MAIORCA, Regno di in "Enciclopedia dell' Arte Medievale" - Treccani - Treccani

MAIORCA, Regno di

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1997)

MAIORCA, Regno di

M. Durliat

(catalano Mallorca; Maiorica, Maiolica nei docc. medievali)

Il regno di M., costituito dalle isole Baleari, dalle contee del Rossiglione e della Cerdagna e dalla signoria di Montpellier, nacque dall'applicazione delle disposizioni testamentarie di Giacomo il Conquistatore (1213-1276), conte di Barcellona e re d'Aragona, e durò meno di un secolo.Alla morte di questo, il suo primogenito Pietro il Grande (1276-1285) divenne conte di Barcellona e allo stesso tempo re di Aragona e di Valenza, mentre il secondogenito, Giacomo I (1276-1311), ereditò il regno di Maiorca. Questa suddivisione fu all'origine di numerose discordie e di conflitti armati tra i due rami della casata di Barcellona, la cui rivalità politica era accresciuta da una vivace competizione commerciale tra i rispettivi stati. Il pronipote di Pietro il Grande, Pietro il Cerimonioso (1336-1387), detronizzò Giacomo II di M., nipote di Giacomo I: nel 1344 le sue truppe penetrarono nella Cerdagna e nel Rossiglione e, nonostante la forte resistenza incontrata, giunsero a conquistare completamente queste contee. D'altra parte, il re di Francia approfittò di questa crisi per stabilire, nel 1349, la sua diretta autorità su Montpellier. Nello stesso anno Giacomo II venne sconfitto e ucciso nella battaglia di Lluchmayor, nell'isola di M., che con le altre Baleari tornò a far parte del regno di Aragona.I tre quarti di secolo di vita del regno di M. costituirono per le regioni che ne fecero parte un periodo di intensa attività artistica (v. Baleari, Isole; Palma di Maiorca; Perpignano). Considerata nella sua specificità, l'arte nel regno di M. presenta due caratteristiche essenziali. Da un lato si nota uno sviluppo proprio a ciascuna delle componenti del regno: Baleari, Rossiglione, Montpellier; dall'altro, si può cogliere una specifica arte di corte, che superò i particolarismi locali.A quest'arte di corte appartengono in primo luogo i castelli regi. Posti alla testa di un'entità politica nuova, i sovrani di M. non avevano ereditato residenze appropriate alla loro dignità e alle loro funzioni; essi dovettero dunque provvedere a realizzarle. Il loro architetto, il perpignanese Pons Descoyl, diede prova di una grande originalità nella concezione d'insieme di queste costruzioni e anche nella capacità di adattare i principi generali della sua architettura alle condizioni proprie di ciascun sito.Il castello di Perpignano (Palau del Rey) è quello che più si avvicina all'ideale di rigorosa organizzazione che regnava a corte e obbedisce in maniera assai stretta alle regole della simmetria. Un asse maggiore è costituito da una linea che collega la torre d'entrata a una cappella a due livelli posta in un'altra torre. A ciascun lato di quest'ultima sono disposti, intorno a piccole corti rettangolari, gli appartamenti destinati rispettivamente al re e alla regina. Questi, a loro volta, fungono da punto di partenza per due ali parallele all'asse principale, una delle quali è costituita dalla grande sala del palazzo, detta sala di Maiorca. Perpendicolarmente a queste due ali se ne sviluppa una terza, destinata ai servizi amministrativi e disposta in modo da chiudere la corte principale del castello.Principi tanto rigorosi non poterono essere applicati a Palma, dove i sovrani scelsero di ristrutturare la residenza fortificata degli antichi governatori musulmani dell'isola. La residenza del re, l'Almudaina, è costituita da un edificio rettangolare dotato di quattro torri rettangolari agli angoli e di una più importante al centro di uno dei lati maggiori. Esso venne prolungato con una grande sala. La cappella, qui a un solo piano, separa due grandi corti intorno alle quali sono distribuiti gli appartamenti della regina, a O, e i servizi amministrativi, a E.Nel castello di Bellver, nei sobborghi di Palma, si ritorna alla perfetta regolarità d'impianto, in questo caso di grande rarità, giacché si tratta di un cerchio. Il castello è protetto da una robusta torre, anch'essa circolare.L'elemento più notevole, tanto nel castello di Perpignano quanto in quello di Palma, è costituito dalla cappella, le cui soluzioni architettoniche, in particolare l'uso delle trombe di raccordo fra la pianta rettangolare a livello del terreno e quella poligonale delle parti alte, appaiono ripetute in ambedue i casi. Esse si ripresentano anche nella cappella funeraria fatta erigere da Giacomo I nel capocroce della cattedrale di Palma nel 1306 e determinano ancora la struttura stessa del coro della cattedrale. Con tutte queste costruzioni, l'architetto di corte trasferì nel regno di M. gli ideali estetici propri del Gotico rayonnant, pur facendo subire loro alcune modifiche per adattarli alle tradizioni locali.Al mecenatismo regale, nel caso specifico a quello di Giacomo II, si deve anche l'introduzione di uno stile pittorico derivato da Duccio di Buoninsegna. Si tratta dell'opera di un pittore anonimo, convenzionalmente designato con il nome di Maestro dei Privilegi, dal momento che, con alcuni aiuti, illustrò il Llibre dels Privilegis de Mallorca, la raccolta dei diplomi accordati dai sovrani (Palma di Maiorca, Arch. del Reino de Mallorca). Egli creò un tipo iconografico del sovrano in maestà ove predominano gli elementi senesi: disposizione degli angeli su ciascun lato del trono regale, sovrapposizione degli altri personaggi, trattamento originale dei volti e dei panneggi, carattere particolare del modellato; ciò si innesta peraltro su elementi derivati dalla miniatura francese.La stessa bottega lavorò alla decorazione di un altro manoscritto di grande originalità, quello delle Leggi palatine, altrimenti noto come Regolamento della corte, promulgato dal re Giacomo II di M. il 6 maggio 1337 (Bruxelles, Bibl. Royale, 9169). Il codice conferma il carattere aristocratico di un'arte che, dopo aver popolato di figure di re, papi e personaggi eminenti il Llibre dels Privilegis de Mallorca, rappresenta nello stesso stile tutti gli ufficiali della corte, dai più alti dignitari fino ai più modesti servitori. In questo caso la predilezione propria dell'arte senese per un mondo di forme eleganti si collegava al gusto del fasto di un monarca colto, amante dei bei libri, la cui prima decisione, subito dopo il suo arrivo a M. nel 1336, fu quella di far sistemare uno studio (estudi) nel castello dell'Almudaina.Gli altri grandi protagonisti dell'attività artistica furono gli Ordini mendicanti, Domenicani, Francescani e Carmelitani, in piena espansione alla fine del 13° e agli inizi del 14° secolo. I successi ottenuti imposero loro di ricostruire i conventi sulla base di programmi più vasti, anche se essi ebbero cura di bandire dalle proprie costruzioni ogni traccia di ostentazione. Questa ricerca della semplicità e il desiderio di dare all'architettura un carattere funzionale condussero gli ordini a privilegiare un tipo di chiesa originario della Linguadoca, caratterizzato da un impianto a navata unica, ampliata da cappelle laterali aperte tra i contrafforti e coperta da una capriata apparente sorretta da archi-diaframma in muratura; il capocroce è di norma poligonale. Tale partito architettonico venne adottato sia dai Carmelitani di Perpignano sia dai Francescani di Maiorca. Solo i Domenicani diedero prova di maggiore arditezza: il capocroce del loro convento di Perpignano, che presenta un transetto e tre absidi, ha lo slancio proprio del Gotico ed è coperto da volte ogivali; doveva essere accompagnato da un corpo longitudinale della stessa altezza, ma la realizzazione del progetto fu ostacolata dalla crisi demografica, economica e finanziaria che afflisse tutta l'Europa occidentale nella seconda metà del sec. 14°: ci si dovette dunque limitare a una navata unica coperta a tetto, secondo i tipi dell'architettura degli Ordini mendicanti. Il bel convento domenicano di M. fu purtroppo distrutto nel sec. 19°; il suo architetto Jaume Faber (o Fabre) venne chiamato nel 1317 dal vescovo di Barcellona e dal re di Aragona per dirigere il cantiere della cattedrale della capitale catalana.Un'altra particolarità dell'epoca consistette nella rinascita nel Rossiglione della produzione plastica, che aveva conosciuto un grande sviluppo nel sec. 12°, grazie soprattutto alla presenza in zona di cave di marmo. Il chiostro della cattedrale di Elne venne portato a termine in uno stile pienamente gotico derivato da quello degli avori francesi. Artisti venuti forse dalla Linguadoca collaborarono alla decorazione della cappella palatina di Perpignano. Gli scultori più attivi in questa città erano tuttavia di origine locale: si ricordano in particolare i membri della famiglia Campredon e il frate Arnaud de Peyrestortes, che realizzò il chiostro dei Carmelitani tra il 1333 e il 1342.A M. un fenomeno di grande importanza fu l'arrivo nelle terre catalane di scultori originari della Francia settentrionale. Nel 1325 si segnala la presenza in città di Pierre de Guines, probabilmente originario dell'Artois. Nel maggio di quell'anno egli prese come apprendista il giovane Arnaud Campredon di Perpignano e in seguito lavorò a Tarragona, a Lérida e a Poblet. Nel 1327 Jean de Tournai, arrivato a M., non vi fece che un breve soggiorno per raggiungere quindi rapidamente la Catalogna, ove si svolse la maggior parte della sua attività. Le principali sculture maiorchine dell'epoca si trovano nella cattedrale e nella cappella palatina dell'Almudaina. Antoine Campredon, esperto anche nella lavorazione dei metalli, sembra sia stato particolarmente attivo tra il 1309 e il 1339. Il bel chiostro dei Francescani (1314-1338) testimonia l'introduzione di una tipologia a traceries gotiche, destinata a conoscere un largo successo in Catalogna.La presenza della corte fu determinante anche per lo sviluppo dell'oreficeria, in particolare a Montpellier, divenuta celebre per la produzione di smalti traslucidi.

Bibl.: M. Meiss, Italian Style in Catalonia and a Fourteenth Century Catalan Workshop, JWaltersAG 4, 1941, pp. 45-87; M. Durliat, L'art dans le royaume de Majorque. Les débuts de l'art gotique en Roussillon, en Cerdagne et aux Baléares, Toulouse 1962; F. Estabén Ruiz, La Almudaina, castillo real de la ciudad de Mallorca, Palma de Mallorca 1975; Los castillos del reino independiente de Mallorca, Castillos de España, s. II, 15, 1976, 82; G. Llompart, La pintura medieval mallorquina. Su entorno cultural y su iconografia, 4 voll., Palma de Mallorca 1977-1980; Jaume III rei de Mallorca. Lleis palatines, 2 voll., Palma de Mallorca 1991; N. de Dalmases, J. Demenge, L'argenteria en el regne de Mallorca, in De la création à la restauration. Travaux d'histoire de l'art offerts à Marcel Durliat, Toulouse 1992, pp. 463-479.M. Durliat

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