (non solo Blade ma anche Ghost Rider, Blackheart, Licantropus, Morbius, Vermin, Mefisto e molti altri) potrebbero infatti trovare parecchio spazio in nuovi possibili film, incentrati appunto su tutta quella serie di personaggi al confine tra horror e weird che fino a questo momento non sono ancora riusciti a entrare all'interno dell'MCU.

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