Perché il potere si accanisce sul corpo delle donne - la Repubblica

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Perché il potere si accanisce sul corpo delle donne

Molte si erano illuse che l’autodeterminazione fosse diventata un diritto indiscutibile. Invece nulla è immutabile. Tanto meno quando si tratta di diritti femminili
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Tensioni, scontri con la polizia, diversi feriti e una ministra che non è riuscita a fare il suo intervento per le contestazioni: gli Stati Generali della Natalità verranno ricordati per questi episodi ma, come spesso succede, così si rischia di vedere il dito e dimenticare la luna. Se i ragazzi avessero lasciato parlare la ministra della Famiglia Eugenia Roccella, contestandola dopo, il loro cartello “sul mio corpo decido io” avrebbe avuto molta più forza.

Questo slogan ne ricorda infatti un altro, “il corpo è mio e lo gestisco io”, il manifesto delle proteste femministe degli anni 70, parole così dirompenti da trasformarsi in una rivoluzione che terremotò la società dell’epoca, perbenista e patriarcale.

Da allora, molte donne si erano illuse che l’autodeterminazione fosse diventata un diritto indiscutibile. Invece nulla è immutabile, tanto meno quando si tratta di diritti femminili.

Il corpo delle donne che da secoli ha attratto il potere come una calamita, e che è stato usato e abusato, è tornato ad essere al centro della politica a diverse latitudini.

Negli Stati Uniti l’aborto infiamma la campagna elettorale per le presidenziali e potrebbe essere determinante nella vittoria o sconfitta dei candidati.

In Europa, l’Unione l’ha inserito nella Carta fondamentale dei diritti per poi consentire ad ogni Paese di fare da sé. Così se Malta, Polonia e Ungheria sono oltranzisti, la Francia ha invece introdotto l’interruzione volontaria della gravidanza nella Costituzione.

In Italia, Giorgia Meloni e tutto il suo governo giurano di non voler cambiare la 194 ma la ministra Roccella, che sostiene che «l’aborto purtroppo faccia parte delle libertà delle donne», e la presenza dei comitati pro-life nei consultori sembrano andare nella direzione opposta. Giorgia Meloni, infuocata sostenitrice della famiglia tradizionale e decisa a rivendicare la sua maternità come valore universale, sta mettendo in discussione la volontà delle donne.

Risolvere la denatalità — è di questi giorni l’ultimo record negativo con solo 379 mila neonati nel 2023 — diventa prioritario, come se anni di politiche sbagliate dovessero ancora una volta ricadere sulle donne e sul loro proverbiale senso di abnegazione e sacrificio, come se le loro decisioni dolorose e personali diventassero all’improvviso di pertinenza della politica.

Che il corpo femminile sia da sempre una merce preziosa per chi gestisce il potere, è evidente. Che continui ad esserlo ancora nel terzo millennio, e persino in Paesi che dovrebbero essere la culla dei diritti civili, è preoccupante. Anche perché si porta dietro l’indifferenza che stiamo dimostrando verso i soprusi più atroci a cui sono sottoposte le donne nel mondo e che molti governi usano per sancire la loro autorità assoluta.

Ogni anno 12 milioni di bambine vengono date in spose contro la loro volontà, il 19% dei matrimoni è forzato, 4 milioni di ragazze subiscono mutilazioni genitali, il 45% delle donne non può prendere decisioni autonome sul proprio corpo in tema di sessualità e uso della contraccezione, una donna su tre è vittima di violenza fisica, sessuale o psichica e lo stupro di guerra è ancora uno dei crimini meno riconosciuti.

In Iran il leader supremo Khamenei ha intensificato la repressione contro le ragazze che rifiutano di portare il velo. Nelle carceri le detenute vengono violentate, ridotte in fin di vita e spesso uccise da una teocrazia efferata che si autoconvince così della propria invincibilità.

In Afghanistan i talebani, dopo aver spazzato via le libertà più elementari delle donne, hanno ripreso a frustare e lapidare pubblicamente le presunte adultere per dimostrare che la legge islamica dà loro il potere di vita e di morte sulla parte più debole della popolazione.

La domanda che sorge spontanea è: perché quest’accanimento? I motivi sono tanti ma se volessimo riassumerli in uno solo sarebbe questo: se una ragazza scopre che non può gestire autonomamente il suo corpo, impara da subito che non potrà mai gestire la sua mente, se capisce che la sua vita appartiene a un uomo, allo Stato, prima che a sé stessa, non sarà mai in grado di sentirsi davvero libera e soprattutto di immaginare il suo futuro.

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