Cinecittà, la culla del cinema italiano
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Cinecittà, la culla del cinema italiano

Cinecittà, la culla del cinema italiano

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Cinecittà, situata nella periferia di Roma, è un luogo magico che racconta la storia del cinema italiano. Dagli inizi nel periodo fascista, la cosiddetta Hollywood sul Tevere ha prosperato fino a diventare uno dei centri di produzione più importanti e influenti al mondo.

L’antefatto

Prima di parlare di Cinecittà e della sua nascita, è bene fare un piccolo passo indietro e parlare della cinematografia italiana nei primi anni del novecento.

Il cinema italiano, dopo un primissimo periodo di successo, subì nel corso degli anni venti una profonda crisi. I film italiani, infatti, venivano messi in ombra dalle pellicole americane e tedesche.

Benito Mussolini, che credeva fortemente nel potere propagandistico del cinema, nel 1931 varò una legge volta a penalizzare le importazioni estere di film, in modo da incoraggiare la produzione cinematografica italiana. Nel 1934, il giornalista Luigi Freddi, amico del nobile e diplomatico Galeazzo Ciano, iniziò a gestire la Direzione generale della cinematografia.

Freddi era un sostenitore della prima ora del fascismo, per cui con lui la Direzione generale della cinematografia aveva l’espressivo compito di promuovere e controllare la cinematografia italiana, in modo da poter essere megafono della propaganda fascista.

È in questo contesto che maturò l’idea di costruire un complesso di edifici in cui produrre una nuova stagione di pellicole italiane.

La posa della prima pietra di Cinecittà
La posa della prima pietra di Cinecittà. Fonte: Breve storia del cinema

La nascita di Cinecittà

Nella notte del 26 settembre 1935 un incendio distrusse due dei tre studi della casa di produzione Cines di via Veio a Roma.

Poco dopo fu individuato il posto perfetto in aperta campagna per creare una nuova città del cinema: via Tuscolana nella periferia di Roma. È lì che sarebbe nata la futura Cinecittà.

Si trattava di uno spazio enorme, di circa 500.000 metri quadrati dove vennero realizzati, nel corso del tempo, teatri di posa, stabilimenti di sviluppo, stampa e montaggio, la nuova sede dell’Istituto Luce e quella del Centro Sperimentale di Cinematografia.

I lavori iniziarono nel gennaio del 1936 per concludersi quindici mesi più tardi. Cinecittà venne inaugurata da Mussolini il 28 aprile 1937.

Cinecittà era costruita, ma il suo avvio fu più lento e difficoltoso del previsto. Dopo circa un anno i teatri di posa costruiti e in funzione erano solo cinque e ancora non era in attività il Cinefonico, cioè il reparto di sincronizzazione di Cinecittà. Questo costringeva i registi a ricorrere ad altri studi romani per la sonorizzazione dei loro film.

I film realizzati furono 19 nel 1937 e 31 nell’anno successivo, cifre irrisorie se confrontate con gli altri grandi complessi cinematografici europei, cioè i diretti avversari di Cinecittà.

Nel 1939 il regime quindi varò una nuova norma, la Legge Alfieri che portò alla nascita dell’Ente Nazionale Industrie Cinematografiche e che permise a Cinecittà di crescere in maniera esponenziale!

La crescita esponenziale durante il fascismo

A partire dal 1939 Freddi accelerò la costruzione di nuovi impianti. I teatri di posa passarono da cinque a dieci e allo stesso tempo aumentò anche il numero di film prodotti.

Alla fine dello stesso anno Freddi diventò dapprima vicedirettore e poi direttore di Cinecittà. Poi nel giro di pochi mesi diventò anche il presidente della risorta Cines e dell’Ente nazionale Industrie Cinematografiche. In questo modo nella sola persona di Freddi erano concentrati i poteri decisionali e il cinema in Italia divenne espressione del regime fascista.

Infine, con il trasferimento della sede del Centro sperimentale di cinematografia all’interno di Cinecittà, il cinema italiano e Cinecittà diventarono il polo alternativo al cinema tedesco, laddove questo tipo di cinema di propaganda poteva essere diffuso.

Luigi Freddi agì su due fronti per incrementare la crescita e il prestigio della cinematografia italiana, rifacendosi in gran parte all’esempio datogli da Hollywood.

Da un lato, lavorò affinché Cinecittà crescesse e si ampliasse. Fece costruire nuovi teatri di posa e decise l’esproprio di una vasta area attigua a quella già di proprietà di Cinecittà, in modo da assicurarsi maggior spazi per rendere ancora più grande la cittadella del cinema della capitale.

Contemporaneamente, all’estero fece aprire agenzie pubblicitarie e commerciali e acquistò intere catene di sale per promuovere, vendere e distribuire le pellicole realizzate negli studi della cittadella del cinema.

Questa doppia azione portò all’afflusso di numerosi attori e attrici da cui nacque un vero e proprio star-system nazionale, del tutto simile a quello hollywoodiano.

Tutto questo fu possibile fino a quando gli eventi bellici della seconda guerra mondiale non entrarono con prepotenza a far parte della vita quotidiana di tutti, arrestando la crescita di Cinecittà.

Una foto di Cinecittà durante il secondo dopoguerra
Cinecittà in una foto d’epoca. Fonte: sito web di “Cinecittà si mostra”

La guerra e il dopoguerra

Quando venne rovesciato il regime fascista, Freddi fu arrestato e la crescita di Cinecittà subì un duro colpo.

Pochi mesi più tardi, durante l’occupazione tedesca, gli studi vennero saccheggiati. Freddi, una volta uscito dal carcere, cercò di creare una succursale della Cittadella del cinema di Roma, il Cinevillaggio a Venezia, che conteneva solo tre teatri di posa e in cui andarono a lavorare i pochi attori, registi e tecnici rimasti. Si trattava, nella maggior parte dei casi, di personaggi di secondo piano, poco noti.

Nell’anno e mezzo di vita di Cinevillaggio furono prodotti solo quattro film. Poi arrivò la Liberazione e con essa si chiuse anche la stagione cinematografica fascista.

Nel frattempo, durante gli anni della guerra Cinecittà era diventata deposito e magazzino prima dei nazisti e poi delle truppe alleate. Poi col finire della guerra i grandi spazi della cittadella del cinema furono utilizzati dalle organizzazioni internazionali per aiutare i rifugiati e gli sfollati che il secondo confitto mondiale aveva creato.

Sul finire del 1945, sotto la direzione del produttore Valentino Brosio si dispose la riapertura di Cinecittà. La grande cittadella del cinema, che in parte fu distrutta dai bombardamenti degli alleati, venne così lentamente restaurata e ricostruita. Ma la voglia di rinascere era talmente tanta che, mentre i lavori erano in corso, nel 1946 Cinecittà produsse già due nuovi film.

Ma la cittadella del cinema di Roma aveva subito davvero un duro colpo e la sua ripresa fu più lenta del previsto. Parte degli studi furono riaperti ufficialmente nel 1947, ma Cinecittà produsse solo pochissimi nuovi film.

Il rilancio di Cinecittà, gli anni cinquanta

Nel 1949 però le cose iniziarono a cambiare e a migliorare. mentre la produzione di pellicole raddoppiò, anche se rimanendo a livelli piuttosto modesti, si verificarono alcuni importanti avvenimenti.

Il primo grande cambiamento, positivo, fu la firma di un accordo pluriennale di coproduzione con la Francia. Già nel 1948 erano state girate delle coproduzioni, ma con questo accordo la collaborazione con la Francia si fece decisamente più strutturata e questo fu una manna dal cielo per la rinata Cinecittà..

Sempre nel 1949 venne ridotta l’area sottoposta ad esproprio dieci anni prima, in modo che fosse più facilmente gestibile. Poi, durante l’estate, Cinecittà tornò a gestire in cooperazione la rinata Cines.

Sul finire del 1949, inoltre, la Metro Goldwyn Mayer annunciò la volontà di fare le riprese del suo nuovo e promettente colossal Quo vadis proprio all’interno di Cinecittà. La lavorazione del film non fu per niente semplice, a causa delle carenze di impianti degli studi, tuttavia proprio grazie ai profughi si sopperì al problema del gran numero di comparse che sono servite durante la lavorazione del film.

Quo vadis, Il primo colossal storico girato a Cinecittà

Il fatto che la grande major statunitense avesse scelto proprio Cinecittà come luogo per le riprese del suo colossal fu un ritorno di immagine enorme e positivissimo per la Cittadella del cinema. Sia in Italia che all’estero Cinecittà venne vista come luogo in grado di poter fornire a produttori e registi degli artisti e degli artigiani di alta professionalità e con costi molto inferiori, rispetto a quanto capitava ad Hollywood.

Nel giro di poco tempo, Cinecittà ebbe a disposizioni nuove fonti finanziarie, che subito utilizzò per ampliare e migliorare i propri spazi, procedendo quindi ad una nuova ristrutturazione. Nei primi anni cinquanta Cinecittà fu così dotata di ben dodici teatri di posa ed era in grado di produrre circa una trentina di pellicole all’anno!

A livello internazionale, negli anni cinquanta Cinecittà continuò la collaborazione con la Francia e, allo stesso tempo, diventò una costante la collaborazione con le major statunitensi. A queste, si unirono coproduzioni con la Spagna. Nonostante le collaborazioni con la Francia e la Spagna siano state decisamente più fruttuose e importanti, il prestigio della collaborazione con le grandi major statunitensi è alla base del nomignolo “Hollywood sul Tevere” di Cinecittà. A conti fatti, però le major di Hollywood si sono servite di Cinecittà soprattutto per i costumisti, per i set e le location… pochissime volte si sono valse del lavoro di aiuto registi italiani, per esempio. E ad ogni modo, la collaborazione con Hollywood finì nel 1969 dopo tre colossal che furono dei flop commerciali.

L’epoca d’oro: Gli anni sessanta

Al contrario le collaborazioni con la Spagna e la Francia sono state più durevoli e fruttuose.

Soprattutto la collaborazione con la Francia ha contribuito alla bella stagione cinematografica italiana che va dalla fine degli anni cinquanta all’inizio degli anni settanta.

In questo periodo tantissimi film di Roberto Rossellini, Vittorio De Sica, Luchino Visconti e Federico Fellini girati a Cinecittà sono stati co-prodotti da importanti società francesi.

Questo è il periodo dell’Epoca d’Oro di Cinecittà, in cui il cinema italiano ha un meritato successo internazionale, regalando al mondo grandi classici.

Sono anche gli anni di vere e proprie icone del cinema italiano, come Sophia Loren e Marcello Mastroianni, che hanno interpretato ruoli memorabili in altrettanti film passati alla storia come La dolce vita del 1960 e Matrimonio all’Italiana del 1964.

La Crisi

Come accennato, la collaborazione con gli States si concluse nel 1968, dopo il terzo flop cinematografico dell’ennesimo colossal storico. E, in effetti, questo genere di film aveva ormai fatto il suo tempo.

Al suo posto, tra la fine degli anni sessanta e i primi anni settanta prese piede il filone del cosiddetto spaghetti western. Si trattava cioè di film italiani, con ambientazione western, girati nella grandissima maggioranza dei casi proprio a Cinecittà.

Tuttavia, l’avanzare della televisione mise profondamente in crisi Cinecittà, che già a partire dagli anni cinquanta, nonostante il grande numero di film prodotti, chiudeva ogni anno il suo bilancio in rosso.

Le cause di questa situazione erano principalmente due: gli impianti di Cinecittà erano tanti e molto grandi, troppo rispetto alla effettiva attività che vi si svolgeva. In secondo luogo, lo Stato dimostrava in quegli anni un quasi totale disinteresse nei confronti del complesso cinematografico pubblico, Cinecittà compresa.

Ne consegue che, durante gli anni settanta, Cinecittà si ritrovò ad affrontare una profonda crisi economica, rischiando addirittura la chiusura.

Il set del film "Gangs of New York" girato dentro Cinecittà
Il set del film “Gangs of New York” girato dentro Cinecittà. Fonte foto: La Repubblica

La Rinascita

Certo, dentro Cinecittà si realizzarono ancora pellicole di grandi autori, come Ludwing nel 1972 di Visconti o ancora Novecento del 1976 di Bernardo Bertolucci. Ma, in linea di massima, la crisi di CInecittà pareva irreversibile.

Solo un grande regista, Federico Fellini, sembrava credere ancora nel suo avvenire. Tra gli anni settanta e ottanta girò proprio qui tutti i suoi film, come Amarcord e E la nave va.

Nei primi anni ottanta, poi, il vincolo di esproprio sui 60 ettari di Cinecittà giunse a scadenza. L’area quindi tornò ad avere un grande valore e parte di essa fu venduta. Con l’incasso, Cinecittà riuscì a colmare molti dei suoi debiti e per un periodo di tempo riuscì ad avere un’autonomia finanziaria tale da permettere di produrre un maggior numero di film. In quel periodo tornarono anche le grandi produzioni, come L’Ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci.

Sul finire degli anni Ottanta, tuttavia, una nuova crisi si prospettava nel futuro della cittadella del cinema di Roma. Crisi scongiurata con l’apertura verso le produzioni televisive agli inizi degli anni novanta. Da questo momento in poi Cinecittà non significa più solo produzione cinematografica, ma anche importanti produzioni televisive di successo.

Durante gli anni novanta ha avuto così inizio la sua Rinascita. Nuove tecnologie, una nuova e quarta ristrutturazione degli edifici e un aumento sostanziale dei teatri di posa hanno permesso il ritorno delle grandi produzioni statunitensi.

Sono infatti stati girati a Cinecittà alcuni dei più importanti film americani degli ani novanta come Le avventure del barone di Munchausen di Terry Gilliam e Il Padrino – parte terza di Francis Ford Coppola. Fino ad arrivare ai più recenti film come Il paziente inglese del 1996 e Gangs of New York di Martin Scorsese.

La Cinecittà del XXI Secolo

Oggi, Cinecittà è un polo di produzione multimediale all’avanguardia che va ben oltre il cinema tradizionale. Accanto alla produzione di film e alle produzioni televisive, il complesso ospita progetti digitali, esposizioni culturali e tanto altro ancora.

la nostra Hollywood sul Tevere è diventata un luogo di ispirazione e collaborazione per artisti provenienti da tutto il mondo.

È innegabile che la cittadella del cinema di Roma è un luogo ancora oggi magico, dove sono nati dei veri e propri capolavori del cinema italiano e internazionale. E dove si sono formati e sono cresciuti talenti e grandi stelle del cinema.

Ancora oggi, Cinecittà continua a brillare come centro di eccellenza creativa e continua ad essere una delle location cinematografiche più influenti e celebri al mondo.

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