Addio Elisabetta, l’ultima Regina britannica. Ora Carlo è Re - La Stampa

Più di lei ha regnato solo Re Sole, che è stato 72 anni e 110 giorni sul trono. Elisabeth Alexandra Mary di anni sul trono di Inghilterra ne ha passati 70. E lo ha fatto con uno stile che ha permesso alla monarchia di non tremare neanche davanti alla sfida di tempi in cui la discendenza di sangue è più di un anacronismo. Non ha abdicato dopo la morte del marito, il principe Filippo di Edimburgo, e nemmeno dopo che l’età e il Covid le hanno reso impossibile onorare tutti gli impegni pubblici. Il “non mollare” dipende dalla tradizione certo, dal carattere ma soprattutto in casa Windsor dipende dal “fattaccio”, quando Edoardo VIII rinunciò alla corona per sposare la donna che amava, Wallis Simpson, segni particolari: divorziata e americana. Adesso toccherà al figlio Carlo, che diventerà Re in terza età a differenza della madre che prese lo scettro del potere a 26 anni, nel 1952, quando era già sposata con Filippo, principe di Grecia e Danimarca, duca di Edimburgo dopo le nozze.

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Quando nacque, il 21 aprile del 1926, il Elizabeth Alexandra Mary Windsor era “solo” la nipote di un re. Viveva con sua sorella Margaret e i suoi genitori, i Duchi di York, la governante Crawfie al numero 145 di Piccadilly, nel centro di Londra. Suo nonno, Re Giorgio V, amava giocare con Elisabetta e le diede il soprannome di “Lilibet”, che è ancora il suo “nickname” all’intero della Royal Family e il nome della nipotina avuta da Harry e Meghan, la piccola Lilibet Diana. Ma quando lo zio Edoardo VII abdicò per poter sposare una divorziata americana il destino fece una giravolta e lei divenne erede al trono. 

Quando suo padre, Giorgio VI morì, nella notte del 6 febbraio 1952, 70 anni fa, la sua primogenita, Elisabetta si trovava in Kenya per una visita ufficiale. A Buckingham Palace era appena arrivata una telefonata da Sandringham, la residenza reale nel Norfolk: «Hyde Park Corner, avvisate il governo». La frase in codice per annunciare la morte del re, un monarca amatissimo che aveva insieme a Churchill vinto la guerra contro Hitler. E il rituale antico si è ripetuto a Balmoral.

Il Battesimo Reale di Elisabetta II, il video d'epoca del 1926 di quando aveva solo 3 giorni

Fu il barone Charteris di Amisfield, suo segretario privato, a darle la notizia nel salotto del Sagana Lodge, ai piedi del monte Kenya: «Era alla scrivania con la penna in mano e Filippo era seduto in poltrona, leggendo il “Times”. Sedeva eretta, nessuna lacrima, il colore del viso solo un po’ più acceso. Accettava completamente il suo destino». E da quel momento è stata una Regina, prima ancora che una sorella, una madre, una moglie. Completamente dedicata alla nazione, simbolo di stabilità in tutte i momenti peggiori, nonostante non fosse nata per sedere su un trono. Testimone di molte epoche, quella industriale, l’ascesa della middle class, il terrorismo e l’Ira, la guerra delle Falkland, fino alla Brexit e al Covid. Ha conosciuto quindici primi ministri, da Winston Churchill a Liz Truss (nominata solo due giorni fa), e quattordici presidenti degli Stati Uniti d’America, da Harry Truman a Joe Biden. Cercando sempre di rimanere fedele al dovere di essere imparziale. Non ce l’ha fatta però con Margareth Thatcher, la prima donna a guidare il Paese, un rapporto difficile tra due prime donne dal carattere di ferro. Per la Thatcher la regina voleva mettere becco in politica, mentre secondo Elisabetta la prima ministra era prepotente. Si arrivò allo scontro quando la Thatcher decise di non aderire alle sanzioni internazionali contro il Sudafrica per la politica delll’Apartheid. Il compromesso arrivò quando Usa e Regno Unito, attuarono il “constructive engagement”, ossia la persuasione attraverso il ritiro degli investimenti. Quando nel 1990 Nelson Mandela venne scarcerato la regina costruì con lui un rapporto che andava al di la dei protocolli istituzionali tanto che Mandela è stato probabilmente l’unico al mondo a chiamarla sempre Elisabetta e non “Her majesty”. Nello stesso anno, il 1990, finì l’era della Thatcher.

La prima apparizione pubblica della Regina Elisabetta dopo la morte di Diana dopo 5 giorni di silenzio

Anche se a quel punto la vera “nemica” della regina non era a Downing Street ma a Kensington Palace, residenza dei principi di Galles. La principessa Diana, entrata in famiglia in mondovisione il 29 luglio del 1981, incedendo in un abito “caramella” nell’Abbazia di Westminster era già diventata una “grana” reale. Dopo aver assicurato due principi alla corona, William nel 1982 e Harry nel 1984, non nascondeva la sua insofferenza per un matrimonio di facciata e un marito innamorato di un'altra. Carlo ha ammesso al suo biografo ufficiale, Jonathan Dimbleby, di aver ripreso la relazione con Camilla Parker Bowles proprio nell’86. E in quel periodo anche Diana avrebbe cercato consolazione in braccia più appassionate di quelle del marito. In una lettera a un amico Carlo scrive: «Com’è terribile l'incompatibilità e quanto può essere terribilmente distruttiva per i protagonisti di questo dramma. Qui ci sono tutti gli ingredienti di una tragedia greca, non avrei mai pensato che sarebbe finita così». La parola fine si ha con il divorzio nell’agosto del 1996. Il compimento della tragedia solo un anno dopo, con la morte della principessa Diana, in un incidente d’auto a Parigi mentre insieme al suo compagno Dodi Al Fayed cercava di sfuggire ai paparazzi. E forse è questo il momento in cui i sudditi hanno messo in dubbio la loro fede nella monarchia e nella regina cui hanno rimproverato “freddezza” nel reagire alla fine di Diana. La storia vuole che a salvarla sia stato ancora una volta un premier laburista, Tony Blair convincendola non solo a tornare a Londra da Balmoral, ma anche a fare un discorso alla nazione e un tributo a Diana davanti alle cancellate di Buckingham Palace invase dai fiori.

Per Elisabetta non è stato facile conciliare la famiglia con gli impegni e il ruolo di regina, quando ha dovuto scegliere è sempre stata la Nazione a venire prima. Con il marito Filippo, un vero amore saldato da interessi comuni, e non un matrimonio combinato. Ma i primi anni sono stati complicati, anche perché essere un principe consorte in un mondo patriarcale non è stata certo una passeggiata di salute.

Le immagini dell'incoronazione della Regina Elisabetta II il 2 giugno 1953

Filippo ha sempre tentato di “contare” di più e anche per l'organizzazione dell'incoronazione di sua moglie, il 2 giugno del 1953, tentò di cambiare le regole del cerimoniale per camminare accanto a lei. Ma non gli venne concesso. Il momento più buio tra i due è stato probabilmente quando Churchill impedì che i figli della coppia portassero anche il cognome Mountbatten. «Non sono altro che una dannata ameba, a bloody amoeba. Sono l’unico uomo in questo Paese che non è autorizzato a dare il proprio nome ai figli», tuonò con la moglie Filippo. Ma non c’era niente da fare allora. Poi la regina sanò la ferita qualche anno più tardi, nel 1960, trovando una mediazione: l’8 febbraio pochi giorni prima della nascita del Principe Andrea, la Regina decretò tutto i suoi discendenti in linea diretta si sarebbero chiamati Mountbatten-Windsor, a meno che non avessero il titolo personale di “Altezza Reale”. Regina anche nel compromesso.

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